Riformare il sistema bancario, concedere il diritto di voto agli stranieri nelle elezioni comunali, rendere illegale il cumulo di più incarichi per i parlamentari. Di tutto, di più: il primo grande meeting di François Hollande, oggi a Le Bourget, nella periferia Nord di Parigi, è stato l’occasione per il candidato socialista alle prossime presidenziali francesi di illustrare il suo programma politico. “Sono venuto a parlarvi – così ha esordito – della Francia che soffre. E della Francia che spera”. L’obiettivo di Hollande: acquisire consensi nei ceti popolari, che più subiscono la crisi attuale. E che nel 2007 determinarono il successo di Nicolas Sarkozy. Oggi su quel fronte il nemico numero uno appare il Front Nationale: l’estrema destra. Con la sua paladina, Marine Le Pen.

Una “ferita” mai dimenticata. L’ha definito cosi’ Hollande il 21 aprile di dieci anni fa. Sì, il primo turno delle presidenziali 2002, quando Lionel Jospin, il candidato socialista, arrivò solo al terzo posto, superato da Jean-Marie Le Pen. Che passò alla disfida finale (poi persa) contro il neogollista Jacques Chirac. “E’ una ferita che porto ancora dentro di me”, ha sottolineato Hollande. “Non lascerò gli operai o gli impiegati andare verso una famiglia politica che non ha mai fatto niente per aiutarli. Non lascerò una formazione politica presentarsi come la voce del popolo mentre in realtà vuole servirsi solo di lui”. Invoca, invece, “un vero confronto tra la sinistra e la destra al secondo turno”.

Al momento attuale? Un duello a quattro. Ma per ora le cose non vanno come lo desidera il candidato socialista: almeno, non vi è alcuna certezza. “L’originalità di questa campagna – ha scritto nei giorni scorsi Alain Duhamel, editorialista del quotidiano Libération – è che si tratta per la prima volta di una sfida a 4 e non a 3, come era avvenuto dal 1965 al 2007″. Insomma, una situazione confusa. Tanto più che i divari fra i 4 contendenti si fanno sempre più ristretti. Al primo turno i sondaggi danno fra il 28 e il 30% dei consensi a Hollande: proclamato candidato alle primarie socialiste nell’ottobre scorso, era subito balzato in testa nelle preferenze, ma nelle settimane successive il suo consenso si è eroso. Il discorso di oggi ha l’obiettivo di invertire la tendenza. Sarkozy, invece, oscilla tra il 23 e il 24%: basso, ma in lieve ripresa, grazie al ruolo giocato nella crisi dell’euro. Arrivato sul ring come un vero outsider, il centrista François Bayrou sta in realtà “crescendo” sempre più: i sondaggi gli danno fra il 12 e il 14% al primo turno.

Marine Le Pen e la dédiabolisation riuscita. Ma gli occhi di tutti sono puntati soprattutto sulla candidata dell’estrema destra, compresa fra il 18 e il 21,5% dei consensi. Dato che mancano ancora tre mesi al primo turno, potrebbe balzare al secondo posto e accedere alla sfida finale come riusci’ a suo padre nel 2002. Una recente inchiesta di Tns Sofres indica che oggi le idee del Front Nationale (tipo uscire dall’euro, giustizia più severa contro i piccoli delinquenti e ridurre i diritti dei musulmani in Francia) sono approvate dal 31% dei francesi contro il massimo mai raggiunto, il 27%, appunto nel maggio 2002. E oggi è il 53% ad avere paura dell’Fn contro il 70% di allora. L’operazione di sdoganamento del partito da parte di Marine (la dédiabolisation) sembra avere avuto successo. La stessa inchiesta rileva che l’ambito dove la quota dei consensi alle idee del partito di estrema destra è più elevata è quello degli operai, addirittura il 40%.

Per Hollande, la priorità è recuperare i “dimenticati”. Li ha chiamati così in più occasioni negli ultimi tempi il candidato socialista: Hollande sta cercando di affermarsi nelle classi sociali meno abbienti, quelle che più soffrono della crisi economica. Era un tempo un elettorato fedele alla sinistra, ma che ormai appare da anni indeciso: già ammaliato da Sarkozy, lo è ora sempre più da Marine Le Pen. A quell’elettore Hollande ha cercato di parlare nel suo discorso di oggi a Le Bourget, usando toni aggressivi contro il sistema bancario (“il mio vero avversario non si presenterà mai alle elezioni: è il mondo della finanza”) e contro la casta (“se eletto, proporrò un taglio del 30% dello stipendio del Presidente della Repubblica e dei ministri”). E poi prevede di limitare gli affitti, quando risultino eccessivi, e di accrescere gli investimenti nelle case popolari. Hollande ha anche puntato il dito su “una nuova aristocrazia, che ormai prospera in Francia”. “Sarò il Presidente della fine dei privilegi perché non posso ammettere che, mentre quelli si arricchiscono senza limiti, la miseria si aggrava e otto milioni di persone vivono sotto la soglia della povertà. L’eguaglianza non è l’egualitarismo, ma la giustizia”. I prossimi sondaggi diranno quanti di coloro fra i “dimenticati” hanno scelto di seguirlo. E di abbandonare al suo destino Marine Le Pen.

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