A dicembre del 2015 la differenza tra il valore delle esportazioni dell’Italia nei Paesi extra Ue e quello delle importazioni è stato di 5,9 miliardi, il livello più alto da gennaio 1993. Lo rileva l’Istat, secondo cui su base annua l’export del mese è aumentato del 4,1%, che si riduce a +1,2% eliminando l’effetto prodotto dal diverso numero di giorni lavorativi. Le importazioni registrano invece una lieve crescita (+0,3%), che raggiunge il +6,5% se si elimina la componente energetica che è crollata in seguito al calo del prezzo delle materie prime come il petrolio.

Nell’intero 2015, rispetto al 2014, le vendite nei Paesi extraeuropei sono cresciute del 3,6% mentre l’import è risultato sostanzialmente stabile (-0,1%). Al netto dell’energia, l’incremento delle importazioni è stato del 10,2%, oltre il doppio rispetto a quello delle esportazioni (+4,5%). In particolare, la crescita dell’import è molto sostenuta per i beni di consumo durevoli (+16,4%) e i beni strumentali (+15,3%). Sempre su base annua, nel 2015 il surplus è stato di 33,7 miliardi, a fronte di 27 miliardi nel 2014. Al netto dell’energia si arriva a 64,4 miliardi.

L’andamento delle esportazioni è stato diverso a seconda dei mercati. Gli Stati Uniti, con +20,9%, contribuiscono per 3,5 punti percentuali alla variazione annua. Bene anche il Medio Oriente (+8,4%), le cosiddette “economie dinamiche asiatiche” diverse da Cina e Giappone (+3,6%) e l’India (+10,3%). Al contrario, l’export verso la Russia è crollato del 25,2% sottraendo alla variazione complessiva annua dell’export circa 1,3 punti percentuali.

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