“Prendi ora, paghi dopo”. O magari mai, meglio ancora. E’ l’offerta preferita dai dirigenti italiani, alle prese con gli assilli del bilancio, oramai preminenti rispetto alle richieste degli allenatori. Il calciomercato ai tempi della crisi è questo, e l’estate 2014 non ha fatto eccezione. Pochissimi soldi, qualche idea (se più o meno brillante lo stabilirà il campo). Tanti vecchi campioni, quasi nessun investimento futuribile. Ci si è rinforzati come si poteva, ciascuno a suo modo. L’Inter e Milan pensando soprattutto e non scompaginare i conti, il Napoli facendo il minimo indispensabile, la Fiorentina trattenendo i propri gioielli appetiti da tutto il mondo. E chi ha aperto di più i cordoni della borsa, come la Roma, alla fine è stato costretto a cedere almeno uno dei suoi gioielli, rischiando di vanificare quanto fatto nelle settimane precedenti. Tutti a caccia della Juventus, che ha speso ma probabilmente non quanto serviva per fare il salto di qualità in Europa (o almeno così ha pensato Antonio Conte, che se n’è andato sbattendo la porta). Alla fine è soprattutto il suo addio il movimento estivo che più potrebbe spostare gli equilibri. Perché i soldi sono finiti. E il calciomercato a costo zero non è più decisivo come in passato.

JUVENTUS E ROMA: PIU’ FORTI, SENZA FOLLIE
La Juventus è riuscita a metter su un prezioso tesoretto dalle cessioni (3 milioni da Quagliarella, 6 da Vucinic, uno dal prestito di Isla; più dolorose quelle di Immobile e Zaza, circa 15 milioni in due). Con questi soldi e quelli della Champions Marotta ha fatto mercato. In attacco ha preso Morata: i dubbi, più che sul valore, sono sul costo (20 milioni), la capacità di incidere da subito in Serie A e la clausola di riacquisto (a 30 milioni) lasciata al Real Madrid. Romulo e Pereyra a centrocampo sono arrivati solo in prestito (1,5 milioni per ciascuno, ma con riscatto pressoché obbligatorio a 6,5 e 11 milioni). Chiude il quadro Evra, dal Manchester United per un milione e mezzo. Risultato: squadra puntellata, saldo addirittura in attivo, ma senza il salto di qualità che si attendevano i tifosi. La sorpresa potrebbe essere alla fine il francese Coman, arrivato a zero dal Psg. In società sperano di ripetere il colpaccio Pogba. Discorso diverso per la Roma. I giallorossi sono stati a lungo la regina del mercato: Iturbe strappato proprio alla Juve per 22 milioni (più bonus), Astori scippato ai cugini della Lazio (2 milioni di prestito e 6 di riscatto obbligatorio), il turco Ucan (4,75 milioni per il prestito biennale), Ashley Cole a zero dal Chelsea e altre operazioni di corollario. Trenta milioni di esborso, quasi cinquanta comprendendo i futuri riscatti. Troppo. E così alla fine è stato sacrificato Benatia, il cui incasso (30 milioni complessivi) è stato in parte reinvestito sul greco Manolas (13 milioni), in parte utilizzato per ripianare le spese. La Roma resta la squadra che ha speso e si è rinforzata di più, ma ha comunque dovuto piegarsi alle logiche del bilancio.

LE MILANESI: MERCATO A COSTO ZERO
La formula preferita dai nerazzurri è stata quella del prestito biennale (la stessa di Torres al Milan, del resto), con cui sono arrivati Dodò (forse esagerato il riscatto obbligatorio a 8 milioni) e M’Vila (acquisto a 9 milioni, ma facoltativo). Poi Osvaldo in prestito secco e Vidic, il leader che serviva in difesa, senza scucire un centesimo. L’unico esborso è quello per Medel: 8 milioni, ma rateizzati in tre anni. Niente fuochi d’artificio, è mancata la ciliegina sulla torta (nelle ultime ore si era parlato di Lavezzi). E Guarin, alla fine rimasto in nerazzurro, andrà rimotivato. Ma la rosa è più completa dello scorso anno, ed è costata appena 4 milioni di euro. Il primo vero mercato di Erick Thohir può essere considerato positivo (alla luce delle preoccupazioni per il Fair-play finanziario). Il maggior movimento dell’estate rossonera, invece, è stato in uscita: via Balotelli, al Liverpool per venti milioni di euro. Quei soldi (insieme a quelli delle di Costant e Paloschi) sono serviti per far fronte ai mancati introiti dalla Champions. Poi a zero sono arrivati Menez, Alex, Diego Lopez, Van Ginkel in prestito e ovviamente Fernando Torres, su cui sono stati ridistribuiti gli ingaggi pesanti di altri partenti (da Robinho a Kakà). Il bilancio è ampiamente in attivo, almeno dal punto di vista finanziario. Anche le indicazioni dal debutto in campionato sono incoraggianti. Resta la nota stonata della cessione di Cristante, uno dei migliori prodotti della Primavera rossonera, andato al Benfica per 6 milioni. La sua partenza ha finanziato l’arrivo di Bonaventura, ma l’operazione resta poco comprensibile per il “progetto giovani” di Inzaghi.

