Possesso del dottorato di ricerca nelle materie individuate dalla nota di Luigi Fiorentino, capo di gabinetto del ministro Profumo (Nuovi media, E-Government, Open Data, Social Innovation); e non aver compiuto 40 anni di età. Questi i prerequisiti per presentare entro il 15 gennaio la domanda corredata dal curriculum vitae per partecipare alla selezione dei collaboratori del ministro dell’Istruzione. In un criterio di apprezzabile trasparenza, gli incarichi – si legge nella nota – vengono conferiti “per la prima volta previo avviso pubblico e conseguente valutazione comparativa dei curricula, sia per garantire la piena applicazione del principio di trasparenza sia per assicurare l’elevata e qualificata professionalità dei soggetti cui verrà conferito l’incarico, selezionati nell’ambito di un’ampia rosa di candidature“. Non manca nulla: decorrenza dei 6 incarichi e trattamento economico.
Dopo quello di Matteo Renzi – che è giovane, ma talmente giovane che sulla sua patente ha la foto dell’ecografia (grazie Crozza!) – ecco la dilagante ondata di giovanilismo a rischio di demagogia di Francesco Profumo. Sa il ministro che a 40 anni oggi, grazie alle politiche di “flessibilizzazione” delle condizioni di lavoro, nel campo della ricerca si è appena svezzati, così come in quello dell’insegnamento scolastico, dove l’età media del personale è di 47 anni?
Non mi si fraintenda: sono felice che qualcuno si preoccupi delle sorti dei giovani in questo Paese. Ma l’iniziativa mi sembra fare il paio con l’annuncio di qualche giorno fa, relativo al futuribile, tutto da costruire e già contestato maxi concorso, il cui scopo introdurre una leva di insegnanti giovani, ciò di cui la scuola ha bisogno.
L’annuncio è stato fatto senza considerare il fatto che negli ultimi 3 anni sono stati tagliati circa 80 mila posti di lavoro per docenti. E in contraddizione almeno aritmetica – se non politica – con il fatto che l’unica certezza attuale giuridica è la messa in atto di un processo di invecchiamento del personale, in virtù dell’innalzamento dell’età pensionabile.
Forse, prima di improvvisare esternazioni entusiastiche ed entusiasmanti e di innescare aspettative frustranti, sarebbe stato opportuno avere – e poter fornire, proprio in nome della evocata necessità di trasparenza – un quadro concreto dei posti davvero disponibili. E, soprattutto, annunciare anche la volontà di mettere i “precari”, che attendono da anni l’opportunità di stabilizzare la propria condizione e che sono invecchiati contribuendo a far funzionare il sistema scolastico, nelle condizioni di emanciparsi da una condizione che non è solo lavorativa, ma esistenziale.
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