Il sentimento predominante, il giorno dopo, è l’incredulità. Mentre si sta predisponendo il rimpatrio della salma di Marco Simoncelli, il pilota ventiquattrenne morto domenica a Sepang, nel gran premio motociclistico di Malesia (il corpo del giovane giungerà domani, martedì, intorno alle 6 all’aeroporto di Fiumicino e ha seguito le pratiche la Dorna, la realtà organizzatrice del mondiale su due ruote), i tifosi prendono d’assalto il video pubblicato su Youtube poche ore prima dell’incidente mortale. Quello in cui “Sic”, così veniva chiamato il campione romagnolo, si dichiarava fiducioso per l’esito della competizione. Forte del secondo piazzamento al motogp precedente, aveva detto di puntare al gradino più alto del podio.

Invece ora si prepara un funerale non senza un velo di polemiche. Se la data rimane da fissare in attesa che vengano eseguiti gli accertamenti di rito (l’autopsia è stata effettuata a Kuala Lumpur e occorre vedere se l’autorità giudiziaria italiana vorrà effettuare verifiche in proprio), Valentino Rossi ha smentito l’intenzione di voler lasciare le corse. La voce era girata nelle ore successive all’incidente e sembrava avvalorata dalla reazione del pilota nato ad Urbino. “Era come un fratello minore, duro in pista e dolce nella vita”, aveva detto nell’immediatezza tra le lacrime. Più tardi, invece, il suo staff ha affidato a Twitter una dichiarazione sul suo ventilato ritiro: “Per quelli che lo chiedono, Vale non sta pensando assolutamente di smettere. Mi dispiace che girino queste notizie false in momenti così. Le speculazioni sull’idea che Valentino avesse pensato di chiudere in anticipo la sua carriera sono false”.

Nel frattempo si cerca una spiegazione tecnica a quanto accaduto prima di arrivare alla chiusura del campionato, fra tre settimane a Valencia. Pneumatici ed elettronica sotto il mirino di chi vuole capire cosa accaduto un pista domenica mattina. Per quanto riguarda il secondo argomento, si vuole accertare che i sistemi di bordo non abbiano fallito nel rilevare qualcosa o nella regolazione del mezzo, controllato via software in base alla caratteristiche fisiche del pilota, alle condizioni dell’asfalto e alla situazione meteorologica. Simoncelli, data la giovane età, era avvezzo a questi sistemi, come se fosse stato un “nativo digitale” delle due ruote. Ma per altri, anche di poco più anziani, come Valentino Rossi, che di anni ne ha 32, l’adattamento è stato più complesso dato che lui stesso commentò in proposito che si tratta di moto “più difficili da gestire”.

Il discorso pneumatici invece ha a che fare con la temperatura delle coperture delle gomme, più rigide e che dovrebbero mantenere una migliore tenuta di strada. Ma a una condizione: che le moto abbiano già effettuato diversi giri di gara e i gradi di queste coperture abbiano raggiunto la temperatura ottimale. Prima, invece, poco dopo lo start, c’è un momento di assestamento che dura pochi giri ma che potrebbe mettere a rischio l’aderenza del mezzo. E anche qui ci si vuole vedere più chiaro dato che lo schianto in cui è morto Simoncelli è avvenuto proprio al secondo giro, dopo quello che sembrava uno sbandamento iniziale del bolide dell’Honda con cui correva.

Infine non si contano più i messaggi di cordoglio dei tifosi, che hanno assediato la pagina Facebook del giovane motociclista. L’italiano è la lingua più diffusa nei messaggi lasciati in bacheca, ma non ne mancano neanche in altre lingue, come l’inglese. La stessa dove Simoncelli, solo venerdì scorso, aveva pubblicato un’immagine. Erano le 2 e un quarto del mattino e il giovane scriveva: “Ho trovato questa foto di Phillip Island che mi sembrava meritasse di essere pubblicata”. Ora quel post è diventato una sorta di epitaffio dove in tanti hanno si sono limitato a un “goodbye, Marco”.

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