Un libro divenuto un punto di riferimento. Un successo editoriale con nove ristampe in altrettanti anni. Poi la decima diventa un caso letterario. Di più: stabilisce un primato. Perché non era mai accaduto prima che i lettori convincessero la casa editrice a ritirare e ristampare un volume ormai in viaggio verso le librerie. Con tutto quello che ne consegue a livello di costi. E’ successo a Cuori Neri, il romanzo in cui Luca Telese racconta gli anni di piombo ripercorrendo le storie di 21 vittime, tutti giovani di destra, tutti morti nel conflitto di ideologia politica che insanguinò quel pezzo di storia d’Italia. Il casus belli è l’edizione che celebra il decennale dall’uscita del libro. Nuova prefazione e nuovo capitolo, l’ultimo, in cui il conduttore di Matrix parla degli sviluppi del caso Moro, del filo che collega le stagioni del terrorismo, di Massimo Carminati. Non solo. Nuovo sottotitolo (“Dal rogo di Primavalle a Mafia capitale, storie di vittime e carnefici“) e soprattutto nuova copertina: sullo sfondo il viso di ‘Er Cecato‘, sopra il titolo, bianco, in trasparenza.

Un accostamento, quello tra Carminati e i ‘vecchi’ cuori neri, che fa indignare il popolo di destra. Sul web è una rivolta. Sulla pagina Facebook di Telese centinaia di insulti e accuse. Poi la svolta. Mercoledì 20 maggio il sito Barbadillo.it chiede ai suoi lettori di inoltrare alla casa editrice Sperling& Kupfer una mail per chiedere di ritirare il libro. Il motivo? “Non si può in alcun modo legare, con una copertina che genera rabbia e indignazione, la storia patriottica della famiglia e dei fratelli Mattei, di Mario Zicchieri, di Mikis Mantakas, dei ragazzi di Acca Larentia e degli altri figli d’Italia caduti con l’inchiesta della magistratura romana sul malaffare delle cooperative”. Punti di vista. Fatto sta che in pochi giorni si crea un dibattito culturale molto forte. All’appello aderiscono politici, semplici cittadini, intellettuali di destra e sinistra, parenti delle 21 vittime raccontate da Telese. Che interviene pubblicamente, ammette che la bozza di copertina non gli era piaciuta, chiede alla Sperling & Kupfer di fare uno sforzo e cambiarla.

Dopo neanche una settimana succede quello che mai era accaduto prima. La casa editrice non solo decide di ‘richiamare’ il libro, ma va ben oltre. All’inizio pensa a un semplice ricopertinaggio, poi decide di ristampare integralmente Cuori Neri, di cestinare la ‘vecchia’ prefazione e di chiederne a Telese una nuova di zecca per raccontare la levata di scudi in Rete e la scelta della Sperling. “L’ho finita di scrivere stamattina – dice a ilfattoquotidiano.it Telese, che ha dato la notizia su Twitter – Ora il libro è in stampa”. Carminati c’è, ma non si vede, almeno in copertina. “Certo che c’è, c’era anche nella prima edizione. E nella mia prefazione ho spiegato perché deve esserci – spiega l’autore – Di Mafia capitale non mi interessano le carte e i reati raccontati nell’inchiesta, bensì la figura di Carminati e il suo continuo citare i cuori neri con un obiettivo: usarli per sostenere l’aura del suo personaggio pubblico. I Mattei, Ramelli, Mantakas e i ragazzi di Acca Larentia sono vittime, lui è un carnefice: va raccontato, ma non poteva essere il simbolo del libro”. Lo era diventato. “E infatti mi sono arrabbiato, ma alla decima ristampa l’autore ha un potere davvero relativo. Ora, però, devo fare i complimenti alla Sperling: è un’operazione davvero coraggiosa”. Telese non è a conoscenza di quanto sia costato in termini economici questo coraggio (si parla di qualche migliaia di euro), ma non ha dubbi sul valore simbolico del cambio in corsa: “E’ la prova che il web può avere una funzione fondamentale, di autocorrezione – sottolinea il giornalista – In questo caso è riuscito a porre rimedio a un errore concepito in un mondo, quello dell’editoria, che va a velocità opposta rispetto alla sua”.

Carlo Musso, il responsabile editoriale Non Fiction di Sperling & Kupfer e Piemme, preferisce non soffermarsi sul caso in sé, quanto sul dibattito che ne è scaturito: “All’autore e all’editore interessano la riflessione culturale, storica, sociale, editoriale sugli anni di piombo, e sul legame tra la memoria di quella stagione e l’attualità – spiega a ilfattoquotidiano.it – La copertina dell’edizione 2015 può essere di ostacolo a questa riflessione, o ferire la sensibilità dei famigliari delle vittime? La cambiamo senza alcun problema, dal momento che non era ovviamente questo l’intento. Ci interessa invece dare spazio a questa riflessione – aggiunge – e su quella non si arretra per nulla, anzi si rilancia: tanto che il libro esce, tra un paio di settimane, non solo con una nuova copertina, ma con una corposa integrazione che dà conto delle diverse posizioni del dibattito che si è sviluppato in questi giorni”.

Più di ogni risposta, però, vale la nuova bandella. Che dopo la prima parte (identica sin dalla prima edizione) recita testualmente: “Comparso nelle librerie nel 2006 e ristampato per un intero decennio, il volume ha suscitato polemiche quando – nell’edizione del 2015, integrata con gli accadimenti degli ultimi anni – viene pubblicato con una nuova copertina che riporta la foto di Massimo Carminati, ex militante dei Nar al fianco di Valerio Fioravanti: in un nuovo capitolo l’autore rifletteva sul rapporto tra passato e presente, e ripercorreva (anche) la sua vicenda e il suo passaggio da terrorismo al sodalizio con la banda della Magliana negli anni Ottanta. Più di vent’anni dopo, uscito dal carcere, Carminati diventa capo di una gang che controlla gli appalti a Roma e viene di nuovo inquisito: le intercettazioni che lo riguardano rivelano quanto sia ancora stretto il suo legame con la memoria di quella stagione. Ma la foto di Carminati, come un detonatore, fa anche esplodere un acceso dibattito sul rapporto tra la storia delle vittime e quella dei carnefici, tra chi vorrebbe ridurre questo racconto a una rappresentazione di soli angeli, e chi a un tripudio in cui tutti diventano demoni. L’autore e l’editore decidono così di mandare in stampa una nuova edizione aggiornata (questa) che, rispondendo alle richieste di alcuni lettori, modifica l’immagine di copertina e soprattutto dà conto di questo dibattito sull’identità. Luca Telese torna a riflettere sul periodo della lotta armata, sul modo in cui la storia italiana continui a svilupparsi nel perimetro della sua lunga ombra, spiegando perché questo libro è più attuale oggi di quando è uscito per la prima volta. Ma anche perché Cuori neri non può diventare una nuova apocalisse o un compendio di vite dei santi: deve restare un libro di storia”.

Che di storico, però, ha anche altro: è il primo libro in cui i lettori sono in qualche modo protagonisti. Di un cambiamento in corsa, di un dibattito ancora in corso.

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