La Virtus Bologna fino a ieri i giocatori dell’Nba li aveva visti giusto come avversari in un paio di match al McDonald’s Open di qualche lustro fa (1993 e ’95). Tutto grasso che cola, oltretutto senza nemmeno sfigurare con due meritati secondi posti.

Invece, da un paio di giorni, i bianconeri del vulcanico presidente Sabatini pare abbiamo ricominciato a sognare l’Nba. Stavolta non più come avversari o spettatori tv, ma come compagni di spogliatoio di Kobe Bryant, la guardia dei campioni del basket Usa Los Angeles Lakers che grazie al lockout Nba, ovvero la temporanea serrata del campionato statunitense per via dello scontro tra l’associazione dei proprietari delle squadre e quella dei giocatori, potrebbe vestire la maglia delle storiche V Nere per un tempo limitato.

A dire il vero, nella querelle tutta americana tra star e boss del pallone a spicchi, il nucleo centrale del miliardario screzio sarebbe la clausola eticamente dignitosa del salary cap. I presidenti vorrebbero un tetto d’ingaggio oltre il quale non far andare gli stipendi dei loro dipendenti, mentre i giocatori chiederebbero di mantenere l’attuale mancanza di limiti nelle cifre contrattuali.

Appena confermato il perdurarsi di questo scenario oltreoceano, subito le squadre europee di basket hanno iniziato a muoversi invitando sul vecchio continente nomi di richiamo momentaneamente appiedati.

E se sono già almeno una trentina i giocatori che dalla Nba hanno scelto campionati esteri per “mantenersi in allenamento” in attesa che riparta la lega americana, l’unico giocatore di fascia medio alta già “overseas” giunto in Europa è Deron Williams, ex play degli Utah Jazz ora New Jersey Nets, finito alla corte dei turchi del Besiktas.

In Italia sono già arrivati Keith Benson alla Dinamo Sassari dagli Atlanta Hawks, E’Twaun Moore dai Boston Celtics alla Benetton Treviso e DaJuan Summers alla Montepaschi Siena dopo alcune stagioni con Detroit. Tutti nomi di secondo piano, però, segno che i grandi campioni Usa stanno ancora alla finestra.

Ecco allora che a rompere gli indugi ci ha pensato Claudio Sabatini, il classico uomo del fare. Un imprenditore bolognese che nel 2003 aveva salvato la Virtus sull’orlo del fallimento e l’aveva reinserita nel gotha del basket italiano, tirando di nuovo a lucido il blasone delle V Nere di Sasha Danilovic campioni d’Italia e d’Europa.

“L’idea è venuta a Lauro Bon, guardia della Virtus anni Ottanta-Novanta, rappresentante Canadian Solar in Emilia Romagna”, racconta Sabatini al fatto quotidiano.it, “abbiamo iniziato una conference call circa quattro giorni fa e l’agente di Bryant ha dimostrato interesse sulla nostra proposta così la trattativa è proseguita”.

La cifra d’ingaggio offerta è di 800mila dollari lordi a partita (600mila netti) almeno fino al 13 novembre. “In pochi giorni l’affare si sistemerà in positivo o in negativo, ma si chiude perché il campionato italiano comincia”, continua il presidente bianconero, “Comunque se dobbiamo rompere il salvadanaio, lo rompiamo insieme alla città di Bologna. Ringrazio l’assessore allo sport del Comune di Bologna, Rizzo Nervo, che ha rilanciato la proposta di sostenere i costi del 50% allargandolo all’imprenditoria bolognese tutta. Avere l’ambasciatore del basket mondiale a Bologna è qualcosa di clamoroso non solo per la Virtus”.

Semmai il problema principale pare essere la polizza assicurativa, roba di decine di migliaia di dollari, che la Virtus e chi l’appoggerà si dovrà perlomeno far carico nei due mesi di presenza di Bryant in città.

E se gli elementi più tecnici ed economici paiono di difficile soluzione, a favore del Bryant in canotta bianca e nera c’è la questione affettiva e familiare che in un caso del genere potrebbe davvero fare la differenza. Kobe è figlio di Joe “Jellybean” Bryant che tra il 1989 e il 1991 incantò il parquet della Cantine Riunite di Reggio Emilia.

Dai 6 ai 13 anni Kobe visse in Italia a seguito del padre quando era giocatore di Rieti e Reggio Calabria. Al periodo di Reggio Emilia, invece, risale la sua adolescenza e i primi veri momenti di basket giocato. Tornare dalle parti dell’Emilia profonda, tra le torri di quella che negli anni Novanta era Basket City anche al di là dell’Atlantico, potrebbe perfino essere una parentesi piacevole della vita professionale.

“Sono rimasto stupito che lo stesso Bryant abbia detto di persona di essere interessato alla nostra proposta, non sono di certo l’imprenditore più appetibile d’Europa”, chiosa Sabatini, “Evidentemente qui conta la storia della Virtus, il nome che si è fatta nel mondo del basket internazionale. E poi, meglio essere ottimisti e sbagliare qualche volta, che essere pessimisti e prenderci sempre, non è vero?”

Articolo Precedente

Soldi della ‘ndrangheta riciclati in Svizzera: chiesti 31 anni di carcere

next
Articolo Successivo

I pendolari dei treni in rivolta: “Basta aumento dei prezzi e soppressione delle linee”

next