Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi

Il ministro del Lavoro Maurizio Sacconi insiste. Dopo aver rievocato ieri lo spettro del ritorno al terrorismo come strumento di lotta politica – “Vedo una sequenza dalla violenza verbale, alla violenza spontanea, alla violenza organizzata che mi auguro non arrivi ancora una volta anche all’omicidio”, aveva detto intervistato da Sky – oggi è tornato a insistere sullo stesso tema. Il riferimento è agli episodi di violenza di Roma del 15 ottobre: “Quello che è successo a Roma è sintomo di insofferenza giovanile, ma indica anche che sono al lavoro nuclei organizzati che operano clandestinamente per trasformare il disagio in rivolta”. Secondo Sacconi “i terroristi e i violenti organizzati in Italia, come dimostrano i decenni tristi che abbiamo vissuto, non sono venuti da Marte: li abbiamo allevati nelle nostre scuole, nelle nostre università, nelle nostre case. E con molta tolleranza politica, culturale, istituzionale. La Germania non ha fatto così”, afferma Sacconi. “Che cosa significa ciò? Significa che il terrorismo non nasce da lucide elaborazioni estremiste prodotte all’interno del quadro politico, ma nasce dal ventre della società, da pulsioni che diventano irrefrenabili quando la dialettica politica da strada diventa linea politica”.

Non è la prima volta, che il ministro del Lavoro si addentra sul terreno scivoloso del parallelo tra attività politico-sindacale e terrorismo. Oltre a Biagi, cita Luigi Calabresi: “Per oltre due anni Calabresi è stato indicato, anche sulla stampa borghese, come il defenestratore di Pinelli creando il clima e il contesto (ricordate Sciascia?) in cui è maturato, fino alla scontata conclusione, il delitto Calabresi”. Contro il rischio di un ritorno del terrorismo, si è schierato il senatore del Pd Pietro Ichino, secondo cui “il rischio di un’azione violenta da parte di terroristi non è oggi maggiore di ieri e che comunque non deve essere usato per limitare il dibattito sulle questioni di politica del lavoro, soprattutto sulle questioni calde, delicate come quella che è sulle prime pagine dei giornali in questi giorni”. Intanto Massimo Donadi, presidente dei deputati dell’ Idv invita Sacconi a riferire in Parlamento dopo le affermazioni di questi giorni: “Se le cose che sta dicendo corrispondono a notizie certe e fatti circostanziati ha il dovere di riferirle alla magistratura e al suo collega Maroni, perché si tratterebbe di circostanze di una gravità inaudita”.

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