Riaprire il processo sul sistema Sesto che in primo grado si era concluso con l’assoluzione di tutti gli imputati. Il sostituto Pg di Milano Lucilla Tontodonati, nel processo milanese d’appello ha chiesto di riaprire il dibattimento con l‘ascolto di una serie di testimoni e anche degli imputati Piero Di Caterina e Giuseppe Pasini. Nel caso i giudici non accolgano la rinnovazione del processo, il pg ha chiesto condanne per 8 imputati, tra cui Filippo Penati, per il quale sono stati chiesti tre anni. Tra le richieste di pena i due anni e 9 mesi chiesti per l’architetto Renato Sarno e per Bruno Binasco. Nelle motivazioni del verdetto di primo grado i giudici avevano ritenuto che il Sistema Sesto esistesse ma contro l’ex presidente della Provincia di Milano ed ex sindaco di Sessto San Giovanni le prove erano insufficienti. Del resto la legge Severino aveva spazzato via il cuore dell’indagine per concussione con la conseguente dichiarazione di prescrizione per gli imputati. E così a Monza ai giudici era toccato decidere sul resto. Per l’ex capo della segreteria politica di Bersani, come spiegato dal Pg, uno dei capi di imputazione è caduto in prescrizione mentre per un altro la prescrizione è arrivata solo in parte. Restano a suo carico anche altri due capi di imputazione.

Secondo l’accusa l’imprenditore nel settore dei trasporti Piero Di Caterina, il grande accusatore di Penati, “ha detto la verità quando ha detto di aver dato soldi” a Filippo Penati “per avere concreti vantaggi o la promessa di vantaggi dall’esponente politico”. A riportare il caso nelle aule giudiziarie erano stati gli allora pm monzesi Walter Mapelli e Franca Macchia, titolari delle indagini e che hanno fatto ricorso contro la sentenza con cui il Tribunale nel dicembre 2015 aveva assolto tutti gli imputati, tra cui l’architetto Renato Sarno, l’ex segretario della Provincia Antonino Princiotta, gli imprenditori Giuseppe Pasini e Piero Di Caterina e il manager Bruno Binasco (Gruppo Gavio), dalle accuse di corruzione e di finanziamento illecito. Assoluzione impugnata dai pm – eccetto che per Giordano Vimercati (assolto poi definitivamente) – e che riguarda i casi legati al Sitam, il ‘sistema integrato trasporti e tariffe dell’area milanese, alla Codelfa e alla realizzazione della terza corsia della Milano-Serravalle.  Nessuna impugnazione, invece, per il capitolo di cui già nel marzo 2013 era stata dichiarata la prescrizione e relativo alle vicende di presunta concussione che riguardavano le ipotizzate tangenti sulle ex aree Falck e Marelli.

Il pg oggi ha criticato in vari punti la sentenza di primo grado spiegando, tra le altre cose, che “si dice che Di Caterina, che ha parlato di 3,5 milioni di euro, non è stato preciso nell’indicare la cifra della somma versata a Penati, ma è del tutto normale che non tenesse un conto preciso ed è anzi ciò che prova anche la spontaneità e genuinità delle sue dichiarazioni“. Per il pg – che al termine dell’intervento dovrebbe chiedere in prima battuta la riapertura del processo per l’ascolto di alcuni testi – negli atti dell’inchiesta ci sono comunque “elementi più che sufficienti, gravi, precisi e concordanti”. Si torna in aula lunedì prossimo.

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