“Mi viene da piangere … io sono stato utilizzato”. Inizia così lo sfogo di Alberto Sarra, l’ex sottosegretario della Regione Calabria arrestato dai carabinieri del Ros a luglio nell’inchiesta “Mamma Santissima coordinata dal sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo. Per la Procura, l’ex consigliere regionale di Alleanza Nazionale (oggi accusato di associazione mafiosa) era uno dei componenti “riservati della ‘ndrangheta, quella cupola di “invisibili” gestita da decenni dall’avvocato Paolo Romeo, ex parlamentare del Psdi ritenuto la testa pensante delle cosche.

Per due volte, il 22 luglio e il 2 agosto 2016, Sarra si è trovato davanti al pm nella sala colloqui del carcere di Arghillà. I due verbali sono stati inseriti nei faldoni del processo “Gotha” per il quale, a fine dicembre, la procura ha notificato 72 avvisi di conclusione indagini. Quella di Sarra non può tecnicamente definirsi una collaborazione con la giustizia. Tuttavia ai magistrati dice di voler raccontare tutto quello che sa per chiarire la sua posizione e soprattutto quello che il sostituto della Dda Giuseppe Lombardo definisce il sistema dei “pesi e dei contrappesi”. Un sistema che ha consentito a Giuseppe Scopelliti (indagato per reato connesso) di essere eletto prima sindaco di Reggio e poi governatore della Calabria. “Senza Sarra non sarebbe esistito Scopelliti. – è la premessa del pm Lombardo – Per valorizzare uno ‘gestibile’ come Scopelliti era necessario anche uno ingestibile come Alberto Sarra”.

“Io sono stato utilizzato fino in fondo – spiega l’ex sottosegretario – io sono uno che era nel cuore della gente”. Nel primo interrogatorio, Sarra ripercorre la sua carriera politica che si è rivelata fondamentale per consentire a Paolo Romeo e alla sua cricca di plasmare personaggi come Giuseppe Scopelliti. Nel secondo interrogatorio, però, inizia a fare un po’ di nomi e a riscontrare quanto i carabinieri del Ros avevano già scoperto con l’inchiesta “Mamma Santissima”.

“SCOPELLITI AVEVA IL RAPPORTO CON I DE STEFANO”. ROMEO E IL “MONDO DEVIATO” – “Io – racconta Sarra – avevo il rapporto con Fiume (il pentito ex killer delle cosche di Archi) e Scopelliti aveva il rapporto con i De Stefano. Io da giovane entro alla Provincia. I rapporti che vedo inizialmente con Romeo (Paolo) partono anche con Pirilli (Umberto Pirilli, ex presidente della Provincia di Reggio ed ex parlamentare europeo, ndr). Pirilli e Romeo avevano una base comune che veniva da un certo mondo della destra”. “Vediamo chi vince! Poi ci spostiamo dalla parte…” era la regola all’interno dello studio Romeo frequentato dall’avvocato Giorgio De Stefano (l’altra testa pensante della ‘ndrangheta) ma anche da sottosegretari, parlamentari ed esponenti politici locali. “Che lui (Paolo Romeo, ndr) – aggiunge Sarra – abbia i rapporti con tutte queste persone, che sono rapporti sui quali lui incide, io questo lo posso testimoniare perché ero alla Provincia e lui aveva rapporti con Pirilli e aveva degli spazi all’interno dell’amministrazione provinciale. Che lui avesse dei rapporti con Valentino (l’ex sottosegretario alla Giustizia, ndr), io lo posso testimoniare perché mi risulta ed erano i rapporti anche in cui lui gli indicava, incideva, esprimeva, dava indicazioni. Paolo Romeo è l’anello di congiunzione tra un mondo deviato. Il mondo che è vicino a Romeo non parla bene di lui”.

LA CANDIDATURA DI PIRILLI ALLE EUROPEE DEL 2004. “È STATA FATTA UN’ABBINATA A LIVELLO NAZIONALE” – Umberto Pirilli, Giuseppe Valentino e Paolo Romeo. È questo il triangolo che, secondo Sarra, ha portato alla candidatura del primo alle europee del 2004 quando fu impedito a Scopelliti di lasciare Reggio per un seggio più “comodo” a Bruxelles. “Le voglio dare ragione su questo. – dice Sarra – La candidatura di Pirili è una cosa che non è così scontata. Passa da una scelta che non è locale. Il problema è che viene fatta un’abbinata a livello nazionale. Pirilli non vince in Calabria. Tanto per essere chiari. Pirilli vince in Campania, dove prende oltre 10.000 voti”. La sua elezione, per Sarra, “è una cosa ancora più grossa. È il risultato dell’accordo tra la componente di Matteoli e quella di Alemanno e Storace. Che era la cosiddetta ‘destra sociale’”. Ma anche quest’accordo sarebbe stato il frutto di decisioni prese nello studio di Paolo Romeo.

