Un’operazione della Guardia di Finanza di Modena ha stroncato un giro di usura gestito da personaggi sospettati anche di legami con la camorra napoletana. Il 62enne Vincenzo Esposito e la compagna Angela Battista, residenti da un ventennio a Modena ma con basi logistiche in Campania e nel Basso Lazio, sono stati sottoposti a fermo ieri mattina all’alba per prestiti a strozzo ai danni di almeno quattro imprenditori.

Gli uomini della Fiamme gialle agli ordini del capitano Gabriel Romitelli e del Pm Enrico Stefani hanno disposto il sequestro preventivo di auto, denaro e oggetti preziosi pari a 618mila euro. E’ stato applicato l’innovativo sequestro per equivalente che consente la confisca di beni non attinenti al reato fino alla somma complessivamente transitata sui conti correnti dei presunti usurai, ufficialmente disoccupati.

La coppia non ha precedenti per camorra ma gli inquirenti stanno valutando possibili collegamenti alla luce di un’informativa dei carabinieri di Napoli che nel 2000 li indicava come possibili favoreggiatori dell’allora latitante Antonio Cristiano del clan Mazzarella. Il comandante provinciale della Finanza colonnello Michele Pallini e il procuratore aggiunto di Modena Lucia Musti, già applicata alla Dda di Bologna, hanno sottolineato l’importanza dell’indagine scattata in luglio con la scoperta di un costruttore modenese totalmente sconosciuto al fisco.  Durante il colloquio l’uomo ha trovato la forza di rivelare ciò che tanti imprenditori continuano a negare trascinandosi alla rovina: di non aver pagato le tasse perché nella morsa degli strozzini da 11 anni. Clienti che non pagavano, banche che si rifiutavano di erogare finanziamenti e il primo ‘soccorso’ da 20 milioni di lire di conoscenti in apparenza fidati.

“Ogni prestito – ha dichiarato a verbale il costruttore – era gravato da interessi mensili del 10%, per garantire il quale fornivo uno o più assegni. Dal 2001 ad oggi ho ricevuto da Esposito la somma di circa 70mila euro, in diverse occasioni, l’ultima delle quali credo risalga a 6 anni fa. Ho restituito in questi anni la cifra complessiva di oltre 500mila euro ed ancora, ad oggi, ho un debito residuo di 23.600 euro”.

L’imprenditore ha poi subìto minacce e l’incendio doloso del magazzino aziendale. Anche le altre vittime – un commerciante di prodotti alimentari, la titolare di una caffetteria e il figlio – erano in difficoltà finanziarie e in particolare sarebbero state avvicinate presso sale da gioco. Il tasso di interesse variava dal 10% mensile (tra il 120 e il 170% annuo) al 5% sulle somme garantite da oggetti preziosi.

Oro, gioielli e orologi di pregio rappresentano l’altro business di Vincenzo Esposito, aduso ad acquistare stock dalle oreficerie modenesi e scendere ad Ischia – stando agli accertamenti sulle celle telefoniche – nella gioielleria intestata al nipote. Secondo l’accusa l’uomo e la compagna, fra l’altro sospettata di gestire un giro di prostituzione nel cuore di Modena, potevano contare su una rete di prestanome per telefoni cellulari, assegni e conti correnti.

Il fermo è stato disposto dal sostituto procuratore Enrico Stefani ieri mattina all’alba per il rischio di reiterazione del reato e inquinamento probatorio, già evidenziato dopo il primo sequestro di assegni in estate. Secondo gli inquirenti, costretti negli ultimi giorni a una sorveglianza più intensa dopo la pubblicazione di alcuni articoli su due vittime di usura, era concreto anche il pericolo di fuga: “I due hanno avuto frequenti contatti contatti telefonici con utenze ubicate in Spagna – si legge nel decreto di fermo – dove ha interessi commerciali il figlio dell’indagato. Come avvenuto il 13 luglio, a seguito della notizia di indagini nei loro confronti, gli indagati nell’immediatezza hanno fatto riferimento alle proprie basi logistiche in provincia di Latina ed in Campania”.

Infine, secondo una stima dell’autorità giudiziaria, le vittime di usura, invitate naturalmente a rivolgersi ai centri antiracket e alle forze dell’ordine, potrebbero essere più di 400 nella sola provincia di Modena.

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