“Se un progetto a voi costa dieci, mi fate la fattura ad esempio per 12 e il margine viene a me”. Funzionava così secondo la Procura di Verona il sistema di potere di Giovanni Serpelloni (nella foto), medico veronese dal 2008 al 2014 a capo del Dipartimento politiche antidroga della Presidenza del Consiglio dei ministri, indagato per tentata concussione e turbativa d’asta nell’ambito degli appalti per la manutenzione del software di gestione dei dati sanitari sulle tossicodipendenze. Il sostituto procuratore veronese Paolo Sachar ha chiuso le indagini nei confronti del braccio destro dell’ex ministro Carlo Giovanardi, oggi dirigente della struttura complessa del Servizio dipendenze dell’unità sanitaria locale di Verona, accusato in concorso con due colleghi medici di aver chiesto una percentuale sugli incassi della società Ciditech di Vigasio (Verona), aggiudicataria degli appalti per la manutenzione del software Mfp (Multifunctional Platform, ndr), usato dalle strutture Sert di tutta Italia come strumento per la gestione degli appuntamenti e delle cartelle sanitarie.

Insieme a Maurizio Gomma e Oliviero Bosco, rispettivamente direttore del Servizio per le dipendenze 1 dell’Ulls 20 di Verona e responsabile dell’Uosd Centro di Medicina Comunitaria, Serpelloni avrebbe chiesto sugli incassi della società Ciditech di Corrado Bettero “una cifra da zero a x” – si legge nell’avviso di conclusione indagini – “un premio da dare a me personalmente per tutti questi anni di supporto”, importo meglio specificato in una e-mail successivamente inviata alla società il 9 dicembre 2013 in cui gli indagati chiedevano “a saldo forfettario e risarcitorio la somma di euro 100mila – scrive il pm Sachar – quale riconoscimento di asseriti diritti intellettuali vantati sul software Mfp”.

Ma l’imprenditore Bettero, rappresentante della Ciditech, “non si piegava alle richieste” nonostante Serpelloni, capo del Dipartimento delle politiche antidroga, detenesse “‘il potere assoluto’ sulle scelte a tutti i livelli nel campo delle dipendenze” secondo il Gip di Verona che nel maggio 2016 ha firmato l’ordinanza di custodia cautelare ai domiciliari per il medico veronese. A Serpelloni, insieme ai colleghi Gomma e Bosco, il pm ora contesta anche la concussione per aver costretto Bettero nel gennaio 2014 “a consegnare indebitamente i codici sorgenti della piattaforma software Mfp aggiornati alla versione 5.0”, di proprietà dell’Ulls 20 di Verona, poi depositato dagli indagati “in data 10 settembre 2014 presso la Siae (…) Deposito opere inedite”. Nel mirino della Procura anche l’appalto per la manutenzione centralizzata del software, aggiudicato alla società Studio C di Arbizzano (Verona), installato su circa 60 server nel territorio nazionale e utilizzato da circa 150 strutture sanitarie italiane.

Serpelloni è indagato per turbativa d’asta insieme ai dirigenti dell’Ulss 20, Gomma e Bosco, e alla collaboratrice Claudia Rimondo, in concorso con gli imprenditori Andrea Cacciatori della società Studio C e Luca Canzian della srl One Stop Studio: avrebbero adottato per la gara sulla manutenzione “la cosiddetta procedura ristretta, indicando quale base d’asta l’importo fittizio di 39.500 euro”, mettendo a conoscenza della gara “prima dell’espletamento della stessa il legale rappresentante della Studio C, Andrea Cacciatori, società aggiudicataria (…) e il socio Luca Canzian” della One Stop Studio, “concordando il contenuto della richiesta di preventivo per la manutenzione”. Gli indagati avrebbero tenuto “incontri e contatti” tra loro “prima e durante l’espletamento della gara a procedura ristretta”, come dimostrerebbero almeno tre e-mail agli atti dell’inchiesta.

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