A quali emittenti spettano i canali 8 e 9 del digitale terrestre? A quelle locali o a Mtv e Deejay TV? L’ultima sentenza del Consiglio di Stato, emessa lo scorso 8 settembre, avrebbe dovuto mettere la parola fine alla battaglia per la numerazione automatica sul digitale terrestre che da anni vede contrapposte l’Agcom, il ministero dello Sviluppo Economico e l’emittente locale pugliese Telenorba e invece la decisione dei giudici amministrativi sembra aver offerto l’assist a una nuova battaglia legale tra i contendenti.

La sentenza controversa – La sentenza, infatti, da un lato ribadisce l’illegittima assegnazione da parte dell’Agcom in favore di Mtv e Deejay Tv per due motivi: innanzitutto non sono considerate tv generaliste e quindi non possono “occupare” i canali 8 e 9, e poi perché già due precedenti sentenze dello stesso Consiglio di stato avevano disposto che il famigerato Lcn, acronimo di logical channel number, era da rifare dato che non teneva adeguatamente conto “delle preferenze e delle abitudini dei telespettatori in epoca antecedente allo switch-off”. I giudici, in sostanza, avevano imposto di rivedere la numerazione sulla base delle abitudini “analogiche” degli italiani.

Dall’altro lato, però, nella stessa sentenza di pochi giorni fa i giudici hanno affidato ad un commissario il compito di rivalutare l’assegnazione “dei canali 7, 8 e 9 tenendo conto anzitutto delle abitudini con riferimento all’attuale situazione”. Insomma il consiglio di Stato prima sostiene che l’Agcom abbia violato le sentenze irrevocabili non tenendo conto delle preferenze analogiche (e quindi penalizzando le emittenti locali) e poche righe più avanti impone al commissario di considerare “innanzitutto” le preferenze sul digitale dei telespettatori .

Il sondaggio della discordia – Dopo la sentenza del 2012 l’Agcom, per adottare il Lcn ha commissionato all’Istituto Piepoli un sondaggio che avrebbe dovuto evidenziare le abitudini degli italiani prima dello switch off, ma il risultato, a detta dei magistrati, è stata “una unica e complessa indagine statistica relativa alle preferenze e alle abitudini degli utenti nel nuovo sistema digitale” che “ha dedicato, seppur in modo del tutto marginale, un apposito quesito alla situazione antecedente al passaggio al sistema digitale terrestre”. In altre parole l’Autorità avrebbe dovuto tenere conto delle “preferenze ed abitudini degli utenti riferibili alla pregressa epoca della televisione analogica”, ma l’Autorità ha confermato Mtv E Deejay TV nelle posizioni 8 e 9 perché “la quasi totalità degli utenti, superiore al 90%, è soddisfatta dell’attuale sintonizzazione automatica della televisione digitale terrestre” ed è “tale da non far ritenere giustificata una eventuale alterazione delle posizioni attualmente occupate da La7, MTV e Deejay TV, in quanto si porrebbe in netto contrasto con il rispetto delle abitudini degli utenti”.

Mtv e Deejay TV: generaliste o musicali? – Oltre al sondaggio, un ulteriore motivo per il quale il consiglio di Stato ha dichiarato inammissibile il ricorso di Agcom, Ministero e Mtv è che sia quest’ultima che Deejay Tv sono per i magistrati televisioni “musicali”. Una convinzione emersa nelle precedenti sentenze e confermata in quest’ultima sulla base del convincimento dei magistrati maturato dalle relazioni che negli anni 2009, 2011 e 2012 proprio l’Agcom ha inviato al Parlamento senza inserire le due emittenti nella categorie “generalista”. I legali di Mtv hanno sostenuto inoltre che la stessa Autorità dopo la sentenza 2012 ha verificato che “Mtv presenta un’offerta composta da diversi generi di programmazione riconducibile alla categoria dei canali nazionali ex analogici, lungi dall’aver un’utenza di riferimento specifica, come confermano i dati auditel, presenta comunque un’equilibrata suddivisione di pubblico fra le diverse fasce d’età”. Un cambiamento di rotta, evidentemente tardivo, che non è bastato a convincere i giudici amministrativi.

La situazione attualeLa mancata applicazione da parte dell’Agcom delle sentenze definitive e il continuo scontro legale con la lungaggine dei tempi della giustizia italiana, secondo i legali Aldo e Isabella Loiodice, non farebbero altro che “penalizzare l’emittenza locale a favore dei network nazionali che anche grazie alla posizione sul digitale hanno visto crescere il proprio fatturato”. E proprio contro Telenorba, nei giorni scorsi, si è scatenata una bufera per il licenziamento di 8 giornalisti e 35 tecnici. Una scelta che secondo, Slc-Cgil e Uilcom-Uil, è “inaccettabile” soprattutto per il rifiuto dell’editore Luca Montrone di sedersi al tavolo ministeriale per valutare l’utilizzo di altri tre mesi di cassa integrazione. Per il futuro, quindi, appare particolarmente burrascosa e l’ultima sentenza del Consiglio di Stato, certamente, non aiuta a diradare le nubi. Anzi.

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