A quell’epoca, la signora era ricoverata nel reparto geriatria dell’ospedale. Non aveva neppure 69 anni. Sarebbero stati pochi comunque, per quella triste condizione esistenziale. Per quella signora, in particolare. Lei, infatti, apparteneva a un genere di creature per cui il tempo scorre assai più lentamente che per i normali esseri umani. La vita della signora, cioè, avrebbe dovuto esser assai più lunga di quella di qualsiasi persona. Ma la sua esistenza era stata contrastata sin da bambina. Da quando aveva pochi anni, infatti, molti le attribuivano un invecchiamento precoce. Inesistente.

Ma quelli aumentavano man mano che passavano gli anni, e le loro “preoccupazioni” divennero ben presto oltraggi, attacchi: a quella, che era ancora un’adolescente, essi non si facevano problemi ad appioppare una sindrome di Matusalemme che avrebbe provocato catastrofi all’ambiente a lei circostante. Era tutto inventato.

La bimba era perfettamente sana, anzi aveva potenzialità di vitalità e creatività rivoluzionarie per l’ambiente che l’avrebbe accolta: era questa la sua vera, grande colpa. Forse, quelle aggressioni a quella bimba erano dettate dal fatto che in molti non l’avrebbero mai voluta veder nascere, anche tanti di coloro che, formalmente, l’avevano fatta venire al mondo. Quella bimba trovò, di fatto, corrispondenza e sostegno massicci solo quando arrivò alla giovinezza.

Un gran numero di suoi coetanei invase le piazze, le strade, le scuole, le fabbriche del Paese, portandovi aria nuova, più salutare, più gioiosa, più giusta. Quei giovani “in movimento” aiutarono assai, spesso anche oltre la loro volontà, quella ragazza a rinforzarsi, ad “applicarsi”, ad avere, finalmente, anche dei figli, che furono chiamati con dei numeri: 300, 392, 833, 194…

Ma quelli che proprio non la tolleravano si fecero sempre più aggressivi pur di eliminarla. Scatenarono una vera e propria guerra – “a bassa intensità” – contro di lei: stragi, piani golpisti, centri di potere occulti, piani “di rinascita democratica”, “anni di piombo”… La oltraggiarono, la ferirono, per molti versi la bloccarono. Ma non la uccisero.

Dopo gli “anni di piombo”, arrivarono altri anni, sempre di colore scuro ma molto diversi dai primi: quelli in cui i più non attaccavano la nostra signora, ormai diventata cinquantenne; semplicemente, facevano come non esistesse. Pensavano solo ad arricchirsi. A ogni costo. Questo fece alla signora ancora più danni delle stragi. Ma ella sopravvisse anche a questo.

Curiosamente, più la maltrattavano, più la colpivano alle spalle e più dicevano in giro che era colpa sua. E che, quindi, dovevano “riformarla”. Gli autori di questo strano trattamento erano sempre gli stessi: proprio quelli che avrebbero dovuto tutelarla, realizzarla. La signora, tuttavia, pur arrivata alla soglia dei settant’anni, era ancora viva e vitale.

Anche a quell’età, avrebbe potuto e saputo portare, nella società nella quale viveva, ancora molta di quell’aria nuova, salubre, giusta per la quale era nata. Invece, i nuovi “custodi nemici”, come i loro predecessori, avevano deciso che lei era ormai vecchia, inabile, inutile. Per questo l’avevano ricoverata a forza. E ora avevano preparato per lei un maxi intervento chirurgico: per renderla più forte e agile, dicevano.

In realtà, l’avrebbero mutilata definitivamente. Anche in questo caso, l’avevano chiamata “riforma”. Quello che non era riuscito a tutti i falsi tutori di sessant’anni poteva riuscire a quelli di quell’epoca, i più desolanti: quelli che studiavano su Wikiquote.

Ora, costoro chiedevano l’appoggio, il voto “della maggioranza”, per concludere la mutilazione della signora. La nostra signora si chiamava Costituzione Repubblicana; e attendeva di conoscere il suo destino da quella maggioranza. Le prestazioni che aveva fornito quest’ultima, nella storia di quel Paese, non potevano lasciarla tranquilla.

Ma c’erano anche precedenti rincuoranti: dieci anni prima, per esempio, la maggioranza l’aveva già salvata da un altro intervento devastante. Chissà se quel popolo si sarebbe ripetuto; chissà se avrebbe impedito per la seconda volta che alla signora si desse il colpo di grazia. Nessuno poteva saperlo.

L’unica cosa certa era che, se avessero vinto i riformatori detti “della Ruota della fortuna”, per molti si sarebbe avverata la profezia di un grande scrittore di quella nazione controversa: “Eppure – mi confidò una volta il re – non sono questi i tempi per affezionarsi al proprio paese. Bisognerebbe avere una sola valigia. Perciò, la sua lettura preferita era l’Orario delle Ferrovie”.

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