Dopo le sentenze del Consiglio di Stato, il governo ha escluso i trattamenti di disabilità dal conteggio del reddito familiare per il calcolo dell’Isee. E sostituito il sistema di franchigie con un aumento del peso dei componenti disabili. Ma le modifiche sembrano favorire le famiglie più ricche.

di Manuel Reverberi e Andrea Trapani (Fonte: lavoce.info)

Il calcolo dell’Isee dopo le sentenze del Consiglio di Stato

La pronuncia del Consiglio di Stato, nel febbraio scorso, ha determinato la modifica da parte del governo di alcune disposizioni del decreto del presidente del Consiglio dei ministri n. 159 del 2013 sulla determinazione della situazione economica equivalente delle famiglie. Nel dettaglio, con la legge n. 89/2016, il governo ha ripristinato la vecchia definizione di reddito disponibile familiare che esclude tutti “i trattamenti assistenziali, previdenziali e indennitari (…), laddove non rientranti nel reddito complessivo ai fini dell’Irpef”; questi, secondo il Consiglio di Stato, svolgono una mera funzione risarcitoria e non di integrazione al reddito familiare.
Alla luce delle modifiche il nuovo quadro normativo prevede:

  • La mancata inclusione di pensioni e indennità legate alla disabilità nel calcolo del reddito disponibile familiare;
  • L’abbandono del sistema di franchigie e deduzioni per le famiglie con disabili, incluse le spese connesse con la condizione di disabilità o non autosufficienza;
  • La maggiorazione del coefficiente di equivalenza di 0,5 per ogni componente disabile.

Per valutare se i correttivi avranno un impatto positivo per i nuclei familiari con disabili, un primo aspetto da considerare è la variazione della distribuzione dell’Isee a seguito delle modifiche. Per fare questo abbiamo simulato il calcolo della situazione economica equivalente sui dati IT-Silc 2014.

Grafico 1 – Distribuzione di frequenza dell’Isee delle famiglie con disabili prima e dopo le modifiche approvate.

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Fonte: Nostra elaborazione su dati IT-Silc 2014

Dall’analisi del grafico 1, relativo alle sole famiglie con disabili (dove per disabile si intende un individuo beneficiario di almeno un trasferimento legato alla condizione di disabilità), sembra che le rettifiche approvate portino a un calo generalizzato del livello di Isee. Nel dettaglio, si osserva una riduzione media del 20 per cento dell’indicatore per le famiglie con disabili dovuta alle nuove regole e un incremento nel numero di Isee medio-bassi (sotto i 20mila euro).

Grafico 2 – Variazione dell’Isee per i nuclei familiari con disabili.

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Fonte: Nostra elaborazione su dati IT-Silc 2014

Per ogni famiglia con almeno un disabile, il grafico 2 mostra come varia l’Isee prima (asse orizzontale) e dopo la legge 89/2016 (asse verticale). Quanto maggiore è lo scostamento verso il basso delle osservazioni rispetto alla bisettrice, tanto maggiore è l’effetto positivo delle nuove regole.
I correttivi adottati determinano una riduzione dell’Isee per gran parte dei nuclei con disabili (circa il 72 per cento). Tuttavia, risulta evidente un miglioramento della posizione relativa dei nuclei più ricchi rispetto a quelli con reddito medio-basso; d’altro canto, per il 25,6 per cento del totale delle famiglie con disabili (i punti al di sopra della bisettrice) l’Isee sembrerebbe aumentare. Per capire meglio la portata dei cambiamenti che si realizzeranno, facciamo l’esempio di due famiglie composte entrambe da quattro componenti di cui un minore non autosufficiente. Per entrambe osserviamo come varia l’Isee passando dalla vecchia modalità di calcolo (Dpcm n. 159/2013) a quella attuale (L n. 89/2016).

Tabella 1 Nuova e vecchia modalità di calcolo dell’Isee a confronto

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La tabella 1 ci permette di vedere che se da un lato le nuove disposizioni producono una riduzione dell’Isee per la famiglie con redditi più alti, dall’altro determinano la possibilità che quello delle famiglie con redditi bassi possa aumentare, così come avviene per la famiglia 2 dell’esempio. L’effetto negativo si verifica qualora il valore delle deduzioni di cui si sarebbe beneficiato con il vecchio regime superi in maniera significativa l’ammontare delle prestazioni socio-assistenziali legate alla disabilità. In questi casi, le vecchie regole avrebbero assicurato alle famiglie con reddito basso un sistema di franchigie più vantaggioso di quanto non sia la maggiorazione del coefficiente di equivalenza di 0,5 per ogni componente disabile, più favorevole in presenza di Isee medio-alti.

L’Isee come strumento di equità

La pronuncia del Consiglio di Stato ha messo il governo di fronte a una scelta: il ripristino della normativa precedente o l’avvio di un ben più lungo iter di riforma dell’Isee. Il ritorno alla vecchia disciplina sembrerebbe produrre effetti contrastanti, avvantaggiando le famiglie più ricche e penalizzando (con un aumento dell’Isee) molti nuclei a basso reddito.
I nostri risultati confermano che le sentenze del Consiglio di Stato non portano a un miglioramento dell’Isee, anzi interrompono il percorso di riforma, avviato nel 2013, volto a renderlo uno strumento valido per garantire l’equità del sistema di welfare.

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