CVTruppiNelle sue canzoni gli aspetti banali della vita diventano momenti di commovente grandezza e le tragedie, gli amori, i dolori vengono dissacrati attraverso le lenti dell’intelligenza e dell’ironia. Nel panorama indipendente italico è una delle punte di diamante: dopo più di cento concerti tenuti in due anni, è uscito da pochi giorni il nuovo disco del cantautore napoletano Giovanni Truppi, cantastorie ironico, sarcastico, uno particolare nel modo di cantare, politicamente scorretto nei contenuti. Ed è un album dal titolo omonimo, scelta che indica la volontà di chiarire che si tratta del suo lavoro più personale: “Il disco è nato nella primavera del 2013 – racconta –. È stata la prima volta che partivo senza avere canzoni da parte. Inizialmente l’intenzione era di fare un Ep ispirato al Diario di Eva di Mark Twain, in cui lo scrittore americano parla dell’arrivo di Eva nel Paradiso Terrestre, delle sue impressioni, del rapporto con Adamo. Pensavo di scrivere una serie di canzoni che ne raccontassero un ipotetico seguito: la vita di Eva dopo la cacciata dal Paradiso. Alla fine, di una serie di cose iniziate, è rimasta solo Eva e ho proseguito a scrivere cercando di assecondare sia l’esigenza di affrontare una serie di temi di cui mi interessava parlare sia una vena più spontanea che è quella che mi porta a scrivere sull’onda di emozioni o riflessioni del momento”.

Giovanni mi parleresti di questo disco, come è nato, da cosa sei stato ispirato?
Avevo abbastanza chiaro fin dal principio che non volevo fare un disco scarno come il precedente e quindi, come avevo fatto per il mio primo disco, fin dalla fase di scrittura ho cercato di dare un vestito alle canzoni. Contrariamente da prima però ho utilizzato il computer solo come registratore e tutte le parti strumentali che mi sono immaginato le ho suonate da me. Man mano che le canzoni venivano fuori, grosso modo una al mese, le mandavo a Marco Buccelli, il produttore di questo disco e del precedente, e iniziavo a ragionare con lui sugli arrangiamenti capendo di volta in volta cosa aggiungere o togliere. Molte cose sono rimaste simili ai primi provini fatti in casa da me, altre sono state aggiunte successivamente da Marco nel suo studio. Le ispirazioni principali delle cose scrivo vengono dal quotidiano, mio personale, che mi raccontano, di cronaca e dalle letture. A parte Diario di Eva e per ovvi motivi Lettere a Nessuno di Antonio Moresco, il libro che mi ha accompagnato per tutto il corso della scrittura di questo disco è il Libro Rosso di C. G. Jung. Un’altra cosa che sicuramente ha influenzato questo disco, non perché sia stata una lettura contingente ma perché ha influenzato me con persona, sono gli Scritti Corsari di Pasolini. Per quanto riguarda la musica è più difficile tracciare un quadro delle influenze: ho ascoltato tantissima musica durante la scrittura del disco e cose molto diverse tra loro. Sicuramente il primo punto di riferimento è stato John Lennon / Plastic Ono band, poi ho ascoltato molto rap e hip-hop, anche italiano, i primi dischi di Neffa, i Co’Sang, Dargen D’Amico), ho scoperto Moderat, ho scoperto Who am I di Nina Simone che attualmente è la mia canzone preferita e come al solito ho ascoltato tanto Roberto Murolo.

Fra le canzoni spicca Lettera a Papa Francesco I. Ti aspetti o speri in una telefonata di Bergoglio?
In verità mi aspetto che sciolga la Chiesa, poi se mi chiama ho una cosa divertente da raccontare agli amici. Nel suo libro Lettere a nessuno Antonio Moresco scrive una lettera a Papa Ratzinger chiedendogli di sciogliere la Chiesa Cattolica. Quando ho letto quelle parole sono rimasto impressionato dal fatto che affrontassero temi che sentivo molto vicini in un’ottica che non avevo mai considerato e con la quale da subito mi sono sentito in sintonia. Ho iniziato a comporre la musica sul testo del libro sforzandomi di toccarlo il meno possibile e con la paura di come Moresco avrebbe preso la cosa. Una volta finito, tramite conoscenze comuni e senza troppe aspettative, gli ho spedito il provino della canzone e una copia de Il mondo è come te lo metti in testa. Dopo qualche giorno mi ha telefonato: il disco gli era piaciuto, la canzone no. Però gli andava di lavorarci: mi ha mandato un altro testo, ho riscritto la musica e la canzone è diventata quel che ora è.

Cosa ti piacerebbe che venisse colto del tuo disco?
Mi piacerebbe che venisse colta la vita che ho cercato di metterci.

Mi parli in ultimo della copertina?
Già con il disco precedente c’era stata l’idea di mettere in copertina i personaggi delle canzoni. Questa volta probabilmente le canzoni si prestavano ancora di più, si trattava solo di capire come farlo. Ho conosciuto Cristina Portolano tramite amici comuni e sono rimasto subito colpito dalle sue cose, poi ho scoperto che anche a lei piaceva la mia musica e quest’estate ci siamo conosciuti di persona. È stato tutto abbastanza naturale e nemmeno troppo ragionato… a un certo punto le ho chiesto se le andava di provare a realizzare questa mega foto di gruppo. Fin dalle prime bozze mi è piaciuta la sua chiave di lettura, abbiamo discusso un po’ sui vari personaggi da mettere o togliere ma fondamentalmente non ci siamo spostati molto dalle prime cose che aveva disegnato. Alla fine è intervenuto Francesco Cianciulli, l’autore della copertina de Il mondo è come te lo metti in testa e dell’artwork di questo disco e ha completato il tutto innestando il titolone nel gran casino generale. Sono felicissimo della copertina di questo disco: al di là di se ci sono riuscito io con le canzoni nell’immagine di Cristina c’è tutto quello che volevo venisse fuori da questo lavoro.

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