“Tutte le idee sono buone e sono amico di tutti, dico solo di non scambiare per nuove idee che sono un usato degli anni ’80, perchè con certe idee siamo finiti nei guai”. Così il segretario del Pd Pier Luigi Bersani, intervenuto al convegno Finalmente Sud in corso a Napoli, risponde a Matteo Renzi e ai “rottamatori” del partito riuniti a Firenze nell’utima giornata del Big Bang. “Sul lavoro, queste ricette facili, queste idee troppo semplici, ci hanno portato dei guai. Quindi idee nuove vanno benissimo ma non si scambino idee nuove per idee che abbiamo già vissuto”.

Il riferimento è alle posizioni liberiste di Renzi, ribadite in questi giorni alla convention fiorentina. Idee alle quali Bersani allude come corrresponsabili della crisi economica attuale. Il segretario, però, cerca di smorzare la polemica interna al partito e al centrosinistra: “Non si legano le mani a nessuno, non si faccia finta che c’è questa polemica. Io voglio bene a tutti”. E ai giornalisti che gli chiedono “anche a Renzi?”, Bersani risponde: “Proprio a tutti”. Quindi la polemica di cui “oggi leggo sui giornali”, relativa a “uno scontro personale che non esiste, non mi appartiene, non è nel mio stile e nella mia logica”.

Nessuna paura di confrontarsi con i concorrenti interni, aggiunge Bersani: ”Io sono l’unico segretario al mondo eletto in primarie aperte. Come posso avere paura delle primarie? Non esiste proprio”. Il Pd ha inventato le primarie e su questo tema “non sarà mai avaro”. Quindi “non si descriva un Bersani o un Pd arroccato. E’ una cosa inaccettabile. Si vogliono descrivere degli obiettivi e dei Bersani che non ci sono”.

Messa da parte la questione rottamatori, il leader dei democratici affronta altri temi politici, a cominciare dalla polemica sull’euro come responsabile della crisi aperta nei giorni scorsi dal presidente del consiglio Silvio Berlusconi: ”No, non è colpa dell’euro”, ribatte Bersani. “Se non ci fosse l’euro gli italiani sarebbero in mezzo al Mediterraneo con della carta straccia in tasca. Non confondiamo la cura con la malattia”. La malattia è invece “la destra che ha azzoppato l’Europa dopo l’euro”.

Quanto alla proposta sulla “libertà di licenziamento”, già aspramente criticata dal presidente della Camera Gianfranco Fini, il segretario parla di “una miccia che il governo deve spegnere”. E si chiede “come si può pensare in una situazione come questa che noi incoraggiamo le assunzioni con dei licenziamenti?”. In questa “fase drammatica di espulsione dal mercato del lavoro, ci sono migliaia di cassintegrati e ingressi al lavoro che più flessibili e precari non si può, eppure pensiamo di intervenire con misure per il licenziamento”. Mentre il governo, per bocca del ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, difende la misura prevista dagli impegni presi con Bruxelles, il Pd ripartirebbe al contrario “da un segno netto contro la precarietà. Un’ora di lavoro precario costi di piu’ di un’ora di lavoro stabile. Poi vediamo il resto”. Il licenziamento anticrisi “è una drammatica barzelletta”.

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