“Nel mondo il ciclismo su pista è il Vigorelli. A 10 anni dalla chiusura fuori c’è ancora la fila di turisti stranieri”. C’è una cattedrale in via Arona, zona Fiera a Milano. Per anni Filippo Cauz e gli altri del Comitato Velodromo Vigorelli l’hanno protetta come quei vecchi custodi che non si arrendono ai calendari. Era un patrimonio da salvare e ora alzano i calici. Il Comune di Milano ha annunciato la riapertura del tempio del ciclismo su pista. “Faremo un restauro conservativo”,­ spiega Chiara Bisconti, assessora allo sport milanese­. La struttura originale sarà mantenuta con la sistemazione della pista di legno, dello spazio sotto le tribune e della copertura. I lavori garantiranno la vocazione ciclistica, ma le due ruote conviveranno con altre discipline”.

I soldi ci sono già, sono oneri di urbanizzazione per la costruzione della vicina City Life. Tempi precisi ancora no: in questi anni il Vigorelli ha scontato soprattutto la diversità di vedute tra i soggetti coinvolti. Un po’ di storia. Fu realizzato nel 1935 sulle ceneri del velodromo Sempione e tre giorni dopo l’inaugurazione Giuseppe Olmo aveva già stabilito il nuovo record dell’ora. L’impianto fu intitolato al vecchio assessore milanese allo sport Giuseppe Vigorelli, a cui dal 2000 sarà affiancato il nome del campione Antonio Maspes. Fu sede di arrivo del Giro d’Italia e ospitò quattro campionati mondiali di ciclismo. La sua mitologia, però, è dovuta soprattutto ai primati mondiali di velocità che si sono ripetuti nell’anello. Nel 1942 Fausto Coppi copriva 45 chilometri e 798 metri in un’ora. Poi è toccato a Anquetil, Riviere e Francesco Moser.

Il 24 giugno del 1965 il Vigorelli cambiò look per la prima italiana dei Beatles. Suonarono due volte: una nel pomeriggio e una alla sera. Si esibirono anche i Clash e i Led Zeppelin, ma di quella data si ricordano soprattutto gli scontri tra la polizia e il pubblico che cercava di entrare senza biglietto. L’ultima corsa avvenne in una data simbolica: l’11 settembre nel 2001. Erano in calendario i campionati italiani, ma le notizie da New York portarono all’interruzione della competizione. Da quel momento le bici smisero di girare e le listarelle di pino svedese andarono in rovina. A tenere in vita l’impianto sono stati i giocatori di football americano e i fedeli musulmani che qui hanno celebrato alcune preghiere. Lo scorso aprile l’amministrazione Pisapia annunciava la riapertura del Vigorelli entro il 2016. Il restyling, si disse, sarà importante. Un concorso aveva decretato che il velodromo si sarebbe trasformato in un palazzetto multifunzionale con una pista rimovibile per le bici e la possibilità di disputare partite di football, rugby e basket oltre a uno skatepark.

Si perdono storia e tradizioni, si perde la vocazione di questo posto dissero i ciclisti milanesi che si riunirono in un comitato. Il gruppo iniziò a mobilitarsi per il restauro. In autunno trovarono la sponda decisiva nel consiglio superiore per i Beni culturali che mise un vincolo alla pista storica. Il Vigorelli è un monumento. “Continuo a difendere il progetto originale”,­ dice Bisconti ­. L’idea della multidisciplinarietà si basava su un ragionamento sulla sostenibilità e le prospettive future della struttura. Per sopravvivere servono fonti di reddito. Ora passiamo al piano B e io ci credo altrettanto. Sarà una scommessa: più conservativa, ma auspico vincente”. “Sia chiaro: in questa storia non c’è mai stata nessuna speculazione edilizia mascherata”, prosegue l’assessora, ma solo la ferma volontà di riportare lo sport in via Arona. Sono tanti gli impianti milanesi inutilizzati e si fa una fatica mostruosa per riaprirli. Ora sediamo attorno a un tavolo e cerchiamo di capire il modo migliore per fare vivere il Vigorelli e non trovarci nella stessa situazione tra dieci anni”.

I soldi ci sono, anzi il nuovo progetto costerà molto meno dei 18 milioni previsti in un primo momento. I soldi avanzati, dicono da Palazzo Marino, rappresenteranno un tesoretto per il quartiere. Intanto sono già stati realizzati i primi lavori sul prato, che continuerà a ospitare le partite di football americano e, probabilmente, si aprirà all’hockey su prato. “Accogliamo con soddisfazione l’annuncio del Comune”, dice Daniele D’Aquila del Comitato Velodromo Vigorelli ­. Non siamo contro la modernizzazione, vogliamo solo garanzie per la bicicletta. La convivenza con gli altri sport funziona, ma bisogna tutelare l’anima di un posto. Alla Scala si è esibito Gershwin, però rimane il teatro lirico più importante al mondo. Porteremo la nostra esperienza e gli esempi che vengono dagli altri paesi”. Daniele guarda a Londra, dove gli appassionati si sono battuti contro lo smantellamento di Herne Hill.

Ora è uno dei più importanti velodromi popolari e una risorsa per la città. A Milano è la seconda battaglia vinta dai comitati cittadini nel giro di poche settimane: prima erano stati gli abitanti del Gallaratese a bloccare la costruzione della Via d’acqua di Expo 2015, ora il caso del velodromo. Con un plauso all’amministrazione comunale che ha imparato come si inserisce la retromarcia. “Speriamo davvero che il 2014 sia l’anno del Vigorelli e che si possa porre fine a una storia lunga e travagliata”,­ conclude Filippo Cauz­. La risposta finora è stata buona. Tanta gente si è avvicinata al velodromo negli ultimi anni: “Milano ha voglia di bici”. Ora tocca ai ciclisti dimostrare di meritarsi lo sfarzo di questa cattedrale.

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