Gli aventi diritto al voto sono i quasi 1600 cittadini di Falconara Albanese. Di questi, gli emigrati in America sono circa 270 e altri 500, invece, ormai vivono fuori. Tutti, però, mantengono la residenza nel piccolo paese del cosentino, dove gli elettori effettivi si riducono così a 900. Dopo il ritiro di un candidato, sarebbe stato impossibile per il sindaco uscente Ercole Conti che si ripresenta alle elezioni comunali, raggiungere il quorum di 800 voti. Da qui l’idea: presentare due liste. La prima con Ercole Conti (di orientamento Pd) e l’altra guidata da Valentina Conti. Padre e figlia, quindi, si contendono il Comune di Falconara Albanese e le elezioni amministrative diventano una questione di famiglia.

La storia sembra una delle tante che ha sullo sfondo un paesino feudo sempre della stessa famiglia. Il sindaco Conti, però spiega che in realtà non è così: “Non ho nessun problema a parlarne, ma qui c’è la questione del quorum. Con molta schiettezza, andare a recuperare 800 voti a Falconara Albanese sarebbe stato impossibile per chiunque. È chiaro che questa è una sconfitta per la democrazia e Falconara non meritava una pagina del genere”. Ercole Conti non doveva essere l’unico candidato. Fino a pochi giorni fa doveva scendere in campo anche il consigliere di minoranza Sandro Nudo che poi si è tirato indietro. L’incubo dei commissari, quindi, ha spinto Conti a correre ai ripari: “Due giorni prima di presentare le liste ho avuto il sentore che non si sarebbe presentato nessuno. Non è stato facile nemmeno parlare con mia figlia che è sociologa. Abbiamo dovuto mettere mogli e fratelli nelle liste per scongiurare il commissariamento che sarebbe durato almeno fino all’anno prossimo. La politica non può delegare, la dobbiamo smettere di delegare alle altre istituzioni un ruolo che è prettamente politico”.

Lo stratagemma non è il massimo della trasparenza. A tratti sembra una presa in giro della legge elettorale. Ma per Conti, sindaco di Falconara Albanese da 10 anni, è stato un modo per non lasciare il suo territorio in mano alla burocrazia: “In sostanza noi abbiamo difeso il Comune da una normativa che avrebbe portato al sicuro commissariamento. Non ho nulla contro i commissari ma è chiaro che la politica ha più voglia e forza per fare amministrazione. Noi non facciamo i burocrati. La candidatura di mia figlia è un’anomalia. Ma all’ultimo momento chi andavo a prendere? Mi sono dovuto rivolgere alle persone vicine altrimenti non avremmo fatto in tempo per la raccolta delle firme. È stato meglio così alla fine. Anche se è una brutta pagina”.

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