Una giornata per votare tre modifiche e due giorni per iniziare la valutazione dei 7800 emendamenti al ddl per la modifica del Senato. A cui aggiungere le 920 richieste di voto segreto su alcuni emendamenti e sulle quali il presidente Pietro Grasso non ha posto veto. “Vogliamo continuare così?”, ha detto il capogruppo Pd Luigi Zanda a fine seduta con un attacco diretto alla seconda carica dello Stato. “Perché se sì, allora questo ci dice molto sul nostro futuro”. Matteo Renzi si innervosisce: “Quindi c’è anche Grasso nella partita..”, dice ai suoi. “I frenatori delle riforme sono preoccupati perché stiamo riuscendo davvero a farle. Uno spot migliore non ce lo potevano fare”. In serata interviene il presidente Giorgio Napolitano a colloquio con la seconda carica dello Stato: ha insistito sul grave danno che recherebbe al prestigio e alla credibilità dell’istituzione il prodursi di una paralisi decisionale su un processo di riforma essenziale. Gli ha risposto Grasso, “mettendo in luce le gravi difficoltà rappresentate da un ostruzionismo esasperato tradottosi in un numero abnorme di emendamenti“.

Comunque la si guardi, la storia della riforma del Senato sembra già un’odissea. Renzi vuole arrivare all’approvazione a Palazzo Madama anche a costo di saltare le vacanze. O a costo, nel peggiore degli scenari, di andare al voto a settembre. Da lunedì inizieranno sedute fiume per permettere di esprimersi sulle modifiche ogni giorno dalle 9 a mezzanotte. Ma l’ostruzionismo di Sel, Lega Nord e Movimento 5 stelle continua e Grasso rispetta i tempi di ogni fase della discussione. Riceve gli applausi dell’opposizione, dai 5 stelle a Sel fino a Calderoli. Mentre dall’altra parte c’è la freddezza della maggioranza che parla di “irresponsabilità”.”Se non ho avvertito male”, ha commentato Zanda, “il presidente Grasso aveva fatto cenno a poteri di coordinamento della Presidenza di cui non conosco bene l’estensione e quindi vorrei chiedere al Presidente se può informare me e l’aula in che cosa consistono o se dobbiamo procedere ancora con questo ritmo di lavori ancora per il tempo necessario”. Un piccolo spiraglio arriva da Nichi Vendola: “Se il governo cambia atteggiamento, valuteremo l’accorpamento degli emendamenti”. Ma non è scontato.

A far innervosire i democratici è stata la decisione della seconda carica dello Stato di accettare il voto segreto per gli emendamenti sulle minoranze linguistiche e sulle funzioni delle Camere. Chi continua a dirsi tranquillo è il presidente del Consiglio che parla dell’ostruzionismo come di una mossa di chi “vuole fare qualche scherzetto” per mettere il bastone tra le ruote all’azione del governo. Un’iniziativa che, però, non spaventa il premier più di tanto: “Andremo alla Camera e cambieremo il testo” ha detto il presidente del Consiglio da Bergamo. Ma il tema dello scrutinio segreto fa scoppiare un caso anche tra i 5 stelle. Prima l’ex capogruppo Maurizio Buccarella appoggia la richiesta per alcuni emendamenti, poi sul blog la sconfessione: “Il Movimento 5 stelle è da sempre per il voto palese“. In serata comincia il voto sugli emendamenti, ma in oltre due ore ne vengono votati solo due (entrambi sulle circoscrizioni estere ed entrambi bocciati). 

Vendola: “Se buona volontà del governo, Sel valuterà emendamenti” 
“Nel caso in cui ci fosse un cambio di atteggiamento da parte del governo, allora noi ovviamente ne trarremo le conseguenze”. Nichi Vendola, ricevuto nel pomeriggio al Quirinale dal presidente Giorgio Napolitano con una delegazione di Sel, risponde così a chi gli chiede se Sinistra ecologia e libertà potrebbe ritirare le migliaia di emendamenti presentati al ddl riforme. “Noi non stiamo sulle barricate per un’estetica dell’opposizione. Noi vogliamo discutere nel merito e mettere al riparo le riforme da qualunque rischio di bonapartismo e chiediamo a Renzi e a Boschi di abbattere il muro di ostruzionismo eretto contro ogni confronto”, argomenta Vendola. Quindi, “se ci fosse un cambio di atteggiamento, una dimostrazione di buona volontà da parte del ministro Boschi, ne trarrebbe un vantaggio l’Italia”. Su quali punti chiedete ‘buona volontà’? “Il numero di firme per i referendum e quello per le leggi di iniziativa popolare”.

