Una lista civica senza simbolo dei Cinque stelle, oppure una riabilitazione definitiva all’interno del Movimento. Federico Pizzarotti ci sta pensando, in bilico tra la decisione di sciogliere le riserve sulla propria ricandidatura alle amministrative del 2017 a Parma e correre da solo, e l’attesa di un segnale dai vertici del Movimento. “Ci sto pensando, non ho ancora deciso se mi ricandiderò, ma ci sto riflettendo” ripete ai giornalisti affollati in consiglio comunale che gli chiedono di un eventuale progetto a una lista che porti il suo nome. C’è chi ha notato l’attestato del presidente del Consiglio Matteo Renzi, intervistato a Porta a Porta: “Il M5s ha amministratori anche validi – ha detto il segretario del Pd – Pizzarotti ha fatto cose su cui sono d’accordo e altre sulle quali non lo sono”.

Sono i giorni del caos pentastellato in Campidoglio. La Capitale conquistata dai grillini avrebbe dovuto oscurare definitivamente il primo fortino M5s nella città emiliana e invece accende di nuovo i riflettori sul suo sindaco “dissidente”, che da oltre 100 giorni è stato sospeso per aver tenuto nascosto un avviso di garanzia per abuso d’ufficio sulle nomine del teatro cittadino. Le due vicende hanno contorni diversi, ma Pizzarotti non riesce a trattenere un sorriso, anche se amaro. Chi lo accusava di mancanza di trasparenza, ora sembra nel mirino per le stesse “colpe”: Virginia Raggi, ma anche Luigi Di Maio e il direttorio, di cui il primo cittadino ducale ha chiesto le dimissioni in blocco. “Non potevano non sapere” ripete Pizzarotti. “Capisco benissimo Virginia Raggi, spesso è difficile non subire la pressione mediatica e quelle interne, ci sono state a Parma, figuriamoci in una città come Roma – aggiunge Pizzarotti a ilfattoquotidiano.it – Però non si può dare la colpa ai poteri forti, bisogna assumersi le proprie responsabilità”.

Pizzarotti è sereno: è già sopravvissuto a diversi terremoti con i Cinque stelle, è passato dalla gloria alla graticola proprio come sta accadendo alla sua collega e ora non ha più niente da perdere e tenta di giocare le sue ultime chances. Dal 13 maggio aspetta che i vertici del Movimento prendano una decisione sul suo destino: dentro o fuori. Il primo cittadino si era dato tempo tutta l’estate per pensare a cosa fare in vista delle Comunali 2017. Nel frattempo, aveva lanciato ultimatum per avere un verdetto sulla sua sospensione e ad agosto per protesta 11 consiglieri di maggioranza si sono autosospesi dal Movimento in solidarietà con lui. Nulla però è servito a interrompere l’isolamento di Parma, che rimane tuttora, tanto che il passo verso una lista civica per Pizzarotti e i suoi sembra ormai quasi una strada obbligata. A rimescolare le carte in tavola sono state in un certo senso le vicende romane, che hanno dato a Pizzarotti l’occasione di togliersi qualche sassolino dalle scarpe, e la speranza, forse, di una sua possibile riabilitazione nel Movimento, magari con un mea culpa da parte di coloro che lo avevano tanto criticato. “Non ho molte speranze che possa accadere, ma quello che mi preme sottolineare – continua il sindaco – è che governare non è facile per nessuno. Ho sempre detto che la cosa migliore di tutte è spiegare quello che si fa. Io ho sempre cercato di farlo, anche quando le mie scelte potevano non piacere a tutti. Penso che a Roma invece il direttorio e la Raggi non abbiano spiegato tante cose. Ma non si può governare con gli slogan e le parole, alla fine quello che conta sono i fatti, le cose concrete”.

La speranza di essere riammesso per cambiare le cose dall’interno dei Cinque stelle c’è e Pizzarotti non lo nega. In tv, a La7, il sindaco ha ribadito nei giorni scorsi di riconoscersi ancora nei valori del Movimento e si è addirittura detto pronto a candidarsi per ricoprire un incarico di leadership “per togliere il movimento da queste secche. Il M5s è l’unica speranza per l’Italia che non cambierà anche se mi butteranno fuori o meno”. Difficile però che questo si possa avverare e allora per il sindaco l’unica via sarebbe rinunciare all’amato simbolo per tentare un secondo mandato nella sua città con una lista civica. “Per ora non c’è nessuna decisione su cosa faremo, ma sicuramente non ci saranno alleanze con altri partiti” ripete Marco Bosi, capogruppo in consiglio comunale. In quel caso scoppierebbe una diatriba su chi potrebbe correre sotto la bandiera dei Cinque stelle, come per esempio i consiglieri fuoriusciti dalla maggioranza che hanno creato un gruppo di opposizione pentastellato. Ma tra ricorsi e vie legali, forse il finale, paradossale, potrebbe portare addirittura a non avere una lista Cinque stelle in quella che nel 2012 Grillo definì la Stalingrado del Movimento.

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