“Non consegneremo Milano agli estremisti”. Così il presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, rompe il suo silenzio post elettorale in un passaggio delle interviste rilasciate oggi a Gr1Tg1Tg2Tg4Tg5 Studio Aperto. Tutte molto simili, con la maggior parte delle frasi ripetute sulle diverse reti: stesse parole, nello stesso ordine. Quasi un video messaggio. Tanto che dall’opposizione si invoca l’intervento dell’Agcom a cui, annunciano alcuni esponenti, domani verrà presentato un esposto. In vista dell’imminente ballottaggio, il pensiero del premier si rivolge ai cittadini milanesi che, come lui, “sono rimasti turbati dalle bandiere rosse con la falce e il martello che sono dilagate per le nostre strade quando hanno festeggiato il risultato del primo turno” nel capoluogo lombardo. E rilancia, attaccando il programma del candidato di centrosinistra, Giuliano Pisapia: dalla “autocostruzione delle case per i rom” alla “costruzione di un grande centro islamico”, passando per “l’estensione dell’Ecopass”. “Più tasse per tutti”, è la sua sintesi. Milano diventerebbe “la Stalingrado d’Italia”. “Anch’io come milanese sono turbato per un Presidente del Consiglio che confonde i colori delle bandiere – risponde ironico Pisapia – Quelle che può aver visto saranno state bandiere rossonere di tifosi milanisti che gioivano giustamente per la vittoria dello scudetto”.

“Il vero risultato delle elezioni è che il Pdl resta il primo partito d’Italia”, ha continuato il premier, che ha ricordato come quella con la Lega sia l’unica alleanza possibile. La maggioranza c’è ed è stabile, sottolinea il presidente. “Se vuole verificarlo – replica il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani – quando è comodo, andiamo a votare e vediamo chi ha la maggioranza”. “Paradossale”, per il Cavaliere, che il Pd “canti vittoria”. “Irrilevante” ha invece definito il Terzo polo, con l’Udc che “ha avuto risultati decenti quando si è alleata con noi” e Fli che “non è esistito”. “A Milano possiamo vincere” si dice sicuro. Il capoluogo lombardo non diventerà “una città islamica”, “una zingaropoli piena di campi rom”. L’importante sarà recuperare il voto dei moderati, il cui astensionismo avrebbe sfavorito il Pdl, secondo l’analisi del premier. Su un suo eventuale coinvolgimento anche nella campagna elettorale in vista del ballottaggio, il Cavaliere ha risposto: “Io sono in campo ogni giorno, come cittadino di Milano e come leader del Pdl. E, da milanese, dico che i miei concittadini, che sono persone concrete, sapranno scegliere tra quanto fatto dalla giunta Moratti e il rischioso programma della sinistra”.

Berlusconi ha dedicato alcuni passaggi anche all’imminente ballottaggio di Napoli. Il candidato Pdl, Gianni Lettieri, secondo il premier, “è un imprenditore che può favorire la soluzione a problemi come quello dei rifiuti e per far tornare Napoli ad essere una capitale europea”. Al contrario dello sfidante dell’Idv, l’ex magistrato Luigi De Magistris, definito “una semplice copertura del vecchio sistema di potere e di clientele che ha governato per 18 anni” il capoluogo campano. ”Noi avevamo risolto il problema dei rifiuti in 58 giorni, ma dal Comune non è stato fatto nulla – ha specificato Berlusconi -. La sinistra dovrebbe chiedere scusa ai napoletani ed invece ha la sfrontatezza di chiedere ancora il voto e candida un magistrato d’assalto e giustizialista”.

“Non siamo in Bielorussia, all’invasione televisiva di Berlusconi non daremo copertura in nessun modo” ha annunciato il segretario del Pd, Pier Luigi Bersani, che ha spiegato come alcune testate stiano chiedendo una serie di interviste al principale partito d’opposizione. Una “foglia di fico della par condicio”, per Bersani, che però non ci sta. “Berlusconi non fa la mia agenda”, ha dichiarato. Ed Emilio Fede, al Tg4, prima di mandare in onda l’intervista al premier legge le dichiarazioni del leader del Pd, ricordando le interviste già trasmesse e quelle fissate a leader politici di altri schieramenti. Il direttore specifica: “Siamo in perfetta par condicio, anche Berlusconi ha diritto a dire la sua opinione”. Per quanto riguarda invece il Tg1, all’intervista risponde il Cdr. “Avevamo appena finito di sollecitare il direttore Minzolini al rispetto del pluralismo e della completezza dell’informazione – scrivono in una nota Simona Sala e Alessio Rocchi – quando l’intervista di 3.30 a Berlusconi riporta il nostro giornale al centro delle polemiche”. I giornalisti chiedono così “che nei prossimi giorni il Tg1 intervisti gli altri leader politici dando loro lo stesso spazio e lo stesso tempo concessi al presidente del Consiglio”.

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