“E’ lo sport delle truffe… al tennis regalano i soldi”. E giù risate. La frase che Maurizio Zagari scrive il 30 giugno 2007 è quella che forse meglio rappresenta il quadro agghiacciante che emerge su tutto il mondo della racchetta dalla perizia informatica sul computer di Manlio Bruni, commercialista bolognese al centro delle indagini della Procura di Cremona. Si scommette su tutto, sul risultato fisso e ancor più sui live, dove è possibile “fare i numeri”. Con delle “dritte” ambigue che arrivano dall’ambiente. O proprio con la complicità diretta di alcuni giocatori: e gli italiani sono in prima fila. Daniele Bracciali è il contatto principale degli scommettitori; è lui a tirare dentro Potito Starace, e a parlare ai suoi referenti anche di Filippo Volandri, Simone Bolelli e Andreas Seppi. Ma non solo. Nelle conversazioni di Bruni a un certo punto compaiono i nomi anche di grandi campioni stranieri: “Davy” (che probabilmente sta per Nikolay Davydenko), Philippe Kohlscreiber, persino Novak Djokovic.

Bracciali, “l’uomo tennis” degli scommettitori
L’unico tennista a comparire direttamente nelle carte è Daniele Bracciali, 17 gettoni in Coppa Davis con l’Italia, convocato (senza scendere in campo) anche in occasione dell’ultima semifinale contro la Svizzera. Il suo nickname su Skype è “Braccio78”, Bruni e Zagari lo chiamano “il nostro uomo-tennis”. E’ lui che si assume il compito di “assoldare” Starace (a suo dire con successo), Bolelli e persino Seppi, che è stato a lungo prima dell’esplosione di Fognini il miglior azzurro nel circuito (su di loro, però, non ci sono riscontri). Sempre Bracciali a luglio 2007 discute con Bruni e Roberto Goretti (ex calciatore di Bologna e Perugia, di cui attualmente è ds in Serie B) della possibilità di truccare un match. E svela tutte le dinamiche delle combine. Le possibilità sono due: o vincere il primo set, andare avanti nel secondo e poi ritirarsi, o perdere secco 2-0.

La prima opzione è quella preferita: perché puntando “in live” sarebbe possibile vincere grosse cifre, e garantire anche al giocatore una lauta ricompensa. Si parla di 50, anche 60mila euro. La seconda è una giocata più facile e meno redditizia: non si può arrivare oltre i 20mila. Bracciali, comunque, non pare convinto: non conosce l’avversario, e poi è intimorito dalle indagini che in quei mesi portarono alla squalifica di tanti azzurri per scommesse non consentite. “Domani preferisco giocarla”, dice. Anche se si riserva di mandare all’ultimo momento un messaggio con scritto “W il re” in caso cambiasse idea. In altre occasioni, invece, le cose sembrano essere andate diversamente. A inizio 2008 “Braccio78” scrive a Bruni: “Eventualmente lunedì sera ci siete”. E la risposta è affermativa: “Sì, certo. (…) Grande Danieloneeeeee”. Nel giugno 2009 si parla anche di soldi. Bruni chiede a Goretti: “Gli è piaciuto il cash?”. E la risposta è: “Ancora non lo ha visto! Ma Braccio mi ha detto che è stato molto contento, ha visto che è tutto ok”.

Gli altri azzurri citati: Volandri il “ladrone”, Bolelli il “futuro”
Il compito di Bracciali è anche quello di tenere i rapporti con altri giocatori. Il primo di cui garantisce la disponibilità è Potito Starace, a lungo baluardo dell’Italia in Davis negli Anni Duemila. “Parlato con Poto, tutto ok”, informa Bruni, che è entusiasta. “Grandeeeeeee”. Le tariffe dell’atleta campano sarebbero anche a buon mercato: “E sto poto quanto vuole?”, viene chiesto a Bruni. “Dice braccio che per primo turno anche 30 si accontenta”. Ma intorno a Starace paiono ruotare anche altri interessi (a luglio 2007 Bruni scrive: “Potito lo scarterei, avrà sicuramente i suoi napoletani…”). E siccome “non si può vivere solo di Potito” gli scommettitori cercano altri agganci. Nell’autunno 2007 si parla di un contatto tra Bracciali e Simone Bolelli. Goretti mette al corrente Bruni: “Il 7 ottobre braccio fa il campionato italiano e cerchiamo di acquistare Bolelli. Il suo nick su skype è simobole o bolesimo”. L’organizzazione guarda al bolognese come ad una possibile miniera d’oro, come dimostra il dialogo fra Goretti e Bruni: “Ha 21 anni… futuro assicurato (…) Dopo siamo a posto per 10 anni…”. “Dici che non ne vuole sapere?”. “A me sembra sveglio”. “Vedrai che un 50 gli fa comodo. Poi ne deve fare tre all’anno… mica come Volandri”.

