L’ultima interpellanza al Governo del parlamentare Pdl Fabio Garagnani (che è anche coordinatore bolognese del partito) nasce da un controllo subito ieri pomeriggio in auto dalla Guardia di Finanza.

Garagnani spiega in un comunicato che stava guidando in via Amendola quando “è stato bloccato alla guida dalla Finanza che lo ha invitato a fornire i documenti prontamente trasmessi”. Un controllo dovuto “non a problemi inerenti alla circolazione stradale, ma in adempimento a nuove disposizioni sulla compatibilità dei redditi dichiarati con il possesso di un autoveicolo di una determinata cilindrata”. E così Garagnani non ha potuto “non rilevare ai finanzieri l’anomalia e le modalità di vessazione vera e propria di questa procedura adottata dall’Agenzia delle entrate, che ha coinvolto altri cittadini bolognesi in altre parti della città, con spiegamento in alcuni casi di sirene e provocando inevitabili disguidi”.

Per Garagnani, infatti, si tratta di accertamenti che “possono essere svolti in altro modo e che per modalità a ‘casò con cui sono effettuati possono apparire del tutto arbitrari e contrari al rispetto della dignità del cittadino”. Tanto che Garagnani si è rifiutato di firmare i verbali e ha invitato la Guardia di Finanza “a fare verifiche precise alle cooperative rosse”. Da qui l’invito al Governo “a farsi carico presso l’Agenzia delle entrate di metodologie meno umilianti e più precise che evitano all’automobilista che circola tranquillamente di essere bloccato come un trasgressore del codice della strada o peggio, per controlli verificatisi del tutto inutili”.

Il deputato bolognese del Pdl non è nuovo a questo genere di boutade che riguardano l’intersecarsi della politica locale e nazionale all’insegna dell’anticomunismo: forte dell’appoggio di Berlusconi in persona (è uno dei fedelissimi del premier fin dal 1994, n.d.r.) Garagnani ha sempre attaccato a testa bassa l’opposizione di centrosinistra e i suoi capisaldi storico-culturali su ogni notizia, tema, iniziativa o fatto del giorno.

Topica a lui preferita è tutto ciò che concerne storia e memoria della strage del 2 Agosto 1980 alla stazione di Bologna. Nel luglio scorso Garagnani aveva richiesto pubblicamente l’utilizzo dell’esercito nelle strade del capoluogo emiliano per il giorno della commemorazione della strage. Giornata e manifestazione tre le più pacifiche che la storia recente ricordi, tanto che la richiesta del deputato pidiellino cadde nel vuoto. Il 5 agosto 2011 però Garagnani aveva aumentato la dose presentando un ricorso alla magistratura dove ipotizzava il reato di vilipendio contro la Repubblica. Accusato principale dell’atto fuorilegge, secondo Garagnani, il presidente dell’Associazione tra i familiari delle vittime della strage del 2 agosto, Paolo Bolognesi.

Sempre il deputato berlusconiano non più di venti giorni fa aveva tentato di sostituire la commemorazione del 25 aprile 1945 con quella del 18 aprile del 1948. La vittoria della Dc alle prime elezioni del dopoguerra in Italia al posto della Festa della Liberazione. Proposta che a tutt’oggi non ha però ancora ricevuto un secco no da parte del governo e della presidenza della Repubblica.

(d.t.)

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