Aggiornamento, ore 18,00: La Chevron ha annunciato la sospensione dei lavori a causa delle proteste.

A suo modo, questa è una bellissima storia di attivismo e di resistenza che arriva dalla Romania. Nell’Ottobre 2013 la multinazionale americana Chevron aveva iniziato i suoi lavori di fracking nel nord est del paese. C’erano state proteste e scontri con la polizia, dopo che alcuni contadini si erano accampati nei siti da trivellare in segno di protesta, dopo che erano arrivati manifestanti fin da Bucarest in solidarietà. Sulla blogosfera degli attivisti anti trivelle erano esplosi siti di supporto e di denuncia in tutto il mondo.

Siamo a Pungesti – la Chevron vuole trivellarla, la gente vuole coltivare la terra. I residenti sono riusciti a tenere duro per un paio di mesi, ma lunedì 2 dicembre la polizia è intervenuta di nuovo, con la violenza, bloccando la strada verso la città principale, Vaslui, e arrestando circa 40 persone. Alcune di loro sono state malmenate.

Alcune foto e video potete vederle qui.

“The police arrived, they beat us and dragged us away. They forced us out of the camp we had set up and blocked the road, not even school buses are allowed to pass” dice Elena Privac

“La polizia è arrivata, ci hanno picchiato e ci hanno trascinato via. Ci hanno forzato a lasciare il campo che avevamo messo e su ed hanno bloccato la strada. Neanche gli scuolabus sono autorizzati a passare.”

“Military Police have blocked all access roads to the city . Twenty people were beaten up now . There patrols constantly, everywhere, who intimidate and threaten the population. They force small shops to close, and intimidate anyone who tries to help. The children can not go to school , the sick can not go to the doctor . Access Press is strictly prohibited ! Some residents said they had been beaten while they were collecting firewood in their own forest. It’s like living under occupation in wartime ! Please help us, and share this information!” dichiara Domintean Zina

“La polizia militare ha bloccato tutte le strade di accesso alla città. Venti persone sono state malmenate adesso. Ci sono pattuglie constantemente, dappertutto che intimidiscono e minacciano la popolazione. Stanno forzando i piccoli negozi a chiudere e intimidiscono chiunque voglia aiutare. I bimbi non possono andare a scuola, i malati non possono andare dal medico. L’accesso della stampa è severamente proibito. Alcuni residenti riportano di essere stati malmenati mentre raccoglievano legna nella foresta. E’ come vivere sotto occupazione in periodi di guerra! Aiutateci e diffondete queste informazioni per favore”

Ai giornalisti non è stato permesso l’accesso. C’erano circa 1000 agenti di polizia. Alcuni residenti riportano i poliziotti sono andati nelle scuole a dire ai bimbi che se non dicevano ai propri genitori di essere favorevoli al progetto Chevron, avrebbero avuto voti bassi. La cosa interessante è che il campo dove erano accampati era di proprietà privata. Della Chevron uno direbbe? No, di privati cittadini.

Il primo ministro Victor Ponta dice è tutto legale. Agli arrestati sono poi state date multe che variavano dai 50 ai 370 euro – l’equivalente di un mese di stipendio per il rumeno medio. E come in Ottobre molte persone sono scese in piazza a Bucarest e hanno lanciato una petizione “Stop Chevron and police abuse in Pungesti” da mandare all’Unione Europea. In un giorno hanno raccolto quasi 19,000 firme.

La petizione dice: “This abusive intervention is without precedent in a democratic Romania and it follows two months of continuous harassment and intimidation of the local community. It is an irresponsible, dangerous attack on human and civil rights, as recognized worldwide.”

Si può firmare qui. E la Chevron? La Chevron dice che la loro priorità è di “conduct these activities in a safe and environmentally responsible manner”.

Evidentemente, non sanno che è impossibile. Che peccato, perché invece i contadini rumeni lo sanno benissimo.

Sulla stampa italiana, tutto tace.

Community - Condividi gli articoli ed ottieni crediti
Articolo Precedente

Terra dei fuochi, il geologo: “Mappare le zone contaminate? Basterebbe un mese”

next
Articolo Successivo

Taranto e la battaglia delle ecosentinelle

next