La ruota del carro, simbolo dei Sinti e dei Rom, l’hanno messa da tempo in soffitta. Stanziali, lontani ormai dalle tradizioni più antiche, in grado di muovere milioni di euro attraverso le frontiere, pronti ad allearsi con i clan di ‘ndrangheta e camorra. Il mondo dei Casamonica è quanto di più lontano possa esistere dai campi-ghetto romani, voluti e mantenuti da Mafia Capitale. La loro fortuna la devono ad un altro Re di Roma, Enrico Nicoletti, che più di quarant’anni fa iniziò a usarli per riscuotere i crediti più difficili. Poi il passo lungo e silenzioso verso l’estorsione e la droga.

Casamonica è solo il nome più noto di una vasta costellazione di famiglie criminali. Dall’Abruzzo alla Calabria, passando per il Lazio e il Molise, gli ormai ex Sinti formano una ragnatela di alleanze e legami parentali che sta aumentando di peso e influenza. Se a Roma sono in grado di sedersi sui tavoli criminali che contano, in provincia di Cosenza già da tempo sono alleati con le famiglie della ‘ndrangheta. Non hanno una struttura verticistica o una cupola, come raccontano le tante inchieste degli ultimi anni. Assomigliano ad una sorta di bazar, orizzontale, dove i rapporti sono tra pari e i contatti stretti spesso con matrimoni e origini comuni.

Fortemente territoriali, riescono a mantenere – nonostante arresti e processi – salde radici in quartieri che controllano millimetro per millimetro. La terra di origine dei Casamonica è Pescara. “Vengono deportati a Roma durante il fascismo – racconta il presidente del Tribunale per le misure di Prevenzione, Guglielmo Muntoni, nell’ultimo rapporto delle mafie dell’Osservatorio sulla legalità della Regione Lazio – e si tratta di un gruppo enorme composto da diverse famiglie: i Casamonica, i Di Silvio, i Di Gugliemo, Di Rocco, Spada e Spinelli. Si tratta di famiglie tutte strettamente connesse sulla base di rapporti fra capostipiti che si sono sposati con appartenenti alle varie famiglie. Almeno un migliaio di persone operanti illegalmente a Roma”. Crescono nelle baraccopoli degli anni ’60 e ’70 e, poi, nelle prime case popolari dell’area tra la Tuscolana e la Romanina.

L’Abruzzo continua ancora oggi ad essere un territorio di rilievo nella mappa dei clan di origine Sinti. Vittorio Casamonica – il boss che amava Frank Sinatra e il Padrino, i cui funerali hanno fatto esplodere il caso a metà agosto – era nato a Pescara sessantacinque anni fa. E nella città di D’Annunzio ancora oggi le famiglie Ciarelli e Spinelli – oltre a una vasta galassia di nuclei familiari alleati e imparentati – controllano il quartiere Rancitelli, l’area popolare nata negli anni Settanta per ospitare i lavoratori della zona industriale della città. I Ciarelli – famiglia egemone dell’area – pur essendo imparentati con i Casamonica sono arrivati sulla costa abruzzese una quarantina di anni fa da Campobasso.

Da allora sono cresciuti dal punto di vista criminale grazie al controllo dello spaccio di droga. Per l’acquisto della cocaina, che rivendono anche nei locali della riviera adriatica, si rivolgono ai gruppi di camorra del napoletano. La notorietà l’hanno raggiunta nel 2012, quando venne ucciso il capo degli ultras del Pescara Domenico Rigante. Fu arrestato dopo poco Massimo Ciarelli, poi condannato per quell’omicidio (trent’anni in primo grado, confermati in appello a gennaio). La consistenza crriminale della famiglia imparentata con i Casamonica romani appariva però già dalle carte di un’inchiesta del 2007, che ha portato a 21 arresti, molti dei quali dei quali concentrati proprio nel quartiere Rancitelli. L’operazione “Senza tregua” colpì un vero e proprio supermarket della droga, molto simile nella gestione all’analogo centro di spaccio scoperto nel 2012 nell’area della Romanina, nella capitale. Anche in quel caso il tratto matriarcale del clan era evidente: le donne tenevano i conti e garantivano il confezionamento della droga.

Più a sud di Abruzzo e Lazio sono due le zone di attività delle famiglie di origine Sinti. In Molise – soprattutto nella provincia di Campobasso – c’è la terra dei Ciarelli oggi presenti a Latina e Pescara. Ma è a Cosenza, in Calabria, dove è possibile individuare un vero e proprio salto di qualità degli ormai ex Sinti. La famiglia Abbruzzese – conosciuta come clan degli “zingari” e non legata ai Casamonica se non da una comune origine culturale – da tempo è alleata con il clan di ‘ndrangheta Bruni. Uno degli esponenti, Francesco Abbruzzese, fu colpito da un’ordinanza di custodia cautelare nel 2010 perché ritenuto tra i mandanti dell’omicidio di Primiano Chiarello, ucciso durante la guerra di ‘ndrangheta del periodo 1998-2001. Un altro membro di rilievo del clan, Giovanni Abbruzzese, è stato condannato lo scorso anno per associazione mafiosa – sentenza confermata in Cassazione – e ritenuto uno dei capi della cosca legata alla famiglia Bruni, che controlla diverse attività a Cosenza.

Fatti che spiegano che sia ormai da tempo caduto l’antico divieto di filiazione alla ‘ndrangheta per Rom e Sinti, che vigeva – secondo la commissione antimafia – fino a qualche anno fa. Il peso dei Casamonica nel Lazio va ben oltre la capitale. Sono uno dei tre vertici di un triangolo che copre l’area a sud del Grande raccordo anulare: oltre alla zona tra la Romanina e la Tuscolana, verso il litorale ci sono gli Spada di Ostia, strettamente legati al clan romano; a sud, a Latina, da almeno due decenni comandano i Ciarelli e i Di Silvio, esperti in estorsioni e droga, pronti a sparare come ha dimostrato il processo Caronte. Nell’area del triangolo, a macchia di leopardo, appaiono i tanti episodi che raccontano un clan sempre più violento e in ascesa. Lo scorso novembre un imprenditore di Albano Laziale era stato raggiunto da diversi colpi di pistola, dopo un litigio apparentemente banale. Dopo pochi giorni la Procura di Velletri ha arrestato uno degli esponenti di punta dei Casamonica, Guerino. Nella stessa area dei Castelli lo spaccio è sempre più in mano agli uomini del clan. Dietro feste, karaoke e funerali kitch cresce la nuova mafia, pronta ad allearsi e a prendersi Roma. E oltre.

da Il Fatto Quotidiano del 31 agosto 2015

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