È lui che “ha fatto pressione su … Valentino che a sua volta ha fatto pressione su Fini per la candidatura di Pirilli”. È proprio la figura di Fini che risulta incomprensibile al pm Lombardo: “È mai possibile –si domanda il magistrato – che Gianfranco Fini non si rende conto che se gli uomini suoi, su Reggio Calabria entrano ed escono dallo studio di Paolo Romeo qualche giorno finisce nei guai pure lui!”. “Ma andava Valentino! – è la risposta di Sarra – Valentino aveva il rapporto con Fini diretto allora!”.

ANTONIO CARIDI E I FONDI COMUNITARI – L’ex sottosegretario parla anche del senatore Antonio Caridi (anche lui arrestato nella stessa indagine): “Il suo rapporto con Scopelliti è un rapporto risalente nel tempo ed è un rapporto che non ha subito momenti di flessione né soluzione di continuità. A mio parere non è stato casuale che il Caridi sia stato individuato quale assessore alle Attività Produttive. A tal proposito la invito ad analizzare i progetti legati alla gestione dei fondi comunitari per capire chi è stato avvantaggiato dal Caridi e dalla Fincalabra (la società in house attraverso cui la Regione Calabria gestisce i finanziamenti europei)”.

FRANCO ZOCCALI, IL “RICHELIEU” DI SCOPELLITI – Se Caridi era legato all’ex governatore della Calabria, l’avvocato Franco Zoccali lo era ancora di più. Il nome dell’ex capo di gabinetto di Scopelliti compare nel verbale di Sarra. Nominato negli anni Novanta assessore provinciale “in quota Romeo”, Zoccali “è la figura fondamentale – dice – in un contesto perché è quello che fa da collegamento… sia politico che altro. Dal punto di vista elettorale non era uno che aveva grande… cioè non entrava nel cuore della gente. In fondo loro sono stati sempre complementari da questo punto di vista… Scopelliti capace di attrarre grandi consensi… Zoccali era… lo chiamavano Richelieu”.

I MILIONI DI EURO DEL DECRETO REGGIO E LE MINACCE AL SINDACO RAFFA – Nel 2010, Scopelliti diventa governatore della Calabria lasciando il Comune di Reggio nelle mani del sindaco facente funzioni Giuseppe Raffa (Forza Italia). Ma a Palazzo San Giorgio, Scopelliti deve lasciare anche il ruolo di commissario straordinario del Decreto Reggio. È a questo punto del verbale che, più delle risposte di Sarra, sono illuminanti le considerazioni del pm Giuseppe Lombardo: “Raffa rimane sindaco facente funzione, ci racconta che gli si presenta un soggetto per nome e per conto di Scopelliti e gli dice firma ‘questa missiva e rinuncia al ruolo del Sindaco come Commissario Straordinario del Decreto Reggio, perché non c’è scritto da nessuna parte che debba essere il sindaco e per una sorta di continuità amministrativa… è il caso che questo soggetto continui a essere Peppe Scopelliti”… Raffa non firma e viene da me a denunciare dicendomi ‘mi volevano costringere perché per loro è fondamentale mantenere la gestione dei flussi finanziari che ruotano intorno al Decreto Reggio che continuava in quel periodo ad essere foraggiato mi pare con 14 milioni all’anno’”.

Quell’uomo, stando a quanto emerso dall’interrogatorio, era Gianni Artuso, delegato per la gestione del Decreto Reggio ai tempi del sindaco Scopelliti. Sarra ricostruisce i vari protagonisti del sistema che ruotano attorno allo studio di Paolo Romeo. Tolto quest’ultimo dal panorama politico reggino, figure come Giuseppe Scopelliti, Umberto Pirilli, Pietro Fuda (ex senatore di Forza Italia oggi sindaco di Siderno, ndr), Giuseppe Valentino e Antonio Caridi – dice Sarra – “non sarebbero esistite”. Dalle carte depositate nel fascicolo del processo “Gotha” emerge che gli arresti di luglio sono solo l’inizio di un’inchiesta più ampia che mira a fare luce sui pupi e sui pupari di Reggio. Pupi e pupari che a volte si scambiano i ruoli e a volte non compaiono proprio.

Le certezze della Procura sono quelle scritte nelle informative del Ros e che riescono a intravedersi nei verbali di alcuni interrogatori come quello di Sarra. Ne viene fuori un Paolo Romeo e un Giorgio De Stefano che hanno sicuramente un “ruolo pesante”. “Dobbiamo capire che ruolo hanno avuto Valentino e Scopelliti” è la frase pronunciata dal sostituto procuratore della Dda Giuseppe Lombardo. Una frase che ha il sapore più amaro di un avviso di garanzia.

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