E’ crisi, anche se si salva per il rotto della cuffia, dal dischetto. La Juventus si aggrappa a Paulo Dybala per non rimediare la terza, clamorosa sconfitta consecutiva. Brutta, sporca e poco cattiva, la squadra di Allegri va clamorosamente sotto all’inizio e deve sudare per riacciuffare il Chievo, che per quasi ottanta minuti guarda tutta la Serie A dall’alto verso il basso. Poi Cuadrado va giù in area e il primato veneto resta ma condiviso con la Roma. I giallorossi vincono senza brillare a Frosinone con un gol per tempo. Una rete in meno ma sempre tre punti in tasca per la Fiorentina che si rialza dopo le sberle incassate a Torino. In Toscana si esulta anche per il ritorno in campo di Giuseppe Rossi, mentre la prima stagionale da titolare di Francesco Totti non porta in dota il trecentesimo gol in A.

Juventus ancora in crisi
A metà partita lo Juventus Stadium fischia la Juventus, punita da Hetemaj – senza gol da 134 partite – in apertura e troppo brutta per essere vera. E dopo le sconfitte contro Udinese e Roma, le ombre lunghe della crisi diventa realtà e al pubblico bianconero non va giù. Il Chievo gioca senza timori reverenziali, fresco ed esaltato dal colpo del centrocampista. La Juventus ha tre occasioni per pareggiare immediatamente, ma né Hernanes né Pereyra riescono a superare Bizzarri. Al riposo arrivano i buuu del pubblico: mai negli ultimi 8 anni i bianconeri avevano subito almeno una rete nelle prime tre giornate di campionato. Rischiano il raddoppio in apertura: ci vuole un miracolo di Buffon per murare Cesar. Gol sbagliato, gol quasi subito: nel giro di pochi secondi Pereyra, Pogba e Dybala sfiorano il pareggio. Poi ancora Hernanes due volte va vicino al pareggio. Nel mezzo, il gol annullato a Cesar (era regolare?). E proprio lui atterra Cuadrado in area all’82esimo, con Dybala che trasforma dal dischetto. L’assedio finale è infruttuoso. E c’è un altro mezzo record da aggiungere alla sconfitta all’esordio in casa: da 53 anni la Juve non raccoglieva un solo punto nelle prime tre partite dell’anno. La Juve schiacciasassi non c’è più. E’ crisi.

Iago Falque-Iturbe: sbrigata la pratica Frosinone, ma che fatica per la Roma
Due colpi veleni nella coda di ogni tempo. Prima Iago Falque, poi Iturbe: Roma bum-bum e seconda vittoria consecutiva in campionato. Ma che fatica a Frosinone nel primo storico incrocio con i ciociari, alla terza sconfitta pur non demeritando. I giallorossi sono stati bravi a gestire una partita complicata contro una squadra ben organizzata ma con difficoltà offensive evidenti. In una giornata in cui Garcia butta anche un occhio alla Champions League che mette subito di fronte il Barcellona, ci vogliono sacrificio e sudore per piegare la squadra di Stellone. C’è Totti dal primo minuto, con Gervinho e Iago Falque ad agire sugli esterni. De Rossi-Keita fanno da diga davanti alla difesa, dove esordisce Rudiger. Nella prima mezz’ora sono giusto due conclusioni di Dzeko a provocare qualche sussulto a Leali, perché il Frosinone si difende bene nel suo 4-4-2 e non disdegna sortite offensive. Tanto che l’occasione più nitida capita sui piedi Tonev con un gran tiro da fuori area disinnescato da Szczesny. I canarini crescono ma nel momento di massima spinta, la Roma pesca il jolly: una rimessa laterale di Digne finisce direttamente sul piede di Iago Falque, forse con la complicità di Pavlocic, tocca quanto basta per spedirla in porta. A due minuti dall’intervallo, una maledizione per il Frosinone. Gervinho non accelera mai, Totti è nervoso e al rientro ci vuole un quarto d’ora abbondante per rivedere un’azione degna di nota. Ed è ancora merito del Frosinone, che costruisce sull’asse SammarcoCiofani. Falli, tuffi in area e cartellini addormentano la gara fino a sei minuti dal fischio finale quando Florenzi stampa sulla traversa un bolide. Non è altro che il preambolo al raddoppio, nato da un recupero forse falloso di Salah a metà campo e concretizzato da un gran contropiede di Iturbe. Siamo in pieno recupero, non c’è più tempo per nulla. La Roma sale momentaneamente al primo posto con 7 punti, uno in più della Fiorentina che – senza brillare ma gestendo bene una lunga inferiorità numerica – mette a sedere il Genoa.

Decide Babacar: gioia Viola nel giorno del ritorno di Pepito Rossi
Per i viola è una sabato di doppia gioia. Giuseppe Rossi ritorna in campo dopo il calvario legato agli infortuni e Khouma Babacar sigla il gol vittoria con una testata su assist di Borja Valero. Fino al cartellino rosso per Badelj, espulso al 63esimo, la squadra di Paulo Sousa aveva controllato la gara, creando diverse occasioni da gol non concretizzate. Nel primo tempo a singhiozzo, molto tattico e poco spettacolare, sono Babacar e Borja Valero, poi architravi del successo, i due ad andare più vicini al gol. Mentre il Genoa si affaccia dalle parti di Tatarusanu solo con un pallonetto di Pandev al 43′. Dopo l’intervallo piovono cartellini gialli e scarseggiano occasioni da gol, fino all’incornata dell’attaccante senegalese seguita subito dopo dall’espulsione per doppio giallo di Badelj. Sousa rinuncia a una punta e inserisce Mario Suarez, poi c’è spazio anche per Blaszczykowski così da aumentare la capacità di gestione della palla durante l’assedio del Genoa, sterile e improduttivo. Firenze festeggia: massimo risultato con il minimo sforzo.

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