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Sciopero, non capiamo ma ci adeguiamo

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Domani, come dovrebbero fare tutti i giornalisti iscritti alla Federazione nazionale della stampa (il nostro sindacato), anche noi del Fatto saremo in sciopero. E’ uno sciopero di cui condividiamo fino in fondo le ragioni, ma non le forme. L’ho scritto e lo ripeto: non ha alcun senso protestare contro il bavaglio imbavagliandoci per un intero giorno, facilitando il compito agli imbavagliatori che – oltre al danno, la beffa – usciranno con i loro giornali-trombetta.

Se gli scioperi servono a sensibilizzare la stampa e l’opinione pubblica su un problema grave, è un controsenso, un paradosso che la stampa non usi se stessa per fare le sue denunce, ma si autoriduca al silenzio, accontentando chi la vorrebbe silenziosa. Non è un caso se i quotidiani che tifano bavaglio – Il Foglio, Libero (anzi Occupato) e il Riformista – e Il Giornale berlusconiano che pure s’è detto contrario alla porcata Alfano domani saranno regolarmente in edicola. Così monopolizzeranno l’informazione (si fa per dire) sugli scandali di giornata: dalle conseguenze delle manganellate ai terremotati dell’Aquila alle ultime novità della manovra finanziaria anti-guardie e pro-ladri all’arresto di Flavio Carboni e altre preclare figure della cricca dell’eolico legata ai vari Verdini e Dell’Utri. E ingrasseranno a suon di milioni a spese di chi sciopera. Bel risultato, non c’è che dire: un’intera giornata di pensiero unico non solo a reti unificate, ma anche a edicole unificate. Davvero geniale, complimenti vivissimi.

Abbiamo tentato fino all’ultimo di convincere la Fnsi a compiere uno sforzo di fantasia, per rendere la nostra protesta la più efficace possibile. Per esempio, mandando in edicola i giornali listati a lutto, in forma di dossier con quegli atti giudiziari e quelle intercettazioni che negli ultimi anni non avremmo potuto pubblicare, lasciando i cittadini all’oscuro degli scandali del potere politico, economico, finanziario, sportivo, mafioso. Ma non c’è stato verso, forse anche per il poco tempo a disposizione. Peccato.

A questo punto però, siccome la Fnsi è diretta da organismi democraticamente eletti da tutti noi, non possiamo far altro che accettare la sua decisione di protestare con lo sciopero, per non dividere il fronte anti-bavaglio. Siccome, temo, di proteste dovremo farne ancora parecchie in questa fase di putrefazione del regime che potrebbe durare a lungo, ci auguriamo che la prossima volta si pensi, per tempo, a forme di denuncia meno autolesioniste, più efficaci e soprattutto più utili, anzi meno dannose per i cittadini.

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