Il Presidente del Consiglio ha dichiarato pubblicamente che Tangentopoli fu un Golpe Giudiziario, ovvero un colpo di stato, un sovvertimento violento o comunque abusivo delle istituzioni repubblicane.

Curioso che tale definizione venga da colui che più di ogni altro ha detenuto il potere a seguito del presunto golpe (neanche un po’ di riconoscenza!?). Soprattutto appare incredibile che sia vista come sovversiva una stagione in cui in realtá la magistratura (finalmente) era riuscita a mettere sotto accusa un intero sistema di gestione del potere economico e politico fondato sulla corruzione e la spartizione.

La crisi economica e l’indebolimento dei partiti avevano aperto falle enormi da cui fuoriscivano imprenditori e pubblici ufficiali che si mettevano in coda fuori dagli uffici dei PM milanesi per confessare tangenti e abusi. Vi furono migliaia di condanne e patteggiamenti che riguardarono tutti i partiti, anche se ovviamente con una prevalenza di quelli che detenevano il potere in Lombardia (problema, ripeto, di potere, non di colori o ideologie).

Molti straparlano di scorrettezze dei magistrati e abuso delle custodie cautelari (spesso senza portare alcun argomento concreto), ma anche laddove vi siano stati errori nella gestione di singole vicende (penso ad esempio al caso Burlando), questo non potrebbe cancellare il significato di fondo di quella stagione: l‘esercizio dell’azione penale in maniera eguale per tutti, potenti compresi.

Interessi di lobby e di partito avevano sostituito gli interessi collettivi e rubato denaro pubblico: accertare questi gravi e diffusi reati è esattamente il compito della magistratura, che in altre stagioni vi era riuscita solo parzialmente (ed anche oggi fatica ad accertare e contrastare il diffuso e dannosissimo fenomeno della corruzione). La Procura di Milano stava applicando e difendendo la Costituzione, violata e tradita dai corrotti: come è possibile accettare che uomini delle istituzioni continuino da anni a dire il contrario? E’ un golpe linguistico, non certo giudiziario!

Non si tratta di tifare per la magistratura, ma semplicemente di riconoscere che quello era il suo dovere. Si discuterà del fatto che si potesse fare meglio o di piú o che talvolta si cadde in errori di valutazione, ma non potremo dire che la difesa della legalità e mandare a processo una classe dirigente criminale fosse un colpo di Stato!

Erano i politici a invadere il campo dell’illecito penale e non i magistrati a invadere il territorio della politica.

E’ destino di questo paese che chi vuole difendere la Costituzione e la legalità finisca per passare come sedizioso sovversivo. Speriamo che in futuro almeno le parole vengano usate correttamente.

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