Due piloti di aerei civili, indonesiani e con una grande passione per il volo e il proprio lavoro. Ma ciò che ha attirato l’attenzione dei federali australiani su di loro è il processo di affiliazione a gruppi jihadisti nel periodo in cui ancora prestavano servizio per le rispettive compagnie aeree. È quello che emerge da documenti riservati della polizia australiana pubblicati dal sito di giornalismo investigativo The Intercept (leggi). Rivelazioni che, dopo la chiamata di al-Qaeda al martirio per chi lavora nell’aviazione, sollevano un nuovo problema per le forze dell’ordine nella lotta a terrorismo: il controllo del personale di volo.

Ridwan Agustin, l’appassionato di volo che ha convertito anche la moglie
Il primo nome che compare nel rapporto dei federali australiani è quello di Ridwan Agustin, pilota di AirAsia e grande appassionato del proprio lavoro. Il suo profilo Facebook è pieno di post che raccontano i suoi viaggi e foto di lui in divisa di fianco agli aerei della compagnia. Un amante del volo che, a settembre 2014, affianca a questo amore quello per la causa jihadista, pubblicando contenuti sempre più forti, fino alla diffusione di immagini di combattenti in Siria e Iraq. Da quel momento, Agustin sceglie il suo nome di battaglia, Ridwan Ahmad al Indonesiy, e la sua lista di contatti cresce improvvisamente: tra i suoi amici iniziano a comparire simpatizzanti dello Stato Islamico e di altri gruppi terroristici provenienti dall’Indonesia, Australia, Malesia, Siria, Usa, Afghanistan e Pakistan. Una lista di soggetti di cui la maggior parte – verifica la polizia – è partita per l’autoproclamato califfato e combatte al fianco delle milizie di Abu Bakr al-Baghdadi.

Il 17 marzo 2015 anche Agustin deve prendere una decisione: al posto della sua vita passata, il volo, la sua famiglia, l’ex pilota sceglie il Jihad e aggiorna il suo domicilio sul social network in Raqqa, la capitale siriana dello Stato Islamico. Una conversione definitiva, quindi, che preoccupa le autorità per i contatti che Agustin ancora ha tra piloti di aerei e per le conoscenze tecniche che potrebbe mettere al servizio dei terroristi di Isis. Ad aiutarlo in questo potrebbe esserci anche la moglie: durante le indagini, i federali hanno scoperto che la donna dietro il nome Facebook di Diah Suci Wulandari è la compagna di Agustin. Anche lei è un ex dipendente di AirAsia, faceva l’hostess di volo, e anche lei ha pubblicato numerosi messaggi pro-Isis, anche se le autorità non sono ancora riuscite a capire se la donna abbia seguito il marito in Siria.

Tomi Hendratno, volava in Europa, Stati Uniti e Australia e, intanto, si radicalizzava
Una carriera di lungo corso, iniziata come pilota della Marina militare indonesiana, Tomi Hendrantno trova un’occupazione stabile nella compagnia Primair, con la quale viaggerà per tutto il mondo. Australia, Stati Uniti, Europa, Medio Oriente, fino alla metà del 2014, quando le cose cambiano. Anche lui, come Agustin, con il quale diventerà amico su Facebook, inizia a pubblicare post di supporto alla causa dei jihadisti di al-Baghdadi. Anche lui cambia il suo nome in Tomi Abu Alfaith, i suoi post e le immagini diventano sempre più espliciti e aggressivi, fino a quando attira l’attenzione delle autorità definendo la polizia “ansharu thagut”, termine usato da jihadisti per indicare chi difende gli oppressori de popolo.

Il suo processo di radicalizzazione, quindi, è iniziato quando ancora Hendratno pilotava aerei con a bordo centinaia di persone e effettuava voli verso l’Occidente. Nonostante i suoi post espliciti, leggendo il report della polizia sembra che nessuno tra i numerosi colleghi, responsabili di torre di controllo, militari e funzionari di numerose compagnie aeree si sia allarmato sapendolo alla guida di un aeroplano. Solo successivamente le autorità scopriranno che l’uomo è uscito dalla Primair l’1 giugno, poco prima o poco dopo l’inizio della radicalizzazione.

La polizia federale australiana, si legge nel report, ha deciso di sollevare adesso il problema del controllo degli operatori di volo per questioni legate al terrorismo. Casi come quello di Hendratno, un pilota che si sta radicalizzando quando ancora è in servizio, o di Agustin, che adesso può offrire i suoi contatti e conoscenze tecniche alla causa jihadista, rappresentano un precedente pericoloso per la sicurezza internazionale, soprattutto dopo gli appelli di gruppi jihadisti come al-Qaeda che, dalle righe della rivista Inspire, chiama i fedeli “in volo” a compiere attentati eclatanti, auspicando un nuovo 11 settembre.

Twitter: @GianniRosini

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