Ormai abbiamo tutti letto dei capodogli spaiggiatisi al largo delle coste di Vasto. Di sette esemplari, tre sono morti, ed una era incinta.

Non è ben chiaro perché questi capogogli si siano spiaggiati. Il Centro D’Abruzzo riporta l’opinione di Vincenzo Olivieri del Centro Studi Cetacei Onlus secondo il quale si è trattato di una “riemersione troppo rapida, la cui causa potrebbe essere un trauma improvviso come quelli provocati dalle attività di prospezione con tecnica air-gun. Questo trauma porta i cetacei a una riemersione non corretta, la cui conseguenza è la permanenza di gas nei vasi sanguigni, simile a ciò che accade ai sub colpiti da embolia in seguito a una mancata decompressione”.

Ora, come detto, non è dato sapere esattamente quale sia il motivo di questo spiaggiamento.  Ma c’è qualcuno, come appunto Vincenzo Oliveri, che dice che potrebbe esserci stato l’air gun di mezzo.

L’air gun, come predicato in ogni conferenza a cui ho partecipato da sei anni a questa parte è una tecnica di ispezione dei fondali marini usato dalle ditte petrolifere. Si mandano spari ad aria compressa ad alta intensità ogni 5 o dieci secondi (e non ogni 5 o dieci minuti come riportato da taluni!) e dalle onde riflesse si cerca di ricostruire la geologia del sottosuolo e la possibile presenza di giacimenti. Ovviamente a causa dell’alto impatto ambientale, ci possono essere lesioni e ferite su animali malcapitati nelle vicinanze. Altra possibilità è che gli animali perdano l’udito e con quello il senso dell’orientamento. Come appunto potrebbe essere successo a Vasto.

Per avere una idea di quanto forti questi spari siano – è presto fatto. Uno sparo “modesto” arriva a 210 decibel, un miliardo di volte più intenso di un tipico concerto rock.

Come detto è forse troppo presto per dire qualsiasi cosa. Ma i tre cetacei di Vasto pongono delle domande. C’era qualcuno che faceva airgun o multibeam echosonar nelle vicinanze di Vasto? Chi? A che scopo? Per quale giacimento? Per quale compagnia? C’erano altre navi – commerciali, militari – a mandare segnali che avrebbero potuto impattare la vita marina? Lo sapremo mai? Qualcuno indagherà? Se si, i responsabili saranno multati?

E ancora, visto che il nostro scellerato governo ha deciso di accellerare sul petrolio, e visto che ci sono stati altri casi di balene spiaggiatesi a causa dell’air gun in tutto il mondo, quali controlli avremo per far si che non ci siano episodi simili in futuro dovuti ai petrolieri? Esistono dei protocolli da parte del governo italiano per prevenire queste cose? Del tipo, se stai sparando in mare alla ricerca di petrolio o affini hai l’obbligo di fermarti in caso di avvistamento cetacei? Chi controlla?

E Renzi cosa ha da dire su questo tema?  Vogliamo fare la stessa cosa davanti alle coste di Sassari e di Oristano, dove la Schlumberger ha in procinto di eseguire ispezioni sismiche con airgun su un area di 21000 chilometri quadrati a poca distanza dal santuario marino Pelagos?

Probabilmente Renzi non dirà nulla. Non gli interessa delle persone in carne in ossa che dovranno vivere vicino a pozzi, fanghi di perforazione, mari inquinati a Gela e a Viggiano, figurati che vuoi che gli interessino tre capodogli spiaggiati.

E’ per tutto questo insieme di cose – possibilità di terremoti, di cetacei spiaggiati, di avvelenamento dell’aria e dell’acqua – che continuo a ripetere che estrarre petrolio non è saggio per un paese come l’Italia. E’ tutto già successo altrove. Come può non succedere in Italia? Basta solo essere curiosi ed intelligenti e far tesoro degli errori degli altri, per capire che abbiamo il dovere di trovare altre strade per risolvere i problemi di questa nazione. Fare buchi non è la risposta. 

Qui lo spiaggiamento di 100 balene in Madagascar – uno dei più grandi spiaggiamenti al mondo dovuti a multibeam echosonar da parte della ExxonMobil nel 2008.

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