DELUSIONE NAPOLI. LAZIO E FIORENTINA SPENDONO
La vera sconfitta dell’estate probabilmente è il Napoli. Le richieste di Benitez sono rimaste in ascoltate. De Laurentiis si è accontentato del gigante Koulibaly in difesa (per meno di 5 milioni dal Genk); a centrocampo De Guzman, buon giocatore nel giro della nazionale olandese a 6 milioni, e lo spagnolo David Lopez per 5; davanti la novità è Michu (in prestito oneroso). Il tutto finanziato dalla cessione di Fernandez (allo Swansea per 10 milioni, autentico colpo in uscita di Bigon), Dzemaili e Pandev (3 milioni in due dal Galatasaray di Prandelli). Nei piani della società il mercato doveva decollare dopo la qualificazione in Champions. Invece l’eliminazione contro l’Athletic ha rovinato tutto. Alla fine della giostra, con l’addio di Reina in porta (che non è stato sostituito) la squadra sembra addirittura indebolita. Dietro, invece, avanzano Lazio e Fiorentina. Claudio Lotito non ha badato a spese: il riscatto di Candreva (9 milioni), l’olandese De Vrij (uno dei migliori difensori de Mondiale, per 6,5 milioni), Parolo dal Parma (5,5 milioni) e Basta dell’Udinese (in prestito, riscatto a fine anno). Più di 20 milioni di euro per la miglior Lazio degli ultimi anni: a Pioli il compito di portarla in Europa. Il colpo dei Viola è stato riscattare e trattenere Cuadrado. La metà del colombiano è costata 15 milioni e da sola ha prosciugato l’intero budget di mercato: il terzino Basanta per 3,5 milioni ha completato la rosa. I Della Valle, comunque, hanno investito e sperano di continuare la crescita delle stagioni passate.

LE ALTRE
Il Parma si è preso un anno sabbatico: deluso probabilmente dall’esclusione a tavolino dall’Europa League, alla fine ha venduto Parolo, Amauri, Marchionni, Ceppitelli, e solo all’ultimo è saltata la cessione di Biabiany al Milan. Il Torino ha soprattutto incassato: più di venti milioni dalla coppia d’oro ImmobileCerci, in parte reinvestiti nel nuovo duo QuagliarellaAmauri e in varie operazioni di prospettiva. Il Verona pure si gode una plusvalenza importante per Iturbe (circa 10 milioni, al netto del riscatto versato al Porto) e l’anno prossimo incasserà dalla Juventus per Romulo: per consolarsi sono arrivati un giovane e un “vecchio” (Nico Lopez e Saviola) di enorme talento. La Sampdoria ha piazzato Mustafi al Valencia per 8 milioni, il Cagliari ha lasciato andare Astori e Pinilla: anche sognano l’Europa le squadre minori non possono sottrarsi all’obbligo di vendere i pezzi pregiati per sopravvivere. In controtendenza solo il Sassuolo, che ha fatto un mercato importante: tra Peluso, Vrsaiko, Consigli e i riscatti di Zaza e Floro Flores, il patron Squinzi ha speso quasi quindici milioni di euro. Mentre una delle operazioni più interessanti di tutta l’estate l’ha fatta il Genoa, che si è garantita in prestito Maxime Lestienne, grande talento del calcio belga: il riscatto è fissato a 20 milioni (fuori portata per il Grifone, attirerà le attenzioni delle “big”). Sarà il campo ad emettere il verdetto sui trasferimenti estivi. Ma per il calcio italiano il saldo rischia di restare negativo. I vari Vidic, Torres, Cole ed Evra renderanno (forse) più competitive le loro nuove squadre nell’immediato, ma non garantiranno un salto di qualità nel tempo. Sono pochi gli acquisti in prospettiva e gli investimenti intelligenti: a parte De Vrij e Morata (e forse Ucan e Lestienne), non sembrano essere arrivati altri giocatori in grado di diventare top player e riportare il calcio italiano ai fasti di un tempo. Mancano i soldi, ma anche il coraggio e la capacità di saperli spendere. E la crisi si prolunga, anno dopo anno.

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