“Un’ampia, anzi amplissima maggioranza è oggi ancora più necessaria. Al di fuori di questa possibilità, vedo solo il danno grave delle elezioni anticipate”. Torna a ribadire il concetto il presidente della commissione antimafia Beppe Pisanu, che nella scorsa settimana era stato uno dei “malpancisti”. Manifestando forti perplessità circa la tenuta del governo, Pisanu era uno di quelli che aveva messo a rishio la maggioranza nell’ultimo voto di fiducia, ottenuto poi dal governo sul filo del rasoio. Ma i dubbi, per Pisanu, evidentemente restano tutti. In un’intervista sul Corriere della Sera il presidente della commissione Antimafia ammette che, in caso di voto anticipato, il centrodestra farebbe fatica a spiegare ai suoi elettori “la dissoluzione della più grande maggioranza della storia e la fuga dalle responsabilità di governo, proprio nel momento di massima difficoltà del Paese”. Insomma, l’esecutivo non è stato all’altezza delle aspettative del suo elettorato. La situazione è difficile e Pisanu non lo nega, affermando che “le cose vanno male e tendono al peggio. Dalla scuola al lavoro, dalla famiglia all’impresa”. E una delle cause di questa situazione, la principale, “è nell’intreccio che si è creato tra crisi economico-finanziaria e crisi politica”. Secondo Pisanu inscindibilmente legate, “l’una alimenta l’altra”.

Il ministro dell’economia Giulio Tremonti, secondo l’ex titolare degli Interni, “ha il merito di aver tenuto in ordine i conti pubblici”, ma “ha taciuto i rischi della recessione” e “si ostina ad andare avanti di testa sua senza indicare una strategia di uscita dalla crisi”. Ma un governo di centrosinistra, continua, “con gli stessi numeri parlamentari”, sarebbe “egualmente inadeguato. La soluzione è quindi una grande alleanza che sia “in grado di rimettere l’Italia in camminata e di rassicurare i mercati e la comunità internazionale sulla serietà delle nostre intenzioni”.

Anche D’Alema aveva parlato della necessità di aggregare una maggioranza del 60 per cento. E Walter Veltroni aveva invocato un esecutivo di transizione. La posizione di Pisanu non è poi così distante: “Le elezioni anticipate sembrano, purtroppo, più vicine. Oggi il Paese ha bisogno di tutti. Del cento per cento. Domani si vedrà. Nulla è escluso”, spiega il presidente della Commissione Antimafia, che poi, scendendo nel merito, qualche nome lo fa: “Casini può dare un contributo decisivo alla nascita e alla guida di un soggetto”, che non deve essere un nuovo partito dei cattolici, “perchè non è nelle corde della storia”, ma piuttosto un “movimento politico liberale, laico e cattolico, che esca dai vecchi schemi della destra e della sinistra e metta “a disposizione delle forze del mutamento, specialmente dei giovani e delle donne”. Quello che serve è “un esecutivo senza precedenti per una situazione senza precedenti, una compagine di alto profilo politico in grado di rimettere l’Italia in cammino e di rassicurare i mercati a la comunità internazionale sulla serietà delle nostre intenzioni”.

Ma l’ex titolare del Viminale, parlando dei suoi rapporti con l’altro “malpancista” Claudio Scajola, sottolinea  di non avere di non avere stretto “patti di alcun genere e tantomeno, per intenderci, di tipo correntizio. Non si pone dunque alcuna questione di fiducia. Come dicono giustamente Verdini e La Russa, io non ho truppe”. Poi confessa di avere “solo qualche idea, che mi porta a dialogare e a intendermi con molti colleghi del Pdl: colleghi e amici”. Quanto alle parole di Silvio Berlusconi, che aveva parlato del “partito dei declinisti”, Pisanu reisponde: “Declinista è chi favorisce il declino, non chi lo denuncia per contrastarlo”.

Sull’idea dell’esecutivo di transizione interviene il capogruppo del Pdl alla Camera Fabrizio Cicchitto che escludendo l’ipotesi di un governo di transizione dice: “Il senatore Pisanu esprime con laconsueta pacatezza tesi serie, ma che non condividiamo. L’alternativa rimane fra la tenuta di questo governo e le elezioni anticipate”. Un governo di transizione, secondo Cicchitto, non è pensabile a causa della “profondità dei dissensi politici e programmatici fra il Pdl e il Pd”. Il principale partito ti opposizione “demonizza Berlusconi” e “una larga parte di esso, a parte D’Alema, è per il Patto di Vasto, e condanna la lettera della Bce”, aggiunge. Poi Cicchitto rilancia le priorità necessarie affinché la maggioranza continui a guidare il Paese fino al 2013: “Riforma istituzionale presentata al Senato, e in essa la riforma elettorale. Nell’immediato un decreto sviluppo non a costo zero e subito dopo, in rapida successione, tre o quattro misure di finanza straordinaria per abbattere il debito e agganciata ad esse una riforma fiscale che contempli una riduzione della pressione fiscale sulle imprese e nel lavoro”. Questa la ricetta del capogruppo dei deputati azzurri per “tutelare i conti pubblici e far decollare una politica della crescita non in deficit”.

Su eventuali grandi alleanze al centro parla senza mezzi termini anche Gaetano Quagliariello, vicecapogruppo del Pdl al Senato, che definisce “un errore e una velleità” l’idea di “ricreare la Dc”. Commentano il conclave in corso a Todi, Quagliariello spiega che: “il bipolarismo, come ha detto il cardinale Ruini, è una conquista che va perfezionata, istituzionalizzata, che va anche modificata ma che certamente non va dimenticata perché si tratterebbe di un ritorno indietro”.

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