Marisa Grassi, vedova del poliziotto Raciti

“Ci vogliono misure di prevenzione. Ma non si può arrestare preventivamente un cittadino. Non in una repubblica democratica come la nostra”. Mentre lo dice, Marisa Grassi, vedova di Filippo Raciti, l’ispettore capo della polizia morto a Catania il 2 febbraio 2007 durante gli scontri allo stadio Massimino, ha la voce spezzata dall’emozione. Anche lei ha visto in tv le immagini degli scontri tra studenti e polizia avvenuti a Roma. E confessa: “Non ho dormito tutta la notte”.

Cosa ha provato quando ha visto l’immagine del poliziotto a terra tra le pietre lanciate dagli studenti?
A vederlo accasciato, con i sanpietrini accanto, la gente che lo assaliva, mi è sembrato di vedere mio marito. C’ era un uomo a terra, (la voce si interrompe, ndr). Mi scusi. Le emozioni che provo sono troppo forti . Vedendo quell’uomo ho pensato che la morte di mio marito non è servita a nulla.

E cosa dice degli studenti. E’ giusta la loro protesta?
Il problema non è la protesta. Il problema è come si protesta. Anche io manifesto la mia rabbia. Da quel 2 febbraio 2007, quando mio marito è morto. Ma non uso la violenza. A vedere un uomo umiliato, calpestato, un uomo che sta svolgendo il suo lavoro, sono stata male. E’ stato uno spettacolo umiliante anche per me.

Cosa pensa invece delle poteste delle forze dell’ordine contro i tagli fatti dal governo?
Sono solidale con loro in tutto. Il poliziotto già svolge un lavoro difficile. Non può farlo rischiando di perdere la vita. Non si possono mandare in strada persone a difendere la sicurezza dei cittadini, rischiando la propria.

Ha ragione Gasparri, arresti preventivi per i manifestanti?
Ognuno ha le proprie idee. Non voglio commentare le parole dell’onorevole. Sicuramente ci vogliono delle misure di prevenzione. Ma ognuno di noi, in una repubblica democratica ha il diritto di manifestare.

La soluzione dunque è la prevenzione.
Sì. Una soluzione come il Daspo, che mi sembra una buona idea, sarebbe stata decisiva per evitare la morte di mio marito. Per il derby di Catantia bisognava prendere una decisione: non autorizzare quella partita. Con piccole misure di prevenzione si possono evitare le morti di grandi vite.

Dotare la polizia di mezzi più potenti ha senso?
Alla forza non si può rispondere con una forza più grande. La prevenzione è molto più utile della repressione. Facendo così, forse, mio marito in questo momento sarebbe vivo. Ma in Italia c’è un altro problema: non ci si chiede mai chi ci sta dietro una divisa.

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