Milano, anno 1970. Roberto da tre anni lavora nel mondo dello spettacolo e probabilmente ha negli occhi e nelle orecchie l’eco del Derby Club che, dal seminterrato di via Monte Rosa, è diventato un crocevia imprescindibile per attori, musicisti, cabarettisti e letterati. Fa il presentatore, organizza eventi e ha iniziato nel 1967 quando, all’ultimo minuto, sostituisce in un locale di Silvi Marina, provincia di Teramo, il presentatore, fuori gioco a causa di un incidente stradale. E nel corso del tempo ha avuto occasione di conoscerne diversi, di artisti, lavorando con nomi del calibro di Walter Chiari e Dalida. Poi ecco l’ingaggio per organizzare una manifestazione a Milano, all’Hotel Sonesta, a pochi passi dalla Stazione Centrale.

L’albergo, che oggi ha cambiato nome, è stato inaugurato nell’ottobre 1969. E lo ha fatto in grande stile. Un paio di mesi prima della strage di piazza Fontana, quando la bomba alla Banca Nazionale del Lavoro non aveva ancora inferto una brusca sterzata alla storia di tutto il Paese, un filmato dell’Archivio Luce immortala il direttore Roger Sonnabend brindare con l’attrice Carroll Baker, volto divenuto ormai celebre per interpretazioni in pellicole come “Il gigante” di George Stevens, “Baby Doll” di Elia Kazan o “Il grande sentiero” di John Ford. Poi, alla cerimonia di apertura dell’hotel, ci sono le autorità milanesi: il sindaco Aldo Aniasi, il prefetto Libero Mazza e anche il provveditore agli studi.

Sì, per Roberto quell’occasione di lavoro milanese è davvero importante. Quindi si dà da fare e quando nel parterre degli sponsor entra un calzaturificio in piena espansione, di quelli che stanno proponendo linee e collezioni nei più bei negozi della metropoli lombarda, pensa che sia quasi fatta. E nella serata dell’evento tutto fila liscio. A non filare liscio, però, è qualcosa che accade qualche ora più tardi, nel corso della notte: c’è chi si introduce nell’hotel e una parte delle calzature dello sponsor, esposte perché siano viste dai partecipanti, sparisce. C’è così da rimborsare il calzaturificio e la responsabilità sarebbe dell’hotel, che tuttavia nicchia chiedendo ugualmente il dovuto, come da contratto. Roberto si rifiuta e ne nasce un contenzioso legale.

Il presentatore, di nuovo, si dà da fare e su suggerimento di un amico si imbatte in un legale che non ha nemmeno quarant’anni. Si chiama Giorgio Ambrosoli, dalla metà degli anni Sessanta ha iniziato a specializzarsi in diritto fallimentare, ma accetta di rappresentare il giovane presentatore. E ci riesce. Avvocato e cliente si incontrano poche volte, non più di tre o quattro, e tanto basta perché Roberto veda riconosciute in pieno le sue richieste.

“Cosa ricordo?” dice oggi, dopo averlo visto ritratto nella fiction Rai “Qualunque cosa succeda” tratta dal libro del figlio di Ambrosoli, Umberto. “Ricordo che era una persona molto riservata, serissimo e soprattutto non esoso”. Non proprio un dettaglio per il giovane che nel 1970 temeva di non poter permettersi una vera difesa. E a vicenda conclusa, prova a restare in contatto con lui. Aggiunge infatti: “Tramite il comune amico, tento di coinvolgerlo in una delle serate da me organizzate, ma cortesemente rifiuta”. Roberto allora lo ammira da lontano, legge gli articoli di giornale che dall’autunno 1974 parlano di lui, nominato commissario liquidatore della Banca Privata Italiana di Michele Sindona. E cinque anni più tardi, poche ore dopo l’omicidio di Ambrosoli, assassinato da un sicario mandato dallo stesso Sindona, sente la notizia. “L’avvocato muore una sera di luglio, contemporaneamente a uno dei più brutti momenti della mia vita”, dice Roberto, quasi a credere a un’altra coincidenza che intreccia ancora una volta le loro vite. La sua con quella di “questo grande uomo a lungo dimenticato”.

 

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