Il Partito dei Comunisti Italiani riparte da Rimini puntando dritto verso Roma. Al via oggi al Palacongressi il VI Congresso nazionale del Pdci. Una tre giorni con cui il partito, oggi federato con Rifondazione, spera di togliersi la polvere di dosso accumulata in questi anni di attività extraparlamentare, e di lanciare un patto tra le diverse forze di centrosinistra che spiani la via verso Montecitorio.

Del resto lo slogan scelto per l’evento, che porterà nella città romagnola 550 delegati italiani e 45 stranieri, compresa una folta partecipazione del partito comunista cinese, parla chiaro: “Unire la sinistra, battere le destre, ricostruire il partito comunista”. E se questo non bastasse ci ha pensato il segretario Oliviero Diliberto a sciogliere ogni dubbio sulle strategie.  Alla vigilia del congresso, il segretario ha spiegato in un’ intervista al Fatto Quotidiano il suo piano per ritornare a sedere tra i banchi che contano. Con tanto di numeri e percentuali. “Se il centrosinistra concedesse il suo apparentamento, con questi numeri, tutta la federazione otterrebbe 21 seggi. Grazie al premio di maggioranza che viene diviso anche con il primo partito che non raggiunge il 4 %”, ha dichiarato a Luca Telese.

Insomma, il Pdci sente odore di elezioni e torna alla carica. Lasciandosi alle spalle il caso Turigliatto-Rossi che, nel 2007, spalancò le porte alla destra. E con la garanzia di aver imparato dai propri sbagli. “Chi si candida deve impegnarsi a sostenere tre punti di programma (se ne troviamo cinque ancora meglio) e a traghettare il governo fino alla fine dei cinque anni senza indugi. Non vedo proprio come potrebbe essere altrimenti. Abbiamo fatto tesoro del passato. I partiti comunisti che conosco io operano nella realtà. Quindi, se ci si allea con il centrosinistra, si vota la fiducia”.

Una cosa è certa: le intenzioni di coalizzarsi ci sono. Restano oscure, però, le probabilità di tenuta del governo a quattro punte preconizzato da Diliberto. Ancora pochi i punti d’incontro con il Pd. Molte di più le divergenze, tanto che Diliberto, seppur solo a parole, non ci ha pensato due volte a sfiduciare il segretario Pier Luigi Bersani: “Se ci fossero le primarie tra lui e Nichi Vendola non avrei dubbi”. Tre gli obbiettivi che il segretario metterà sul tavolo a Rimini: costruire l’alleanza democratica con Pd, Idv, Sel, dare vita a un patto tra Fed e Sel, e poi, dentro questa forza di sinistra, realizzare un unico partito comunista.

Al Congresso, che si chiuderà domenica mattina alle 11.30 con la relazione finale di Diliberto, porteranno il saluto, tra gli altri, Felice Belisario dell’Idv, Nico Stumpo della segreteria nazionale del Pd, Massimo Rossi, portavoce nazionale della Federazione della sinistra, e Nicola Nicolosi della segreteria nazionale della Cgil.

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