Prima colpì la sua fidanzata di 16 anni con numerose coltellate, poi, per finirla, diede fuoco al corpo mentre – come raccontò lui stesso al magistrato – la ragazza era ancora viva. Per l’omicidio di Fabiana Luzzi, i giudici del Tribunale dei minori di Catanzaro hanno condannato a 22 anni di reclusione Davide Morrone, oggi 18enne. La sentenza è stata emessa dopo oltre tre ore di camere di consiglio.

“Come genitore avrei voluto che l’assassino di mia figlia fosse condannato all’ergastolo – ha detto Mario Luzzi, padre di Fabiana – La procura ha svolto un lavoro encomiabile – ha aggiunto – ed è stato applicato il massimo della pena. E’ ovvio che noi come genitori non ci daremo mai pace perché nostra figlia è morta, mentre il suo assassino è vivo.

Il 24 maggio di un anno fa, Fabiana Luzzi sparì nel nulla dopo essere uscita dall’istituto per ragionieri che frequentava a Corigliano Calabro, grosso centro lungo la fascia ionica cosentina. Subito i sospetti dei carabinieri si concentrarono su quel ragazzo di 17 anni trovato in ospedale con ustioni al volto e alle mani, che poco priva era passato a prendere da scuola la fidanzatina. All’inizio il diciassettenne, incensurato, cercò di sviare i sospetti. Ma dopo due giorni, incalzato dai militari e dal magistrato, crollò, e ricostruì i fotogrammi agghiaccianti di quel delitto scatenato da un banale litigio. Il corpo della ragazzina venne ritrovato in una stradina isolata e completamente al buio, in una zona scarsamente abitata.

Oggi il diciottenne, che ha preferito non partecipare all’udienza conclusiva del processo, ha atteso la sentenza in una comunità di recupero della Liguria, dove si trova da alcune settimane. “Non lo lascio solo. Non lo lascio in carcere”. Queste le parole della mamma di Davide. Che, lasciando il Tribunale dei minori, sensibilmente provata, ha aggiunto “è un ragazzo che sta male e che non lascerò da solo”. “E’ una sentenza molto punitiva che non ha tenuto conto di nessuno dei temi che abbiamo introdotto durante il processo, Davide è totalmente incapace di intendere e di volere”. Ha commentato l’avvocato Antonio Pucci, uno dei difensori del ragazzo. “L’unica attenuante riconosciuta – ha aggiunto – è stata quella della giovane età. Ora attendiamo le motivazioni della sentenza e poi faremo ricorso in appello”.

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