Il sindaco di Napoli ed ex pm Luigi De Magistris

E’ un paradosso da comma 22. Rinviati a giudizio per aver chiesto i tabulati dei cellulari di alcuni deputati e senatori nell’ambito delle inchieste di Why Not, violando le guarentigie parlamentari. Solo che il pm di Catanzaro Luigi de Magistris e il consulente tecnico Gioacchino Genchi indagavano su utenze delle quali non potevano sapere a priori le intestazioni. Scoperte, per l’appunto, soltanto dopo l’acquisizione dei tabulati e delle notizie richieste alle compagnie telefoniche, in base alle quali il magistrato ha poi correttamente seguito le procedure previste in questi casi. Ma per chiarire la vicenda sotto il profilo giudiziario, secondo il Gup di Roma Barbara Callari, sarà necessario un processo. Che vedrà imputati il sindaco di Napoli e il superpoliziotto di Palermo con l’accusa di concorso in abuso d’ufficio. La prima udienza è fissata per il 17 aprile davanti ai giudici della seconda sezione penale del Tribunale.

Le indagini della procura romana sulla conduzione delle inchieste di Catanzaro si sono concentrate sulla banca dati di Genchi. Migliaia e migliaia di tabulati e di incroci telefonici. Il Ros dei carabinieri contò, nel 2008, circa 578.000 ‘record’ relativi ad intestatari telefonici. Compresi i numeri privati di parlamentari. Secondo il pm Caterina Caputo, in violazione delle prerogative dei parlamentari, che prevedono l’autorizzazione preventiva alla camera di appartenenza per l’acquisizione documentale di quei dati.

Tra i numeri analizzati da Genchi finirono l’allora ministro di Giustizia Clemente Mastella (indagato in Why Not e prosciolto dopo la sottrazione del fascicolo a de Magistris), il deputato Francesco Rutelli, il senatore Giancarlo Pittelli (rinviato a giudizio a Salerno per il complotto in danno di de Magistris), i deputati Beppe Pisanu (ex ministro dell’Interno di un governo Berlusconi), Domenico Minniti, Antonio Gentile, Sandro Gozi. Fu intercettato e per un breve periodo indagato, come atto dovuto, anche l’ex premier Romano Prodi (poi archiviato). Molti di loro si sono costituiti parte civile già in udienza preliminare.

E’ una vicenda legata a doppio filo con l’inchiesta avviata a Salerno sulle interferenze subite da de Magistris mentre indagava a Catanzaro. Culminata in un processo in corso di fronte alla prima sezione del tribunale salernitano (presidente Gaetano de Luca), che vede l’ex pm di Why Not e Poseidone parte civile. Mercoledì prossimo de Magistris tornerà in aula per la quinta volta per proseguire la sua deposizione. In qualità di vittima e ‘testimone assistito’, ovvero con la presenza dell’avvocato e con la possibilità teorica di avvalersi della facoltà di non rispondere. Proprio perché imputato insieme a Genchi in questo filone parallelo di Roma, per il quale sono stati entrambi rinviati a giudizio.

Immediata la reazione del sindaco di Napoli, che ha affidato la sua risposta ad una nota ufficiale. “Sono amareggiato per la decisione del Gup del Tribunale di Roma rispetto ad un procedimento in cui mi appare chiara l’incompetenza dell’autorità giudiziaria di Roma, così come è ancora più evidente l’infondatezza dei fatti” ha scritto Luigi de Magistris, che non si aspettava “questo rinvio a giudizio, perché l’accusa rivoltami è quella di aver acquisito tabulati di parlamentari senza necessaria autorizzazione del Parlamento stesso: mai un pm potrebbe essere così ingenuo. Ritenevo e ritengo un dovere costituzionale indagare nei confronti di tutti e anche nei confronti dei parlamentari e dei potenti”. Il primo cittadino partenopeo, invece, ora si augura “che la magistratura giudicante, nella sua autonomia e indipendenza, riconosca la correttezza del mio operato e l’infondatezza degli addebiti formulati dalla Procura di Roma. L’unica nota positiva di questa giornata amara è che in un pubblico dibattimento tutti si potranno rendere conto della incredibile storia da cui ancora oggi sono costretto a difendermi”.

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