Nel giorno in cui la procura di Roma ha chiesto l’archiviazione dell’inchiesta sull’appartamento di Montecarlo si scopre che il presidente della Camera Gianfranco Fini era indagato insieme all’ex tesoriere di An Francesco Pontone. La vicenda riguarda la compravendita di una casa della nobildonna Anna Maria Colleoni lasciata in eredità al partito di Alleanza Nazionale, poi finita nelle mani di Giancarlo Tulliani, fratello della compagna di Fini.

La vicenda è stata al centro della campagna giornalistica estiva de il Giornale e di Libero. Secondo alcune inchieste giornalistiche l’appartamento era stato acquistato da Tulliani tramite una società off-shore. Non c’è “nessuna truffa” dietro la vendita dell’appartamento ereditato nel 1999 e venduto nel 2008 per 300 mila euro, secondo i pm Giovanni Ferrara e Pierfilippo Laviani, che avevano aperto un’inchiesta dopo la denuncia di due esponenti de La Destra di Francesco Storace, Roberto Buonasorte e Marco Di Andrea, lo scorso 30 agosto.

I due avevano ipotizzato il reato di truffa in quanto il prezzo di vendita, circa 300mila euro (avvenuta nel 2008), appariva molto al di sotto del valore di mercato dell’immobile che An aveva ereditato nel 1999. I pm della capitale hanno ritenuto che “nessun artificio e raggiro “si rilevava nella “condotta di alienazione dell’immobile, decisa e attuata dal presidente dell’associazione/partito, rappresentante della stessa e titolato a disporre del suo patrimonio. Trattandosi di associazione non riconosciuta, non era neanche ipotizzabile qunto previsto dall’articolo 2634 del codice civile, prevista per gli amministratori di società”.

Nel comunicato la procura spiega anche che “si è proceduto alle investigazione del caso, pertinenti alla denunciata truffa, mediante audizioni di persone ed acquisizioni documentali, sia presso la sede del partito sia a mezzo rogatoria al Principato di Monaco”.  Tra le persone ascoltate c’è stato anche Pontone, mentre tra i documenti ricevuti dal Principato e dalla Chambre Immobiliere Monegasque (ente per il monitoraggio di tutte le vendite immobiliari) c’era quello che certifica il prezzo congruo della vendita, che annulla l’ipotesi di truffa aggravata. Nella nota i pm hanno comunicato che “il valore di mercato dell’immobile era triplicato al momento dell’alienazione rispetto a quello dichiarato a fini successori (273mila euro). Tale valutazione – rilevano i pm – è stata effettuata in astratto, senza tener conto delle condizioni concrete del bene, descritto dai testi come fatiscente. Qualsiasi doglianza, quindi, sulla vendita a prezzo inferiore non compete, per queste ragioni, al giudice penale ed è eventualmente azionabile nella competente sede civile”. Per questo i magistrati sono giunti alla decisione di chiedere l’archiviazione del procedimento penale dopo la trasmissione di una serie di documenti chiesti per rogatoria alle autorità di Montecarlo. La procura spiega, infine, che qualsiasi“doglianza sulla vendita a prezzo inferiore non compete al giudice penale ed è eventualmente azionabile nella competente sede civile”.

“Sono contento e soddisfatto. Chi iniziò questa azione sballata contro il Presidente della Camera Fini, la sua famiglia e contro me ha avuto cio’ che si meritava. Ora continua la battaglia politica contro quelli che si illudevano di poter bloccare l’azione del Presidente della Camera dei Deputati”, ha detto Pontone, che ha aggiunto che da parte sua non ci saranno querele “anche se mi hanno rovinato l’estate. La magistratura ha fatto il suo dovere e quindi si è verificata la nostra fiducia nei confronti della magistratura. Dicemmo che tutto sarebbe scoppiato come una bolla di sapone ed, in effetti, così è stato”. Da parte sua Storace afferma che “il processo brevissimo esiste solo per Fini”.

Tuttavia la vicenda non è ancora chiusa. Sarà il giudice per le indagini preliminari a decidere nelle prossime settimane se archiviare o meno l’inchiesta.

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