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Pd, su Penati non dire “giustizia a orologeria”

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Visto Penati? E’ un chiaro messaggio a Bersani, proprio nei giorni di Papa“. La telefonata arriva dalla direzione della segreteria politica del Partito Democratico pochi minuti dopo la pubblicazione da parte delle agenzie della notizia dell’indagine a carico dell’attuale vicepresidente della Lombardia, Filippo Penati, per concussione. Dopo quella telefonata ne arriva un’altra. Questa volta dall’entourage regionale del partito. Poi altre ancora. E tutte sintetizzabili così: dalla procura di Monza è stato inviato un messaggio a Bersani.

A me sembra pura follia poterlo pensare. Figurarsi dirlo. Per due semplicissimi motivi: perché Penati dal 16 novembre 2010 (il giorno dopo le primarie di Milano che hanno visto Stefano Boeri sconfitto da Giuliano Pisapia) non è più capo della segreteria politica di Bersani e i due non si sono salutati in amicizia, e perché non si può gridare alla giustizia a orologeria solo quando fa comodo, magari (come mi è stato detto) aggiungendo che la procura di Monza è “vicina” a Silvio Berlusconi e al Pdl, considerato che qui volevano trasferire il processo Ruby.

Conosco Filippo Penati. Da giornalista l’ho seguito durante la campagna elettorale contro Ombretta Colli nel 2004. Poi nei cinque anni di mandato a Palazzo Isimbardi, nella sfida contro Guido Podestà e in quella per la guida della Regione contro Roberto Formigoni, entrambe perse da Penati. Posso dire di conoscere bene lui, gli uomini che da dieci anni lo accompagnano, quelli della sua segreteria e gli esponenti del Pd che lo hanno seguito. Nel tempo con alcuni siamo diventati amici. Lo dico per onestà. Ed è per questo che mi sembra difficile (se non impossibile) immaginare che Penati abbia potuto intascare tangenti.

Ma se una procura, qualunque essa sia, sostiene il contrario, allora si deve solo aspettare che gli inquirenti accertino la verità. Qualunque essa sia. Ma gridare alla giustizia a orologeria è fuori luogo. Soprattutto da un partito che si scaglia contro chi, un giorno sì e l’altro pure, attacca i tribunali che, a suo dire, lo perseguitano. Anche perché, ripeto, oggi Penati è distante anni luce da Bersani. E lo è anche dal partito.

Maurizio Martina, segretario regionale del Pd, ha mandato una nota: “Come sempre abbiamo fatto confermiamo piena fiducia nella magistratura e pieno rispetto del suo lavoro. Siamo altresì fiduciosi che Filippo Penati, che ha ben amministrato in questi anni sul territorio, possa dimostrare la sua estraneità ai fatti oggetto dell’indagine“.

Ecco, cari amici del Pd, seguite l’esempio di Martina: dite che avete fiducia nella giustizia e che aspettate l’esito delle indagini. Altrimenti sembrate dei tanti Capezzone qualunque che cercano di difendere l’indifendibile.

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