Già, Volandri. E’ l’azzurro che esce peggio dalle intercettazioni, pur non comparendovi mai in prima persona. Di lui tutti dicono il peggio possibile. Nel 2007, quando si parla dell’inchiesta sulle puntate illegittime di giocatori, Bracciali afferma: “Volandri è indagato per altre cose, troppi match sospetti”. E Bruni conferma: “Infatti, ha esagerato”. Nel novembre 2007 il livornese viene annoverato tra “i veri ladroni” che non vengono presi. E a un certo punto Enrico Sganzerla (altro interlocutore del gruppo) sembra addirittura volerlo ricattare, nel caso si rifiutasse di non partecipare alla combine. “Mandami l’elenco di tutte le truffe sicure che ha fatto Volandri. Se ha il coraggio di dire che non ne ha mai fatte gliele dico tutte”. “Non ne vale la pena, basta quella con Luzzi (Federico, altro tennista italiano, morto di leucemia nel 2008, nda)”. Vengono indicate partite precise: contro Luzzi, Scukin, forse anche Andreev. A proposito del russo salta fuori anche il nome di Andreas Seppi: “Anche Andreev-Seppi era stata peggio, poi ha vinto Seppi. Ma non ci sono prove”. L’altoatesino, comunque, ha già smentito ogni coinvolgimento: “Io non c’entro nulla”, ha dichiarato nelle ultime ore.

Le puntate sui tennisti stranieri. E spuntano i top ten
Bruni, Goretti e soci operano in Italia, e hanno i migliori contatti con giocatori italiani. Ma le loro puntate guardano anche all’estero. E pure le “dritte” in base a cui agiscono. Si scambiano spesso informazioni con Tomas Nydahl (ex tennista svedese a cavallo tra Anni Ottanta e Novanta). E nelle intercettazioni si parla pure di campioni stranieri. Fra i “ladroni” citati da Bruni non c’è solo Volandri, ma anche Davy (verosimilmente Nikolay Davidenko, già sospettato di combine in passato) e Vassallo (l’argentino Martin Vassallo Arguello?). Nel giugno 2007 Alessandro Cinelli si rammarica di una grossa occasione persa su un match del tedesco Philippe Kohlschreiber, che nel 2012 ha fatto quarti di finale a Wimbledon ed è stato anche numero 16 del ranking: “Fanculo… il colpo Kohlschreiber l’ho mancato per colpa del telefono. Nydalone mi aveva chiamato”. E nel novembre sempre del 2007 si arriva a parlare addirittura del numero uno del mondo, Novak Djokovic. Scrive Bruni: “L’allenatore di Ancic, che noi conosciamo, prima del match ha incontrato la fidanzata di Djokovic, e gli ha chiesto se la sera dopo uscivano… e lei gli ha detto impossibile, domani partiamo, Djokovic vuole andare a Shangai almeno 10 giorni prima… allora lui ha provato a chiamare il nostro uomo… ma noi eravamo appena usciti”. Altra chance sprecata: “Djokovic si mangiava al 9% (ma qui la percentuale sembra incompleta, nda), mangiavo almeno 100mila”. Difficile definire lo scenario con certezza: più che una vera combine, pare trattarsi di una sconfitta annunciata, di cui gli scommettitori avrebbero potuto approfittare. Ancora ombre e sospetti, senza confine.

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