Ricordate quando Silvio Berlusconi dal palco di Piazza San Giovanni a Roma, lo scorso 20 marzo, con i soliti modi trionfalistici e populistici, prometteva a colpi di slogan di sconfiggere il cancro in tre anni?
Molti, come me, sorrisero amaramente di fronte a quelle ridicole, quanto offensive, promesse. E’ stato istintivo rivolgere il proprio pensiero a tutti coloro che ogni giorno, tra una terribile diagnosi ed una sentenza di morte, devono combattere con questo mostro mai abbastanza conosciuto per essere affrontato e sconfitto in modo definitivo. Berlusconi non ha mai approfondito, non ha mai spiegato come intendesse condurre questa valorosissima battaglia. Eppure sono numerosi i ricercatori che attendono speranzosi di essere messi al corrente del piano anti-cancro, mentre lavorano con abnegazione e sottopagati nell’interesse esclusivo dei malati e della salute pubblica.

Sono circa 250mila gli italiani che ogni anno si ammalano di cancro in Italia, e che si sottopongono a cure invasive e fisicamente devastanti, e non meritano certo che la loro condizione sia sfruttata per fini elettorali o per ottenere un’ovazione da stadio o un’impennata nei sondaggi (tanto cari al Presidente del Consiglio). Tutti desideriamo che il cancro venga sconfitto, ma perchè questa remota possibilità diventi anche soltanto una speranza è necessario stanziare fondi per la ricerca.

Sappiamo, per sua stessa ammissione, che Berlusconi è un unto del Signore e probabilmente avrà relazioni con le alte sfere, e forse solo con le virtù sovrannaturali potrà riuscire in questa impresa, soprattutto in considerazione dei tagli che il suo Governo continua a sfornare, anche e soprattutto alla ricerca scientifica. Questa fondamentale attività in Italia è sempre stata sottofinanziata, ma mai come in questo momento i finanziamenti per la ricerca corrente erano stati ridotti al minimo, e poca influenza avrà l’aumento di quelli sulla ricerca finalizzata. Infatti, alla riduzione dei finanziamenti già avuta nel 2009 (pari al 25%) si sommerà un ulteriore taglio del 30% per il 2010, portando gli IRCCS (istituiti di ricovero e cura a carattere scentifico) al punto di non essere in grado di pagare gli stipendi dei ricercatori, e con un’unica soluzione: fare ricorso al 5 per mille (sempre che il governo permetta) per sopperire alle risorse mancanti. Questa soluzione, per quanto faccia affidamento alla coscienza umanitaria di un Paese generoso come il nostro, non è quello che ci si aspetta da uno Stato che vanta le proprie capacità di fronte ai capi di governo di tutto il mondo.

L’oncologia, e con essa le persone colpite da un tumore, finiranno per pagare il prezzo più alto per i tagli alle spese sanitarie imposti dalla manovra economica, a cui ‘erroneamente‘ Tremonti e altri ministrucoli e azzurrini hanno applicato l’aggettivo ‘risolutiva‘. Questo significa che non solo Berlusconi e la sua cricca di governo non sconfiggeranno il cancro, ma addirittura provocheranno una diminuizione del sostegno ai malati.

Ecco come, con sole 3 mosse, si riduce la ricerca sanitaria italiana a Cenerentola europea:

  1. Si riducono progressivamente e pesantemente i finaziamenti pubblici. I finanziamenti pubblici continuano a essere tagliati ed appare evidente che il governo è sempre più orientato a sostituirli con il “dono” del privato caritatevole o con le iniziative pubbliche di raccolta fondi;
  2. Si aumentano in maniera esponenziale i riconoscimenti di IRCCS privati e pubblici; si è scelto di aumentare il numero degli IRCCS (nel 2004 erano 30 oggi sono 43) senza un adeguato aumento dei finanziamenti; risultato: meno risorse per tutti. Nessun sostegno economico aggiuntivo è arrivato con la tanto decantata trasformazione in fondazioni, e scarsi e disomogenei sono ancora i finaziamenti che vengono erogati per le ricerca da parte delle Regioni sedi di IRCCS.
  3. Si bloccano le dotazioni organiche e i ricercatori precari sono lasciati a casa dopo 20 anni di lavoro, oppure devono andare all’estero a cercar miglior fortuna. Stiamo parlando di circa 1500 precari impiegati negli IRCCS, per i quali, a seguito del blocco delle assunzioni imposto dal Ministero, non si è potuto procedere alla stabilizzazione;

Esiste una comunità mondiale cui i ricercatori italiani possono fornire un contributo. La guerra la si vince o la si perde tutti insieme. Evidentemente Berlusconi non conosce la realtà scientifica italiana, o finge di non conoscerla. Sa il nostro Premier che l’Italia destina alla ricerca sanitaria appena lo 0,1% del Pil lordo (3 volte meno della Germania o della Gran Bretagna, 200 volte meno degli Usa)?

La salute degli italiani dipende dall’impegno che le parti interessate sono disposte a spendere per questa lotta, che ci coinvolge tutti e che non deve avere sosta. Ho scelto di impegnarmi in prima linea anche in questo, come cittadina e come eurodeputata. Con i miei colleghi, infatti, ho sostenuto fortemente la presentazione al Parlamento europeo, lo scorso 5 maggio, di una dichiarazione scritta contro il cancro al seno. Attraverso questa dichiarazione si invitano gli Stati membri ad introdurre lo screening mammografico nazionale, in conformità con gli orientamenti dell’Unione europea; si chiede in tal senso alla Commissione una relazione biennale sullo stato di attuazione dello screening mammografico in tutti i Paesi dell’Ue e si invita inoltre la stessa Commissione a sostenere studi che verifichino se lo screening è utile per le donne oltre i 69 anni di età e con meno di 50. Questo è sicuramente un contributo importante, ma non può essere l’unico, anche perchè in Italia rischia di restare solo una lettera morta se i tagli previsti continueranno a ridurre le risorse destinate alla prevenzione ed alla cura delle malattie oncologiche.

Quanto avviene nel nostro Paese è, come spesso accade, in controtendenza rispetto alle scelte politiche adottate da tutti gli Stati membri dell’Unione europea, ma soprattutto è contro i cittadini. Mentre nel resto del mondo aumentano gli investimenti destinati alla ricerca, in Italia si tagliano le già scarsissime risorse destinate a questo settore. Non ci rimane che opporci strenuamente e giorno per giorno a questo manipolo di politicanti che dimostra di avere a cuore sempre e unicamente interessi privatistici. Quegli interessi che stanno distruggendo tutti i settori pubblici del nostro Paese. La Sanità, come la scuola, è un gravissimo esempio dell’operato devastante dell’attuale esecutivo.

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