Il decreto Imu-Bankitalia ce la fa a 4 ore dal patibolo, cioè dalla scadenza – a mezzanotte del 29 gennaio – del testo approvato dal consiglio dei ministri due mesi fa. Ce la fa solo grazie alla “ghigliottina” decisa dalla presidente della Camera Laura Boldrini dopo che quasi 170 deputati dei gruppi di opposizione (in gran parte del Movimento Cinque Stelle) si erano iscritti a parlare per fare ostruzionismo a un provvedimento contestatissimo soprattutto nella parte che riguarda la banca centrale (il decreto del governo è considerato un regalo alle banche da 4 miliardi). Un’approvazione (236 sì, 29 no) avvenuta nel caos completo proprio per la protesta contro la scelta compiuta dalla presidente di Montecitorio. Non appena ha aperto la votazione, è scoppiata la protesta. I deputati dei Cinque Stelle hanno iniziato a urlare, ma la Boldrini non ha fatto caso. A quel punto, i deputati grillini sono corsi verso i banchi del governo. I commessi hanno provato a fermarli, ma senza riuscirci. E’ arrivato anche Fabio Rampelli di Fdi, sventolando una bandiera tricolore che i commessi non sono mai riusciti a togliergli dalle mani. Dai banchi del Pd si è sentito urlare “Fascisti, fascisti“. Tumulti proseguiti anche e soprattutto durante la votazione: i deputati del M5s si sono gettati sul banco del governo occupandoli e hanno cominciato a fischiare con fischietti. Alcuni erano imbavagliati. E’ scoppiata una rissa. I Cinque Stelle denunciano un’aggressione nei confronti di una loro deputata Loredana Lupo: “Il questore l’ha colpita facendole perdere una lente. Non è la prima volta che accade. E anche lui l’ha ammesso” dice Angelo Tofalo. L’accusato, Stefano Dambruoso, si difende: “Ho fatto solo da scudo alla presidente”. Bagarre che avrà strascichi anche nella prosecuzione degli altri lavori parlamentari: il M5S si è presentato in massa nella sala del Mappamondo dove sta per iniziare l’esame della legge elettorale e chiedono di partecipare tutti ai lavori. 

M5s: “Blocchiamo i lavori delle commissioni”
Ma anche gli altri gruppi di opposizione si sono aggiunti alla baraonda. Mentre ancora si stava votando i deputati di Fratelli d’Italia hanno buttato monete di cioccolata e anche un fascicolo degli emendamenti che, però, non ha colpito nessuno. I deputati di Sel dopo il voto finale hanno cantato a squarciagola “Bella Ciao“, ma evidentemente per protesta contro i grillini. Questi ultimi infatti hanno risposto cantando l’Inno di Mameli e hanno deciso di occupare l’Aula di Montecitorio. Malgrado la seduta sia stata tolta dalla presidente Boldrini immediatamente dopo aver proclamato il risultato del voto, i parlamentari M5S non sono usciti dall’Aula e hanno cominciato una “diretta pirata” dalla quale hanno annunciato tra l’altro di voler bloccare i lavori delle commissioni Giustizia e Affari costituzionali (che sta discutendo di legge elettorale). “Da domani è escluso che torneremo in Aula a discutere pacificamente – afferma Brescia – Immaginate quale sarà la qualità dei lavori dell’Aula quando discuteremo della legge elettorale”. Pieno di rabbia il messaggio su facebook del collega Manlio Di Stefano: “Il presidente Laura Boldrini da oggi rappresenta quanto di più infimo le istituzioni italiane rappresentino. Una serva del potere. Questo è davvero il punto di non ritorno, lei, voi, forse non vi rendete conto che d’ora in poi è guerra vera. Non vi daremo più pace o tregua, non esisteranno ragionamenti da fare insieme, con la mafia noi non parliamo”. 

Commissione Giustizia sospesa, commissione Affari costituzionali bloccata
Gli effetti della protesta si registrano già nelle commissioni. I parlamentari del M5S sono entrati nell’aula della commissione Affari costituzionali di fatto occupandola e bloccando i lavori sulla riforma della legge elettorale. Poco prima, stessa iniziativa nella commissione Giustizia che doveva riunirsi in seduta notturna ma è stata sospesa per motivi di sicurezza, considerato il numero eccessivo di persone presenti. Dalla sala del Mappamondo, dove i parlamentari grillini sono presenti in gran numero, si sentono applausi, grida e qualcuno intona “Bella Ciao”. I deputati 5 Stelle non hanno intenzione di sospendere le loro azioni di protesta per quanto avvenuto in aula. Anzi, hanno preso anche possesso del banco della presidenza, impedendo quindi il normale svolgimento dei lavori dell’organo dei lavori presieduto da Francesco Paolo Sisto (Forza Italia). Alla fine i Cinque Stelle lasciano la sala tra le urla.

