Nella confusione totale che governa il Paese, un Paese in cui governanti pagati con soldi pubblici scelgono le politiche in base alle direttive di una Banca Privata (la Bce) ci si mette anche il localismo di sinistra ad offuscare un quadro già abbastanza surreale di per sé. Il concetto è: se la Lega dicendo stupidaggini vince, proviamo a dirne anche noi.

Nel Comune di Albignasego (provincia di Padova) un consigliere comunale del Pd propone che sia permesso a chi lo vuole, nei Consigli comunali e nelle sedute pubbliche, di parlare in “Lingua Veneta”, avete capito bene, proprio quella lingua propugnata dalla Lega (veneta) e i cui studi sono sovieticamente foraggiati dalla Regione con la solita solfa dell’identità, e che non esiste al pari della Padania.

Perché forse quello che Mirco Cecchinato del Pd, così pronto a seguire la Lega sui suoi stessi errori, non ha ancora capito è che il dialetto che parla lui, probabilmente una specie di padovano, non può essere la stessa lingua che parla un bellunese, non ha ancora capito che in Veneto c’è una lingua che si chiama veneziano e una miriade di dialetti come un po’ in tutte le regioni.

Perché dunque un esponente di paese del Pd parla di “Lingua Veneta” al pari dei linguisti leghisti? Forse non sa che un vicentino non capisce quello che dice un rovigotto (o rodigino)? Che i veronesi capiscono molto male il trevigiano? E’ davvero bizzarro che una regione che convince i propri cittadini sulla base del settarismo e della divisione, poi cerchi unità e coesione proprio dove non può esserci.

Sul piano linguistico la difesa delle minoranze e del localismo non esiste più, si cerca un esperanto che non esiste in natura. Ed è altrettanto curioso che mentre su altri piani (ad esempio quello economico) si vuole lasciar parlare gli esperti (cioè gli economisti, insomma, quelli che non ne hanno azzeccato una negli ultimi anni) in ambito linguistico invece gli esperti non vengono interpellati, all’improvviso i politici diventano tutti linguisti.

Io non sono un linguista, potrei sbagliarmi, ma non credo: vorrei mi venisse citato un solo libro scritto in questa fantomatica “Lingua veneta” dal ‘500 ad oggi, perché non me ne viene in mente nemmeno uno, vorrei capire le regole di una lingua che per dire “sai?”, a Padova dice “seto?” a Venezia dice “sastu?” a vicenza dice “setu?” e nella bassa dice “sato?” e via di questo passo. Insomma una lingua senza regole ma piena di eccezioni.

Mirco Cecchinato dice che non vuole seguire la Lega sul suo terreno. Crediamogli, ma, a parte che se la segue arriva davvero in ritardo, che un esponente del Pd dica “La televisione ha trasformato i nostri giovani in italiani” a me preoccuperebbe non poco se votassi Pd e abitassi ad Albignasego.

Insomma, persa l’occasione coi disastri governativi di affermare una solida alternativa politica, le opposizioni si buttano alla rinfusa a tentare di conquistare un terreno ormai fin troppo molliccio. Parliamo perciò tutti i dialetti e le lingue che vogliamo, purché nelle sedute pubbliche ci rendiamo comprensibili, ma non parliamo per favore lingue inventate!

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