“Lend me your ears”, prestatemi la vostra attenzione. Nuovo video messaggio di John Cantlie, “il cittadino britannico abbandonato dal suo paese” ostaggio dell’Isis, che in un filmato diffuso il 18 settembre aveva annunciato una serie di clip in cui avrebbe svelato le bugie raccontate dai media occidentali riguardo allo Stato Islamico e alle strategie americane in tutta l’area mediorientale. Nell'”episodio 1″, come si legge nel video, il prigioniero offre la versione dei ribelli jihadisti riguardo all’intervento armato occidentale in Iraq e Siria. “Gli Stati Uniti non hanno imparato niente dal recente passato. Stanno entrando nella ‘Terza Guerra del Golfo’ e rischiano un nuovo Vietnam”, inizia Cantlie e subito tira in ballo Michael Scheuer, ex funzionario della Cia, i servizi segreti americani: “È uno dei maggiori oppositori all’intervento americano in Iraq – continua l’ostaggio -, questo perché gli Usa, in 18 anni di guerra, non hanno la minima idea del motivo per cui i loro nemici combattono”. Il reporter si sofferma sulle ultime dichiarazioni del generale Martin Dempsey, Capo di Stato maggiore Usa: “Come ha detto Dempsey, la guerra non può essere vinta con questo intervento limitato”. Cantlie fornisce due motivazioni che, secondo i jihadisti, confermerebbero la tesi secondo la quale gli Stati Uniti non vogliano sconfiggere lo Stato Islamico. “All’interno dell’amministrazione Obama – dice – ci sono grandi perplessità riguardo all’intervento, non a caso non ci sarà nessuna operazione di terra, un tempo d’intervento limitato e pochi mezzi impiegati”. Inoltre, aggiunge il corrispondente britannico “gli occidentali non hanno fatto niente per impedire la crescita di questo movimento e di altri sparsi in tutta l’area”. Il giornalista si sofferma, poi, sulle recenti decisioni del governo americano in Iraq: “Si era parlato della guerra iniziata da Bush nel 2003 – continua – come di una questione chiusa, ma oggi gli Stati Uniti sono ancora qui e hanno messo al vertice del paese un governo pupazzo (quello con a capo Nuri al-Maliki, ndr) che soddisfaceva le esigenze del nuovo asse Usa-Iran

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