Foreste e biocarburanti per ridurre i gas serra? Anche questo è un grande business: guai se la green economy non sarà trasparente. Il totale degli investimenti globali per contrastare i cambiamenti climatici supererà i 470 miliardi di euro entro il 2020. Fiumi di denaro nei quali già si annida il germe della corruzione. Che, già oggi, è il principale ostacolo della lotta contro il surriscaldamento terrestre. A rivelarlo è il nuovo rapporto di Transparency International. Primo studio organico su questo problema, il “Global Corruption Report”, è stato redatto da oltre 50 esperti di 20 Paesi diversi. Che avvertono: attenzione ai finanziamenti legati alla lotta al global warming: i governi si apprestano infatti a dispensare nel prossimo decennio fino a 100 miliardi di dollari all’anno per limitare il cambiamento climatico e preparasi ai suoi impatti. Soldi che circolano “attraverso nuove vie, ancora sconosciute”.

Nel mirino di criminali e corruttori vi sono innanzitutto le foreste: secondo la Banca Mondiale il giro d’affari annuo del commercio illegale di legname si aggira fra i 7 e i 15 miliardi di euro. Altra fonte di corruzione, i 28 miliardi di dollari destinati ogni anno ai Paesi con grandi foreste tropicali per scoraggiare la deforestazione. “Lo sfruttamento forestale illegale è già ora alimentato dalla corruzione delle dogane e delle autorità di gestione delle terre”, afferma Transparency International: “Alcuni governi hanno già reclamato crediti per progetti fittizi di piantagione di foreste”. Problemi anche nel campo del mercato di emissioni di CO2, o della produzione di biocarburanti.

Il proposito del Global Corruption Report è quello di fornire delle linee guida ai governi di tutto il mondo per contrastare la corruzione. I problemi sono molti: dalle politiche sui cambiamenti climatici alle responsabilità delle istituzioni nei finanziamenti pubblici e privati; dalla gestione del potere pubblico in ambito forestale all’integrità del mercato del carbone. Le risposte alle conseguenze del climate change, soprattutto nei Paesi in via di sviluppo, sono inoltre legate alla costruzione di infrastrutture resistenti ad eventi naturali sempre più estremi, alla gestione di massicce “migrazioni climatiche”, o al miglioramento nella gestione delle catastrofi.

Per Huguette Labelle, presidente di Transparency International, l’impossibilità di amministrare in maniera adeguata le attuali misure contro il cambiamento climatico può portare anche “a una cattiva distribuzione delle risorse”. Il bisogno pressante di rispondere al cambiamento climatico “necessita di essere rafforzato attraverso la trasparenza e la responsabilità”, afferma Labelle: “La possibilità di controllo deve essere integrata in tutte le iniziative legate al clima, fin dall’inizio. Una buona governance fin dal presente aiuterà ad assicurarsi i successi dell’impatto della politica in materia di cambiamento climatico e del suo finanziamento”.

Per il rapporto il rischio è quello di una “maledizione delle risorse verdi”: “Le nuove tecnologie necessarie a rimpiazzare dei combustibili fossili, quali i pannelli solari, richiedono più risorse naturali differenti”. È dunque essenziale che “le industrie minerarie che sfruttano queste risorse siano trasparenti e rivelino pubblicamente i pagamenti effettuati presso i governi, al fine che i cittadini possano assicurarsi che le entrate vengano utilizzate a loro vantaggio”. Allo stesso modo, continua il rapporto, “i governi che vendono dei terreni per coltivare biocarburanti, che rappresenteranno entro il 2030, secondo le stime, il 10% dei carburanti dei trasporti nelle principali economie del mondo, devono permettere la partecipazione e la sorveglianza pubbliche affinché i diritti di proprietà delle comunità locali siano rispettati”.

L’aspetto più negativo evidenziato dal rapporto è la situazione attuale dei 20 Paesi più vulnerabili al cambiamento climatico. Nell’indice di percezione della corruzione di Transparency International che va dallo zero dei Paesi estremamente corrotti al 10 di quelli più onesti, nessuno di loro, infatti, “ha un punteggio superiore a 3.6”. Nella lotta al caos climatico sarà fondamentale la partecipazione ed il controllo da parte dell’opinione pubblica, anche attraverso un’informazione libera. “I governi  devono garantire una sorveglianza trasparente dell’utilizzo dei fondi destinati alla lotta contro il cambiamento climatico, che può essere migliorata attraverso un controllo della società civile”, altrimenti i “furbi” ne approfitteranno. Nessuna sorpresa, del resto, chiosa Huguette Labelle: “Niente è sacro per la corruzione, nemmeno il futuro del pianeta”.

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