Grasso: “Richiesta senza precedenti. Sì a ‘canguro'”. Caso nei 5 stelle
La decisione di Grasso è stata comunicata all’Aula dallo stesso presidente, che ha precisato come il voto segreto non sia stato ammesso per le parti del ddl riforme relative al procedimento legislativo. La seconda carica dello Stato ha poi sottolineato che a suo parere è “sempre ammissibile il ricorso allo scrutinio segreto laddove si faccia riferimento alla tutela delle minoranze linguistiche, con l’avvertenza che l’adozione dello scrutinio non sarà ostativa dell’applicazione della cosiddetta regola del ‘canguro’, vale a dire alla votazione delle parti comuni degli emendamenti con conseguente effetto preclusivo sugli emendamenti successivi in caso di reiezione”. Alla fine, il ‘verdetto’: “Viceversa per quanto riguarda le proposte emendative che richiamano a diverso titolo gli articoli 13 e seguenti della Costituzione sui rapporti etico-civili ed etico-sociali, come richiamati dall’articolo 113 comma 4 del Regolamento, la presidenza, sempre alla luce del dibattito svoltosi nella Giunta, ritiene di ammettere lo scrutinio segreto sui soli emendamenti riferiti alle funzioni delle Camere (articoli 1 e 18 del disegno di legge al nostro esame) e non al procedimento legislativo (articolo 10)”.

La maggioranza aveva chiesto che lo scrutinio segreto fosse limitato a pochissimi emendamenti. Così non è stato. Francesco Russo, del Pd, ha spiegato ai giornalisti la posizione assunta dal suo partito in Giunta: “Il regolamento del Senato prevede il voto segreto solo su una serie di articoli della prima parte della Costituzione riguardanti i diritti fondamentali. La stragrande maggioranza degli emendamenti fanno riferimento strumentalmente a quegli articoli, ma trattano altri temi, come l’elezione diretta dei senatori, o il taglio del numero dei deputati. Per noi lo scrutinio segreto si può concedere solo quando questi diritti sono il tema prevalente dell’emendamento”. Analoga la posizione di Donato Bruno e Maria Grazia Bernini di Forza Italia, di Salvatore Torrisi di Ncd e Linda Lanzillotta di Sc. Nitto Palma e Karl Zelelr hanno insistito che lo scrutinio segreto si tenga per quegli emendamenti in cui il tema dei diritti costituzionali sia prevalente. Loredana De Petris, che ha fatto richiesta dei voti segreti, ha ricevuto l’appoggio di M5s. Una decisione che ha fatto scoppiare un caso: i “pentastellati”, ha spiegato Maurizio Buccarella, non hanno chiesto alcun voto segreto ma sono d’accordo che esso sia effettuato. Poco dopo sul blog arriva la sconfessione: “L’M5S è per il voto palese”.

Zanda: “Da Pd no a voto segreto. Serve a cercare franchi tiratori”
“In via ‘naturale’ un Parlamento democratico vota, e deve votare, con voto palese. Tutti i parlamentari debbono dichiarare pubblicamente la loro opinione e il loro voto sulle leggi e sugli altri provvedimenti”. Parola del capogruppo del Pd al Senato, Luigi Zanda. “Il regolamento del Senato codifica rigidamente rarissimi casi in cui è ammissibile il voto segreto. Bisogna quindi guardarsi bene da interpretazioni forzate, artificiose e strumentali del Regolamento finalizzate solo a cercare franchi tiratori, sperando che, nel segreto dell’urna, si affondino le riforme di cui il Paese ha bisogno” ha aggiunto l’esponente democratico, secondo cui “questa mattina nella riunione della Giunta del Regolamento del Senato, la maggioranza dei componenti ha espresso l’opinione che rispetto agli emendamenti alla riforma della Costituzione il voto segreto non possa essere ammesso”. 

Sacconi: “Grasso valuti la strumentalità della richiesta di voto segreto”
“Mi ha stupito la sua decisione, non lo nascondo. Mi auguro che lei vorrà valutare la strumentalità prima di esaminare le richieste di voto segreto”.  Così il capogruppo di Ncd, Maurizio Sacconi si è rivolto al presidente del Senato Pietro Grasso intervenendo nell’aula di palazzo Madama. Sulla stessa linea d’onda le colleghe di partito Bianconi e Chiavaroli: “Esprimiamo tutto il nostro stupore per la discutibilissima decisione del presidente del Senato, nonostante il parere prevalentemente contrario della Giunta del regolamento, di accogliere la richiesta di voto segreto per molti emendamenti, spesso confezionati ad arte per confondere con le materie sensibili altre di ben maggiore rilevanza. In questo modo i proponenti confidano, infatti, di trovare nel voto segreto quella maggioranza che, altrimenti, non si esprimerebbe, così da far saltare la riforma senza che se ne possano individuare tutti i colpevoli”.

Senatrici Pd: “Così in Aula non c’è confronto, ma cieco ostruzionismo”
“Ieri alla conferenza dei capigruppo si è scelto di non contingentare i tempi e andare a oltranza per non strozzare il dibattito su un tema così importante come la riforma del Senato. Ma un’ora e mezzo per votare un solo emendamento, peraltro non di primaria importanza, non ci sembra che abbia nulla a che fare con la voglia di avviare un confronto di merito sul testo“. Lo scrivono in una nota le senatrici del Pd Pina Maturani, Rita Ghedini, Valeria Cardinali, Camilla Fabbri e Pamela Orrù. “Siamo davanti -aggiungono- a un vero e proprio tentativo di rallentare il percorso delle riforme. Ottomila emendamenti si chiamano in un solo modo: cieco ostruzionismo. E’ un atteggiamento irresponsabile che ci mette in seria difficoltà con chi aspetta questa riforma da vent’anni”.  

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