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L’Aquila, le promesse non mantenute del governo fanno infuriare la popolazione

Dopo l'occupazione del palazzo della Regione per protestare contro l'ennesima beffa dell'esecutivo sulle tasse, il governo annuncia la proroga di sei mesi della sospensione della restituzione degli arretrati sulle imposte
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A poche ore dal Natale all’Aquila esplode la rabbia. Ieri sera, 23 dicembre, centinaia di cittadini aquilani hanno occupano il Palazzo dell’Emiciclo della Regione forzando i cancelli d’ingresso (video) per protestare nei confronti dell’ennesima beffa sul fronte delle tasse: nonostante le promesse di Berlusconi, nel decreto milleproroghe non c’è la sospensione della restituzione degli arretrati.

Nel piazzale del Palazzo, anche consiglieri regionali, come il capogruppo Pdl Gianfranco Giuliante e i consiglieri Giuseppe Di Pangrazio e Giovanni D’Amico.

Mentre l’azione è in corso, giunge la notizia che il Governo – impegnato in una trattativa dell’ultimo momento con una delegazione composta dal Presidente della Regione Gianni Chiodi, dal vicepresidente Giorgio De Matteis, dal presidente della Provincia Antonio Del Corvo e dal sindaco dell’Aquila Massimo Cialente –, si impegna a prorogare di altri 6 mesi.

Fino a ieri, non si era trovata la copertura finanziaria.

In ogni caso, l’assemblea cittadina ha proclamato lo stato di agitazione permanente. L’ennesima proroga a tempo, infatti non soddisfa gli aquilani, perché avviene nuovamente mediante ordinanza: non si esce dalla logica dell’emergenza e dei commissariamenti. E all’Aquila i cittadini sono stanche delle elemosine. Lo spiega bene il giornalista Giustino Parisse, che scrive su il Centro, quotidiano locale: «Quella di ieri è stata la giornata più brutta per L’Aquila dopo il 6 aprile del 2009. Il Sovrano e i suoi ministri dopo una giornata di suppliche hanno gettato dalla finestra di Palazzo Chigi le molliche avanzate dalla loro tavola imbandita»

Si tratta della terza proroga, dal 6 aprile 2009, giorno del terremoto.

Ed è da dicembre dello scorso anno che gli aquilani protestano sul tema tasse (video dicembre 2009) perché le proroghe, centellinate, da un lato rivelano che manca un progetto complessivo per la ripresa economica della città. Dall’altro, impediscono ai cittadini una progettazione a lungo termine. Nel terremoto di Marche e Umbria la sospensione della restituzione degli arretrati venne annunciata da subito per 12 anni e la restituzione riprese in 60 rate al 40%. Il che ha consentito ai terremotati una pianificazione del futuro. Da tempo, gli aquilani – che dal primo luglio di quest’anno hanno ricominciato a pagare le tasse – chiedono un trattamento analogo sugli arretrati. Non solo: lo chiedono con una legge organica. E l’hanno anche scritta, una legge di iniziativa popolare, per la quale si raccolgono le firme dallo scorso 20 novembre 2010, giorno della manifestazione nazionale. Ne sono state raccolte già 20mila.

La serata di ieri, che si è conclusa con l’occupazione del Palazzo dopo un’assemblea cittadina, giunge al termine di un 2010 fatto di promesse mancate e numeri gonfiati: la tensione sociale, all’Aquila, è altissima.

E nel frattempo, le nuove case del Progetto C.A.S.E. hanno problemi di ogni genere (dal riscaldamento alle infrastrutture) e hanno costi di manutenzione troppo alta per il comune. Così gli sfollati che le abitano, dal 2011, dovranno anche pagare l’affitto. Non solo: dal 31 dicembre cesserà anche l’accoglienza per coloro che sono rimasti in alberghi e caserme. E così, il miracolo aquilano raccontato da Berlusconi perde altri pezzi per strada. Per nascondere la realtà, le proroghe non bastano.

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