“Ghigliottina”, Violante, Casini e Fini la minacciarono. Boldrini l’ha applicata
Con il termine “ghigliottina” s’intende la scadenza oltre la quale il presidente dell’Assemblea mette comunque ai voti l’oggetto della discussione. A prescindere da dove si sia arrivati con l’esame. La presidente Boldrini ha spiegato in Aula che “non essendo stato accolto il suo invito a ritirare le iscrizioni a parlare (erano 164) non è possibile arrivare ala conversione del decreto. Per questo mi vedo costretta a procedere direttamente alla votazione. Tutte le fasi del procedimento si sono svolte, e tutti i gruppi hanno potuto esprimersi”. A quel punto ha aperto la votazione, e si è scatenato il putiferio. E’ la prima volta che accade nella storia della Repubblica che viene applicata una misura che non esiste nei regolamenti parlamentari, e che finora era stata solo “minacciata”, tre volte: nella 13esima legislatura da Luciano Violante nella seduta dell’11 maggio 2000; nella 14esima da Pier Ferdinando Casini, nella seduta del 23 luglio 2003; nella 16esima da Gianfranco Fini nella seduta del 30 settembre 2009.

La “ghigliottina”, la regola che non esiste
Nel Parlamento italiano non c’è una norma che preveda espressamente la “ghigliottina” o attribuisca alle presidenze delle Camere i poteri per farla scattare. E’ previsto, invece, il contingentamento dei tempi d’esame di un provvedimento. Il che significa che esauriti i tempi prefissati si passa direttamente ai voti rimanenti senza più discussione. Ma mentre al Senato la regola del contingentamento è generalizzata e quindi, sostanzialmente, include la possibilità di “ghigliottinare” il dibattito, alla Camera, la vicenda è più complessa. Con le riforme del Regolamento del 1997 venne introdotto il contingentamento come regola generale, ma non sui disegni di legge di conversione dei decreti-legge. Fu durante la presidenza Violante che si pose il tema se – sui decreti-legge – potesse configurarsi o meno il tema della “ghigliottina” distinto dal “contingentamento”. Ci si domandò, insomma, se, all’approssimarsi della scadenza dei 60 giorni (entro cui da Costituzione il decreto dovrebbe essere convertito) la Presidenza, a prescindere dal previo contingentamento della discussione, potesse mettere ai voti il disegno di legge di conversione. E la risposta che venne data, sia durante la presidenza Violante, sia durante quella di Casini, fu affermativa. Ma nessuno applicò mai la regola. Ci ha pensato la Boldrini.

Franceschini: “Decisione obbligata, limiti costantemente superati dalle opposizioni”
Ma il ministro per i Rapporti con il Parlamento Dario Franceschinidefinisce la decisione “obbligata” perché – dice riferendosi alle opposizioni – “ci sono limiti che vengono costantemente superati”. In particolare, aggiunge, senza la conversione in legge del decreto i cittadini sarebbero stati costretti a pagare la seconda rata 2013 e si sarebbero create gravi problematiche fiscali anche a livello locale. Quanto a Bakitalia “la decadenza del decreto avrebbe posto nel nulla la riforma del proprio statuto già posta in essere dalla Banca d’Italia e recepita in un decreto del presidente della Repubblica – aggiunge il ministro – Le conseguenze si sarebbero estese all’aumento di capitale e alle disposizioni che disciplinano l’approvazione del bilancio della stessa Banca d’Italia. La Banca non avrebbe avuto più certezze in merito alla disciplina normativa del proprio bilancio e sarebbe risultata inadempiente rispetto agli obblighi di comunicazione ai quali è tenuta nell’ambito del Sistema Europeo delle Banche Centrali”. 

Pd: “Atteggiamenti squadristi del M5s”
Il Pd parla a più riprese di squadrismo. “I parlamentari di Grillo hanno superato i limiti, dopo l’episodio di ieri ancora una volta abbiamo dovuto assistere ad atteggiamenti squadristi che offendo le nostre Istituzioni” dice Davide Zoggia. “Abbiamo assistito a un attacco alle istituzioni vergognoso e senza precedenti da parte dei deputati del M5S” aggiunge Paola De Micheli. “La reazione violenta verbalmente e fisicamente che il Movimento 5 stelle ha manifestato questa sera in aula dopo due giorni di ostruzionismo è un fatto di gravità inaudita” commenta Sandra Zampa, vicepresidente del partito. “Quello a cui abbiamo assistito è stato un vero e proprio assalto di stampo fascista contro la presidenza della Camera” rincara Matteo Orfini.

