Nella partita della Brexit, fondamentale per il futuro dell’Unione Europea, il fronte dei favorevoli all’uscita del Regno Unito dall’Ue incassa un importante endorsement: The Sun, il tabloid più popolare del Regno Unito, si schiera a favore dell’uscita. Non solo: il fronte anti-Ue incassa oggi i dati di una rilevazione dell’autorevole YouGov che attribuiscono ormai al ‘no’ all’Europa (Leave) 7 punti di vantaggio sul ‘sì’ (Remain). Il massimo scarto registrato negli ultimi mesi da questo istituto, a conferma di una tendenza generale che inquieta la City, alimentando l’instabilità di mercati e le pressioni sulla sterlina, e rischia di precipitare Downing Street in quello che il Guardian coglie come “panico cieco”.

I numeri parlano chiaro: YouGov accredita un 46% di voti in favore dell’uscita dall’Unione rispetto a un 39% di contrari, a cui vanno aggiunti l’11% d’indecisi e un 4% che afferma di volersi astenere. E il termometro della paura, dopo che ieri per la prima volta anche la media complessiva dei sondaggi ha fatto segnare un sorpasso di Vote Leave, non può che salire negli ambienti più filo-europei.

I primi sintomi si vedono nell’economia: la sterlina s’indebolisce ancora rispetto a euro e dollaro, mentre la borsa di Londra è ai minimi degli ultimi tre mesi. Il premier David Cameron, che negli ultimi due giorni ha ridotto al minimo dichiarazioni e apparizioni in pubblico per la campagna ‘Remain‘, spera negli aiuti esterni. Uno gli è arrivato da Lussemburgo, con la decisione della Corte europea secondo cui Londra potrà limitare l’accesso alle prestazioni sociali, in particolare agli assegni familiari, per i cittadini Ue privi di diritto di soggiorno in Gran Bretagna.

Su questo punto Cameron si era battuto nel corso del negoziato per ridiscutere i rapporti con Bruxelles in vista del referendum sulla Brexit. Il verdetto della Corte potrebbe essere un modo per provare a disinnescare la bomba del dossier immigrazione, sfuggito di mano al primo ministro e diventato invece l’argomento con cui gli euroscettici sono riusciti a distaccare gli avversari. Ma per gli anti-Ue non tratta che di briciole di sovranità.

E così al premier non resta che sperare nel soccorso, insperato fino a qualche settimana fa, del coriaceo leader dell’opposizione laburista, Jeremy Corbyn, sceso in campo con un appello urgente all’elettorato di sinistra per affermare l’importanza di rimanere nell’Ue per difendere l’occupazione e i diritti dei lavoratori. L’appello di Corbyn, criticato finora per l’atteggiamento troppo tiepido nella campagna pro Ue, questa volta è parso senza equivoci: una vera chiamata alle armi ai simpatizzanti del Labour affinché votino in blocco per l’opzione ‘Remain’.

‘Jeremy il rosso’, sottolinea il Guardian, è stato anzi insolitamente aggressivo. “Sono bugie pure e semplici”, ha tuonato replicando alla controversa affermazione degli euroscettici secondo cui fuori dall’Ue il servizio sanitario nazionale, l’Nhs, potrebbe contare su fondi più cospicui. Ma bisognerà vedere quanto queste parole faranno effetto su una base in cui i risentimenti verso le politiche europee improntate a rigore e austerità si rivelano tutt’altro che marginali.

Lo schieramento anti-Ue, oltre a contare sul favore degli ultimi sondaggi (da prendere con le molle visto il fiasco delle elezioni politiche del 2015, ma concordanti), si gode intanto l’endorsement del Sun: da sempre nemico giurato dell’Europa a colpi di polemiche e sberleffi. In prima pagina e a caratteri cubitali, il tabloid dell’implacabile Rupert Murdoch invita a dare fiducia alla ‘patria britannica’ e a non aver paura di tagliare i ponti con l’Ue.

“Stiamo per prendere la più grande decisione della nostra vita”, si legge nell’enfatico editoriale: “Dobbiamo liberarci dalla dittatura di Bruxelles, che nei nostri 43 anni di appartenenza all’Unione si è dimostrata meschina, sprecona e spaventosamente inetta nel gestire le crisi”. Una requisitoria senz’appello affidata ora al verdetto delle urne.

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