Aveva nel sangue molto alcol, tre volte il limite consentito. E per questo l’accusa di omicidio colposo plurimo è stata modificata. Dovrà rispondere di omicidio volontario Gianni Paciello, il 22enne di Sassano (Salerno) che ieri con la sua Bmw è piombato sui tavolini di un bar uccidendo quattro giovani dai 14 ai 23 anni, tra i quali suo fratello. La nuova accusa è stata formulata dalla Procura di Lagonegro (Potenza) dopo i risultati dell’alcol test. Il sindaco di Sassano, Tommaso Pellegrino, ha annunciato che proclamerà il lutto cittadino nel giorno dei funerali che si terranno martedì 30 settembre.

Il giovane conducente è piantonato all’ospedale per un trauma vascolare toracico. Gli inquirenti hanno lavorato tutta la notte per acquisire elementi utili a ricostruire le fasi precedenti l’impatto. Secondo gli investigatori dell’Arma il giovane, che è risultato negativo agli esami anti droga, nello stato confusionale in cui si trovava causato dall’alcol non doveva mettersi alla guida. I carabinieri del reparto operativo di Salerno e i militari della compagnia di Sala Consilina hanno visionato le immagini registrate da alcune telecamere che si trovano nelle vicinanze del bar di Sassano. La Bmw, guidata da Paciello, procedeva, secondo gli accertamenti dei carabinieri, almeno oltre i 100 chilometri orari. In quel tratto, i limiti di velocità consentono un’andatura non superiore ai 50 chilometri orari. 

A perdere la vita nell’incidente, avvenuto poco dopo le 16,30 di domenica nella frazione Silla del grosso centro agricolo-commerciale del Vallo di Diano, sono stati Giovanni Femminella di 16 anni, suo fratello Nicola di 22 anni, entrambi figli del proprietario del bar, Daniele Paciello di 19 anni e Luigi Paciello di 15 anni, quest’ultimo fratello dell’arrestato. Gianni Paciello, negli anni scorsi, era già rimasto coinvolto in un altro incidente in cui perse la vita un giovane del suo paese nel 2010. Quella volta morì un amico, Gianni Rubino. Era la festa patronale e l’auto con i due ragazzi uscì di strada. A Paciello, da poco maggiorenne, fu ritirata la patente perché sospettato di essere alla guida in quel tragico frangente. Lui ha sempre negato e alla fine la vicenda si era chiusa con la restituzione della patente di guida. 

Non è la prima volta che viene contestato l’omicidio volontario in un caso del genere. In passato la contestazione non sempre superava il dibattimento. Negli ultimi anni ci sono state diverse sentenze di condanna: tra queste i 21 anni e 4 mesi inflitti al conducente di un suv, che ubriaco imboccò nell’agosto del 2011 contromano l’A26 uccidendo quattro ragazzi francesi a Ovada (Alessandria), i 12 anni confermati in appello dai giudici di Bolzano per il guidatore che, sotto l’effetto dell’alcol, investì e uccise un pensionato nel dicembre del 2011. 

Il primo febbraio 2012 invece la corte d’Assise d’appello di Milano ha condannato a 14 anni (che sarebbero potuti essere addirittura 21, se l’imputato non avesse scelto il rito abbreviato che prevede lo sconto di un terzo della pena) a un uomo di 31 anni che, guidando sotto l’effetto di un mix di droga e tranquillanti, si schiantò contro la macchina di una ragazza. A fare la differenza, rispetto ai 4 anni e 8 mesi di condanna nel primo giudizio, era stata proprio la decisione della Corte, presieduta dal giudice Maria Luisa Dameno, di riconoscere non l’omicidio colposo ma quello volontario.

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