L’avanzata dello Stato Islamico in Iraq e Siria è stata fermata. E’ quanto si legge nel comunicato diffuso al termine della riunione ministeriale dei 60 paesi che fanno parte della coalizione anti-Isis in corso a Bruxelles. La guerra a Isis “comincia a ottenere risultati”, fanno sapere, e l’espansione del califfato è stata interrotta.

La conquista di Kobane, città siriana al confine con la Turchia e sotto assedio da settembre, sembra ormai un obiettivo da cancellare per i miliziani fedeli ad Abu Bakr al-Baghdadi, dopo l’intervento delle forze peshmerga e i continui raid aerei della coalizione occidentale che hanno ribaltato la situazione. In Iraq, invece, la lotta a Isis era apparsa più delicata per le forze governative che non erano riuscite a impedire la conquista di diversi villaggi nella provincia di al-Anbar, a ovest, e i numerosi attentati che continuano a colpire i sobborghi e il centro città della capitale. Dimostrazioni di forza, da parte di Isis, volte a destabilizzare il governo di Baghdad ma che, secondo quanto fanno sapere i ministri presenti a Bruxelles, dovrebbero diminuire grazie all’azione delle forze occidentali.

Sembrano lontani, allora, i giorni in cui sulle colline a est di Kobane sventolava la bandiera nera del califfato e la popolazione a maggioranza curda della città fuggiva in massa dalle proprie case per cercare rifugio oltre il confine turco. L’azione delle forze guidate dagli Stati Uniti, però, non si fermerà qui e verrà potenziata, proprio come richiesto dal presidente Barack Obama. I ribelli dell’Esercito Siriano Libero riceveranno addestramento dalle forze militari statunitensi dopo esser stati sottoposti a test psicologici, come rivela il Washington Post, e il presidente Usa vorrebbe addirittura stanziare altri 500 milioni di euro per riarmare i cosiddetti ribelli “moderati”siriani.

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