Brunetta: “Grave Boldrini, M5s inqualificabile”. La Lega: “Decreto passato grazie a Fi”
Le opposizioni protestano in blocco. “E’ un provvedimento indecente voluto dalla maggioranza – dice Matteo Bragantini, vicecapogruppo della Lega Nord – che si è rifiutata di procedere con una seduta notturna come richiesto dall’opposizione. È una forzatura del regolamento, mai fatta prima nella storia della Repubblica. E altrettanto vergognosi sono i tempi ristretti in cui è stata chiamata la votazione”. Il capogruppo di Forza Italia Renato Brunetta ha parole severe sia per la presidente della Camera (“grave la sua decisione”) sia per i Cinque Stelle: “Inqualificabili”. In realtà, come spiega il responsabile Comunicazione del Carroccio Davide Caparini, “il decreto Imu-Bankitalia è stato convertito grazie a Forza Italia che ha mantenuto il numero legale: con 60 missioni i presenti erano 325. I 19 voti, seppur contrari, di Forza Italia sono stati decisivi per convertire il decreto”. 

Sel: “Il governo ha gravi responsabilità, ma solidarietà alla Boldrini”
Ma tra le opposizioni ci sono posizioni differenti. Sinistra Ecologia e Libertà, per esempio, sottolinea le “gravi responsabilità del governo nell’imporre un calendario ingestibile” e per “un decreto che contiene al suo interno la controriforma della Banca d’Italia e che mette in discussione il principio per il quale è stata fondata, cioè la sua autonomia anche dai soggetti privati”. Per contro, prosegue il capogruppo Gennaro Migliore, “consideriamo altrettanto censurabile il comportamento di occupazione dei banchi del Parlamento, con lo sventolio di bandiere e con minacce, operato dal M5s e da Fratelli d’Italia. Pur essendo fermamente convinti delle nostre ragioni d’opposizione vogliamo esprimere piena solidarietà, per la violenza perpetrata ai danni del Parlamento, a chi lo rappresenta nel suo scranno più alto, cioè la presidente Laura Boldrini”.

La corsa contro il tempo e la protesta dei Cinque Stelle
Per il decreto Imu-Bankitalia è stata una corsa contro il tempo. Il decreto – contestatissimo nella parte che riguarda la banca centrale – era in scadenza a mezzanotte del 29 gennaio, quindi poche ore dopo l’ok arrivato alla Camera. Se il decreto non fosse stato approvato sarebbe tornata “in vita” la seconda rata sulla prima casa. L’ostruzionismo del Movimento Cinque Stelle tuttavia era diretto alla rivalutazione delle quote della Banca D’Italia, prevista dallo stesso provvedimento. Erano 173 i deputati iscritti a parlare in dichiarazione di voto finale, per la maggior parte del Movimento Cinque Stelle. Ognuno avrebbe avuto a disposizione dieci minuti per intervenire. Se lo avessero fatto, le dichiarazioni di voto sarebbero durate 1.730 minuti (quasi 29 ore) scavallando dunque la mezzanotte quando il decreto sarebbe scaduto. A quel punto è stata convocata la conferenza dei capigruppo. Essendo intervenuti (compiutamente o consegnando il testo agli stenografi) i rappresentanti di tutti i gruppi parlamentari, la presidenza della Camera ha potuto porre la “ghigliottina”. Gianroberto Casaleggio, in visita a Montecitorio, aveva partecipato alla protesta dei deputati Cinque Stelle: “La tagliola non esiste: sarebbe una decisione extraprocedurale”. 

L’ipotesi dello scorporo tra Imu e Bankitalia
Il decreto del governo, che tra le altre cose contiene la norma sull’abolizione della seconda rata della tassa sulla casa, è al centro di uno scontro parlamentare durissimo da settimane perché prevede la discussa rivalutazione delle quote della Banca d’Italia, che farebbe guadagnare alle banche italiane fino a 4 miliardi. Il Partito democratico si era schierato contro l’atteggiamento del M5s. “Ci chiediamo, a questo punto, a cosa sia servita la sospensione di un’ora dei lavori d’aula che avevamo concesso con un atto di fiducia”, afferma il vicepresidente del gruppo del Pd alla Camera, Andrea Martella. “Ci aspettavamo una riflessione responsabile da parte dei deputati del M5s che, invece, si sono ripresentati in aula con proposte assurde e impraticabili”. Per dire il vero, tuttavia, durante il dibattito di oggi tutte le opposizioni (prima i Cinque Stelle, seguiti da Sel, Lega Nord, Fratelli d’Italia, ma anche Forza Italia) avevano chiesto che il governo scorporasse la parte dell’Imu (per evitare il pagamento della seconda rata) da quella – contestata – su Bankitalia. La presidente Boldrini ha chiesto all’esecutivo di prendere una decisione, ma il governo ha risposto che tecnicamente non era possibile stralciare le due questioni (anche questa scelta contestata dai Cinque Stelle). Da qui la prosecuzione della protesta dei grillini. E infine la decisione della Boldrini e il voto nel caos.

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