Il Paese si trova in un punto di non ritorno, “sul ciglio del burrone”, e non ha bisogno di “partiti dei padroni”, né “di altre alchimie tecnocratiche o elitarie ma di un grande movimento popolare, trasversale a tutte le componenti della società”. Torna a parlare Luca Cordero di Montezemolo, e lo fa da Bari, in occasione della prima assemblea regionale dell’Associazione ‘ItaliaFutura’, che apre la sua sede anche in Puglia. Davanti ad una platea formata da esponenti della società civile e della politica a vari livelli, il presidente della Ferrari auspica che queste persone si mettano insieme. “Mai come in questo momento, e in questo Paese, la squadra è molto, ma molto più importante del singolo”, spiega. E subito aggiunge: “Ciascuno di noi deve rendersi disponibile, per quello che sentirà di poter o di dover fare, a partecipare al lavoro di ricostruzione, lungo e difficile, che sta per iniziare: ‘Italiafutura’ certamente già lo è”.

Secondo Montezemolo ci sono “le condizioni per un cambiamento vero, perché si è fatta strada nel Paese la consapevolezza che, questa volta, si vince o si perde tutti insieme”. Insomma, “le vie di fuga individuali non sono più praticabili”, annuncia il presidente della Ferrari, con riferimento evidente al presidente del Consiglio. Ma l’ex capo di Confindustria non critica solo l’attuale governo, specificando che “i mali italiani non sono tutti nella politica”. Ricorda la morte delle donne di Barletta, che “lavoravano in nero per pochi euro, nello scantinato di un palazzo pericolante. Spesso solo dopo una tragedia di queste proporzioni riconosciamo il volto feroce dello sfruttamento, che ci ricorda come l’illegalità in Italia sia un fenomeno da cui l’impresa è tutt’altro che indenne”.

L’attuale gestione della situazione da parte di chi detiene il potere per Montezemolo non può essere considerata soddisfacente. Esempio lampante quello della nomina del nuovo governatore della Banca d’Italia, che Montezemolo definisce “un balletto inappropriato, che sta danneggiando gravemente l’Italia e i cittadini. La gente che lavora, risparmia e produce, ed è giustamente spaventata dagli effetti della crisi economica, non ne può più di questo spettacolo irresponsabile”. Su questo punto il predecessore della Marcegaglia è categorico e risoluto: “E’ una situazione che va chiusa ad horas. C’è una sola priorità, salvare l’Italia dal rischio default. Pretese di autosufficienza, narcisismi personali e partite di potere non ci interessano, non ci riguardano, ci hanno anzi profondamente stancato. E qualunque ambizione o rivendicazione individuale, di parte, di partito, di categoria deve cedere il passo di fronte a questa minaccia mortale. Calmiamoci tutti. Abbiamo il dovere di dare all’estero l’immagine di un Paese che riesce ancora a fare quadrato”.

Da ex presidente della Confindustria e di Fiat, Montezemolo si dice addolorato per la rottura della casa automobilistica con l’associazione degli industriali operata da Marchionne, una delusione “professionale e personae”. Ma poi aggiunge di non volere “entrare nel merito della vicenda tecnica sull’articolo 8 e degli accordi intervenuti successivamente tra le parti sociali”. Eppure una riflessione Montezemolo se la lascia sfuggire: “E’ evidente che se la più grande azienda privata italiana ritiene che la sua presenza in Confindustria sia impedimento al perseguimento degli obiettivi aziendali, qualcosa che non ha funzionato deve pur esserci. Anche perché nella stessa situazione di Fiat si trovano molte altre imprese italiane”. E conclude: “Quello che è accaduto deve servire per avviare un momento di riflessione su ciò che è mancato, se vogliamo lavorare ad una soluzione che, nel tempo, possa riannodare le fila di un dialogo che non voglio considerare definitivamente chiuso”.

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