“Ovviamente non ho alcun dubbio sulla totale correttezza dei carabinieri e dei membri del governo in questa vicenda. La mia linea è sempre una sola: si vada a sentenza. Noi chiediamo ai giudici di fare presto, sempre”. Matteo Renzi torna a parlare in pubblico dopo il referendum con una lunga intervista concessa all’ex direttore di Repubblica Ezio Mauro. E scende in campo per difendere il Giglio magico e in particolare l’amico-fedelissimo-ministro Luca Lotti, indagato per favoreggiamento e rivelazione di segreto per la fuga di notizie nell’inchiesta Consip. L’ex premier non si limita, nella prima parte dell’intervista, a parlare di Lotti e Boschi come di “due persone straordinarie, professionisti eccellenti” per giustificarne la presenza fissa nel suo entourage. Nel corso del colloquio, Mauro gli chiede se non reputi “già gravissimo” il fatto che le cimici della procura di Napoli siano state tolte dopo l’avvertimento “di qualcuno dei suoi uomini”. Renzi non entra nel merito dell’opportunità di confermare un indagato ai vertici dell’Arma (è accaduto ieri, leggi qui) o in un ministero, ma gira la responsabilità sui magistrati che devono fare presto: “La mia linea è sempre la stessa. Noi chiediamo ai giudici di fare presto, sempre. Bene le indagini, ma si vada a sentenza. Qualcuno ha violato la legge? Si dimostri con gli articoli del codice penale, non con gli articoli dei giornali. E chi ha sbagliato, se ha sbagliato, paghi”. Citando inchieste come Penati e Tempa Rossa, l’ex premier glissa sulle responsabilità politiche ma afferma: “Notizie sparate in prima pagina per le richieste e nascoste per le assoluzioni”. Due risposte sul caso Consip in cui Renzi difende i suoi senza entrare nel merito e butta la palla nel campo di chi fa le indagini. Ma non dice (e non gli viene chiesto) se lui era informato o no dell’inchiesta.

Un’ampia parte dell’intervista è dedicata al cosiddetto Giglio magico. Renzi, naturalmente, nega favoritismi: “Mai scelto le persone in base alla fedeltà”. Aver scelto i collaboratori più stretti nella cerchia dei vecchi amici non è stato un errore? “Dissento radicalmente”, attacca Renzi: “Io ho sempre cercato di scegliere i più bravi. Ogni leader nel mondo ha un gruppo di collaboratori storici, anche del proprio territorio”. Detto di Lotti e Boschi, resta la Manzione, capo dei vigili urbani a Firenze che diventa responsabile del dipartimento affari giuridici di Palazzo Chigi. Per Renzi “talmente brava che è stata confermata anche da Gentiloni. Tutto qui questo mitico Giglio Magico?”. E Carrai, “candidato per settimane a guidare la cyber security”. Anche qui il segretario Pd gioca in difesa: “E poi non lo abbiamo nominato. Forse avrebbe fatto comodo la sua competenza, sa?”. Renzi rivendica il metodo adottato per le nomine: cita De Scalzi, Starace, Moretti, Guerra e Piacentini. Ma su Campo dall’Orto e il caso Rai la tensione è evidente: “Alla Rai ho scelto un capo azienda del mestiere e l’ho lasciato lavorare”. Scelto “nel bouquet della Leopolda“, fa notare l’intervistatore. E anche qui, come per Carrai, il segretario Pd va sulla difensiva: “Non mi pare che partecipare a un convegno alla Leopolda sia un reato. L’ amministratore delegato l’ho scelto per il mestiere, gli ho dato i poteri con la legge e i soldi con il canone in bolletta. Per il resto sfido chiunque a dire che ho messo bocca in una sola nomina. L’unica cosa che è veramente figlia di una mia proposta è stata la cancellazione della pubblicità dalla tv dei bambini. Sul resto io devo solo cercare il meglio per il futuro delle aziende. E lo farò anche per il Pd”.

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